L'Italia è in guerra, e potrebbe esserlo ancora di più. E' di Sabato 9 la richiesta da parte del segretario alla Difesa statunitense Robert Gates di cambiare le regole di ingaggio delle truppe in Afghanistan per poterle impiegare efficacemente in zone dove "si combatte ancora duramente". Ormai solo la moribonda coalizione di centrosinistra si beava della definizione di Missione di Pace per riferirsi a una situazione di aperta belligeranza. In Librano il contingente italiano è al comando della missione Unifil 2, impegnata nell'ambiguo sostegno di un governo che per primo dopo oltre quindici anni si pone al di fuori degli accordi di spartizione del potere su base confessionale che garantivano l'equilibrio del paese dopo la guerra civile conclusasi nel 1990.
Il fu governo dell'Unione si è dimostrato ciecamente atlantista, come hanno dimostrato la fermezza sulla costruzione di una seconda base USA a Vicenza, l'allestimento dell'impianto per l'assemblaggio degli F 35 a Novara e l'adesione dell'Italia allo Scudo missilistico statunitense.
Tutte le missioni militari sono state rifinanziate da un decreto emanato dal dimissionario governo Prodi che ora attente l'approvazione parlamentare.
Il movimento NoWar tiene alta la guardia e, nell'approssimarsi del quinto anniversario dei primi bombardamenti su Bagdad (19 marzo 2003) che rappresentarono la scintilla di un'opposizione internazionale su larga scala alla guerra globale permanente, progetta nuove date di mobilitazione.
La scelta filo-governista di diversi ambiti che si mobilitarono allora, drammaticamente palesatasi con la marcia di Perugia del 2006 in appoggio alla missione in Libano (aperta dallo striscione "Forza Onu") ha di fatto ridotto i ranghi negli ultimi anni, ma non sono mancati momenti di forte partecipazione, in primis quelli relativi al movimeno No Dal Molin [leggi la nostra feature].
Il Patto Permanente contro la guerra, oggi composto da Action, Conf. Cobas, Disarmiamoli, Global Meeting Network, Mondo senza guerra, PCL, RdB, Red Link, Rete dei comunisti, Semprecontrolaguerra e Sinistra Critica, riunitosi a Roma il 27 Gennaio, annuncia le scadenze di lotta prossime venture:
- Il 1 marzo chiamata nazionale per una "manifestazione popolare porti in piazza la richiesta del ritiro immediato delle truppe italiane da tutte le aree di guerra e affinché le crescenti spese destinate al settore militare vengano utilizzate per le assai più urgenti esigenze sociali"
- Il 29 marzo manifestazione nazionale per la Palestina, già progettata dalla rete di associazioni che dà vita alla campagna "2008 anno della Palestina"
Si sottolinea inoltre l'esigenza di un incontro nazionale dei comitati contro le basi e gli accordi militari, la necessità di tendere a connettere le lotte antimilitariste alle lotte sociali, dei precari e degli immigrati (si propone ad esempio di riconvertire ad uso abitativo le caserme), l'importanza di costruire reti territoriali e momenti di lotta anche su dimensioni locali.