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Lo “struscio” dello shopping del sabato pomeriggio bolognese ha dovuto convivere per più di due ore con un clima da manifestazione mediorientale, in cui migliaia di uomini donne e bambini palestinesi e dei paesi del Maghreb hanno riversato la loro rabbia contro le stragi di Gaza per mano dell’esercito israeliano. Un corteo organizzato dalla comunità araba e palestinese della nostra città che ha portato nel cuore di Bologna una massa di persone che solitamente vivono e lavorano seminascoste nelle periferie dei nostri territori.
Sui mille e cinquecento manifestanti che alle 15 si sono ritrovati per un presidio in Piazza Nettuno gli italiani non erano di più di trecento. Sin dall’inizio sono partiti slogan in arabo, intervallati dalla parola d’ordine della manifestazione “Palestina libera… Gaza vincerà”, ripetuta quasi ossessivimente. Tante le kefiah e le bandiere palestinesi (di diverse misure, a seconda che a portarle fossero adulti o minori)… Moltissime anche le donne, compatte nella parte centrale del corteo, che hanno gridato tantissime volte: “lasciate stare i bambini”.
Alle 15 e trenta, con una puntualità non consona alle nostre manifestazioni, una massa urlante, con le braccia che si alzavano e si abbassavano ritmicamente, ha debordato il “recinto” della piazza e si è riversata in via Rizzoli per dirigersi verso la Prefettura. In coda le compagne e i compagni italiani (un po’ spaesati?), con delegazioni dei centri sociali bolognesi (c’era uno striscione del TPO) delle RdB, degli anarchici, di Rifondazione comunista e delle Donne in nero che reggevano il loro drappo storico “mettiamo la guerra fuori dalla storia”.
In via Ugo Bassi, i manifestanti hanno acceso alcuni fumogeni e hanno continuato a urlare contro le bombe e il terrorismo di stato israeliano. Poi il corteo si è diretto davanti al “palazzo del Governo” e qui, per più di cinque minuti, “libertà.. libertà… libertà” e “Allah Akbar” (slogan che del resto ha percorso a più riprese varie fasi della manifestazione).
Ripreso il cammino, i manifestanti hanno imboccato via IV Novembre e hanno terminato la sfilata in Piazza Maggiore. A questo punto, è calato un silenzio impressionante e, sul “crescentone”, con a fianco la basilica di san Petronio, le parole cantate dell’Iman hanno guidato la “preghiera del tramonto” che ha coinvolto migliaia di persone (gli uomini davanti e le donne, a poche decine di metri, dietro)… Un’immagine che ha costretto tanti bolognesi a fermarsi e a guardare stupiti una scena che forse non si sarebbero mai immaginati di vedere nel centro della loro città… Siamo sicuri che domani sarà questo rito degli “infedeli” a riempire le pagine dei giornali e forse non verrà colta fino in fondo la rabbia per il diritto all’esistenza che le masse arabe che vivono nei nostri territori oggi hanno portato alla luce.
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