> Berlin, vista il primo maggio da un nostro collaboratore in Germania
LA MAYDAY DI MILANO [altri articoli e foto: 1 - 2 - 3 - 4]
Si e' conclusa trasformandosi in una grande festa la manifestazione del May Day Parade 2008: il corteo - al quale secondo gli organizzatori hanno preso circa 100 mila persone e 35 carri allegorici – è stato aperto da un gruppo di ciclisti e da uno spezzone di migranti. Durante la manifestazione sono stati lanciati in aria 1.300 palloncini neri, gonfiati con elio, a simboleggiare le vittime di incidenti sul lavoro ogni anno nel nostro Paese.
Tra i temi al centro della manifestazione, oltre la precarietà, la sicurezza sul lavoro, l'adeguamento dei salari al costo della vita e la protesta contro i Centri di permanenza temporanea. Uno dei sette carri che scandivano il percorso del corteo portava le insegne "No Expo", come protesta contro l'esposizione universale che Milano ospiterà nel 2015.
Walter Montagnoli, uno dei coordinatori nazionali della Cub, una delle sigle del sindacalismo di base che ha partecipato lla May Day Parade 2008, ha dichiarato: «Siamo qui in piazza in centomila per chiedere diritti al lavoro e diritti socioeconomici: 35 carri con tante realtà diverse indicano una vasta realtà antagonista a un sistema iniquo nella ridistribuizione della ricchezza. La vera rappresentanza della lotta di cittadini, lavoratori e pensionati è qui e qui chiediamo l'espansione dei diritti, salari europei, il sostegno al reddito, il diritto alla casa, all'istruzione, alla salute e a una pensione decorosa».
La parata milanese, ideata dai Chain Worker (la rete di precari organizzati delle grandi catene commerciali delle multinazionali), si è riunita in piazza XXIV Maggio e dopo aver attraversato il centro della città, ha raggiunto Piazza Castello. L'edizione di quest’anno ha visto la partecipazione dei Coordinamenti dei lavoratori migranti di varie città del Nord (significativa la presenza da Bologna), inoltre hanno aderito diverse realtà autogestite, anarchici, altri sindacati di base, fra cui i Cobas e lo Slai-Cobas, studenti, centri sociali, lavoratori, oltre ad esponenti del Partito comunista dei lavoratori, di Rifondazione comunista e del Pdc.
IL CORTEO DI TORINO CON I FISCHI A BERTINOTTI
Torino, nella mattinata, ha sfilato una manifestazione di stampo tradizionale con il sindaco, Cgil, Cisl e Uil e via via gli altri partiti della sinistra, dei centri sociali e dei sindacati di base. Un corteo partecipato anche se piuttosto dimesso che ha visto la contestazione di Bertinotti da parte dei giovani dei centri sociali per via della partecipazione dell'ex presidente della Camera al Salone del Libro. Bertinotti si è allontanato dai contestatori ma ha poi subito altre contestazioni lungo il corteo e diversi applausi e incoraggiamenti dentro allo spezzone di Rifondazione. Da segnalare l'abbraccio tra lo stesso Bertinotti e Paolo Ferrero che ha smussato lo scontro interno al Prc: “Tra me e Fausto c'è un unico dissenso su come far ripartire la sinistra - ha detto l'ex ministro - ma ci sono tanti, anzi tantissimi punti in comune”.
EPIFANI, BONANNI E ANGELETTI A RAVENNA
Il Primo Maggio ha rappresentato l'occasione per Cgil, Cisl e Uil di dichiararsi disponibili a rivedere la contrattazione nazionale Epifani Bonanni e Angeletti hanno parlato da Ravenna, la città dove poco più di venti anni fa si verificò uno dei più gravi incidenti sul lavoro dal dopoguerra, con 13 lavoratori uccisi dai gas sprigionati nelle stive della MecNavi.
I leader di Cgil Cisl e Uil hanno chiesto al governo di non mettere mano agli interventi da poco varati contro le morti bianche: “Dal nuovo governo ci aspettiamo che non cambi la legge sulla sicurezza”, ha detto Angeletti. Al contrario, “la prima cosa che deve fare è tagliare le tasse sui salari”. Da parte loro i sindacati confederali sono disponibili a mettere sul piatto una proposta per la riforma contrattuale, che è già pronta e che, dalla prossima settimana, sarà sottoposta al vaglio degli organismi sindacali. Sarà questa, ha detto Bonanni, “la risposta a tutti quei provocatori che negano la responsabilità di alcuni per scaricarla sui sindacati”.
IL CONCERTONE DI PIAZZA SAN GIOVANNI A ROMA
Scontato successo per l’ormai tradizionale appuntamento organizzato dai sindacati confederali del Concertone in Piazza San Giovanni a Roma. Un milione, per gli organizzatori il numero dei partecipanti alla maratona musicale. Sul palco, fra gli altri, Tricarico, Pelù, Raiz, Irene Grandi, Sud Sound System, Manu di Bango, Enzo Avvitabile, Linea 77.
In Piazza San Giovanni si sono riviste le bandiere rosse, ambientaliste e pacifiste che sembravano scomparse da un tempo indefinito. "Essere qui è un impegno sociale e politico ancora vivo", hanno dichiarato diversi ragazzi presenti in piazza, ma per molti, il concertone è "un pretesto per una gita con gli amici, per la musica e pure un po' di trasgressione" (così le parole di Andrea, 23 anni da Barletta). Giacomo e Loredana, da Bari, sono arrivati "per festeggiare il giorno dei lavoratori precari". Mentre Maria, 22 anni, da Palermo, ha visto nel Primo Maggio "un momento che da anni è simbolo della libertà di parola e espressione artistica, e di una situazione giovanile che oggi più che mai è importante ribadire".
OCCUPATO UN PALAZZO DI CALTAGIRONE VICINO AL CONCERTONE IN PIAZZA S. GIOVANNI A ROMA
Nella giornata del Primo Maggio alcune famiglie di senza casa insieme agli attivisti del Blocco Precario Metropolitano-ASIA RdB hanno proceduto all'occupazione di un palazzo in via Castrense, a duecento metri da Piazza S. Giovanni. Il palazzo è di proprietà del costruttore Caltagirone ed ospitava la tipografia del Messaggero, il quotidiano di proprietà del noto pescecane immobiliare. Il segnale che questa iniziative di lotta ha voluto mandare al concertone di S. Giovanni è che il 1°Maggio deve rimanere una giornata di lotta e che non si può lottare contro la precarietà firmando i protocolli che la legalizzano come quello del 26 luglio. Oggi la precarietà non è solo una condizione di disagio lavorativo ma è diventata una coazione per milioni di persone a tutti i livelli: dal lavoro alla casa.
1 MAGGIO/ A BOLOGNA NEGOZI APERTI, I SINDACATI CONTRO IL COMUNE
Primo maggio con le sarracinesche alzate a Bologna e in città è divampata la polemica tra i sindacati e il Comune, accusato di aver optato per i negozi aperti senza "un serio percorso di confronto".
"Il Comune - accusa dalle colonne del Corriere di Bologna Ramona Campari , segretaria della Filcams Cgil - doveva avviare un serio percorso di confronto con noi sulla questione, ma la concertazione non si è fatta". "Che il Comune conceda deroghe in queste date - rincara Gianluca Taddia, Filcams - in queste date è uno sfregio assolutamente grave e politicamente inaccettabile". La Cgil ha puntato il dito contro le aziende che hanno deciso di tenere aperto, soprattutto grandi catene, ma anche contro "il Comune, colpevole di non aver rispettato la delibera regionale in materia", che impone la chiusura per dieci festività all'anno e tra queste annovera il 1 maggio, ma consente delle deroghe, a fronte di un percorso concertativo con i sindacati, nelle zone ad interesse turistico. E proprio sulla promozione del turismo in città che è intervenuta dell'assessore Cristina Santandrea: "Se si vuole che la nostra città abbia una vocazione turistica – ha sostenuto - deve essere sempre aperta, anche durante le festività. Ricevo tante lamentele da chi viene in visita quando è festa. Mi piace pensare che proprio in questo giorno il lavoro sia su base volontaria e con una retribuzione congrua".
Dura su quest'ultima affermazione dell'assessore la replica dei sindacati: "I turisti lavoratori che vengono a Bologna non si stupiranno di trovare i negozi chiusi”.
Sulle vetrine della grande boutique del centro storico, la Coin, è apparso una volantino della RdB – Cub dal titolo esplicito: “Vergogna!”.
Massimo Nannoni della Cub l’ha spiegato in questo modo: “Alla COIN hanno lavorato soprattutto i precari obbligati a venire: Molti hanno paura di non essere richiamati alla scadenza del contratto se non si presentano".
Per il resto, clima da sagra paesana in Piazza Maggiore, con il concerto serale dei Modena City Ramblers.
Unica nota da curiosità, un corteo verso le cinque del pomeriggio per via dei Mille con 200 persone, la maggior parte di colore, che danzavano al ritmo delle note di un gruppo musicale soul stile New Orleans. Erano gli adepti della Chiesa Cristana, una setta religiosa dall’area molto americana, scortati a vista ad un bel gruppone di carabinieri in antisommossa, dall’aria molto italiana.
LO STILLICIDIO NON SI FERMA NEANCHE IL 1° MAGGIO: INCIDENTE ALL'ILVA DI TARANTO, QUATTRO OPERAI USTIONATI
Ancora un incidente alla Ilva di Taranto mentre nelle piazze si celebra il Primo Maggio, quest'anno dedicato proprio ai temi della sicurezza sul lavoro. Quattro lavoratori sono rimasti ustionati nel giorno della festa dei lavoratori mentre operavano nello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto. Lo ha reso not, con un comunicato, la Fiom-Cgil di Taranto, precisando che nessuno di loro è in condizioni critiche. Tre lavoratori sono stati medicati nell'infermeria dello stabilimento, mentre il quarto è stato trasportato al Centro grandi ustioni dell'ospedale di Brindisi.
L'incidente, spiega la nota dalla Fiom, è accaduto nel reparto colata continua 1. Durante la fase di colata dalla siviera si è staccato un crostone che, cadendo nell'acciaio liquido ad altissima temperatura, ha provocato la fuoriuscita di parte dello stesso liquido che ha investito i quattro lavoratori. I tre lavoratori medicati nell'infermeria di stabilimento hanno riportato bruciature superficiali agli arti e in altre parti del corpo. Il quarto lavoratore, trasportato al Centro ustioni di Brindisi, è stato investito da una maggiore quantità di liquido bollente ma anche per lui le ustioni sono superficiali e non è stato necessario il ricovero.
"Più volte negli anni passati - sottolinea nella nota - le rappresentanze dei lavoratori per la sicurezza della Fiom avevano segnalato, anche alla Ausl, la necessità di una più precisa prescrizione operativa che, attraverso la pulizia delle scorie dalle siviere, dopo le fasi di colaggio, avrebbe potuto evitare l'inconveniente accaduto oggi”.
Pochi giorni prima,il 28 aprile, nella Giornata Mondiale per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro istituita dall’ILO (l’agenzia delle Nazioni Unite con sede a Ginevra che, con i 179 Stati membri, si occupa di promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana per uomini e donne), erano usciti dati terrificanti.
Secondo le statistiche dell’ILO, ogni giorno circa 6.000 lavoratori muoiono al mondo in seguito a incidenti e malattie professionali, un dato in continuo aumento. Inoltre, si stima che ogni anno ci siano circa 270 milioni di incidenti di lavoro non mortali e 160 milioni nuovi casi di malattie lavorative. Senza tralasciare il fatto che, spesso, sono i lavoratori stranieri, che arrivano da altri paesi in cerca di occupazione, a fare i lavori piu’ pericolosi o ad essere maggiormente esposti al rischio.
Intanto, nel reparto Cco1 (colata continua) dell'acciaieria Ilva, è in corso lo sciopero di 36 ore - cominciato ieri sera alle 19 e che si concluderà domattina alle 7 - proclamato dai sindacati provinciali dei metalmeccanici dopo l'incidente occorso ieri ai quattro operai, rimasti ustionati.
NELLA NOTTE DEL 1° MAGGIO, A PESARO, BOMBE INCENDIARIE FASCISTE CONTRO IL CENTRO SOCIALE OLTREFRONTIERA
Sul grave episodio della molotov lanciata contro il centro sociale Oltrefrontiera a Pesaro, sono interventute varie associazioni culturali e sindacali, da Allp (Associazione Lavoratrici Lavoratori Pesaresi), Anpi, Alternativa Libertaria, AltraScuola, Nuovomondo, Sacco&Vanzetti, Cib-Unicobas, Movimento di Cooperazione Educativa, RdB/Cub e Resistenza Solidale. In un comunicato si legge: «Non possiamo permettere che il ripetersi delle violenze neofasciste a Pesaro e provincia venga derubricato al rango di fenomeno sociale da ragazzate giovanili, perchè questi tentativi incendiari sono guidati dall'odio ideologico e dall'intolleranza. Lanciamo un appello affinchè si alzi alta la protesta e l'indignazione di tutti. Questa città deve reagire al tentativo di farla sprofondare nell'indifferenza e nella sottovalutazione di un pericolo. La molotov poteva mandare a fuoco anche il centro sociale degli anziani. Nel caso migliore, comunque, si tratta di un avvertimento di stampo mafioso, lanciato da chi punta ad alimentare uno stato di insicurezza che scatena i soloni pronti a far resuscitare "opposti estremismi" mettendo sullo stesso piano scritte murali con attentati incendiari».
2.000 PERSONE ALLA MANIFESTAZIONE MIGRANTE A REGGIO EMILIA
I migranti assieme ai precari italiani hanno attraversato la città di Reggio Emilia con un corteo meticcio, colorato, che esprimeva la voglia di uscire dalla clandestinità e che reclamava i diritti di cittadinanza.
Il corteo è terminato in piazza Prampolini di fronte al Comune, dove è stata appesa una gigantografia della lettera di Città Migrante rivolta al sindaco.
Nella lettera l’associazione chiede con forza alle istituzioni cittadine di non affrontare il problema del lavoro nero e della clandestinità con politiche repressive, ma con una sanatoria ed il ritiro delle espulsioni a chi non ha commesso reati. Città Migrante ha concluso il corteo invitando tutti\e all’assemblea cittadina domenica 11 Maggio, ore 15, al Laboratorio AQ16 dove si affronterà l’organizzazione per accedere ai diritti di cittadinanza.
CARICHE DELLA POLIZIA A ISTANBUL
Non in tutto il mondo il Primo Maggio è una “manifestazione” che si può tenere. A Istanbul, in mattinata sono scoppiati scontri davanti alla sede di un importante sindacato, con la polizia che ha caricato con idranti e cannoni ad acqua, gas urticanti e agenti in antisommossa, gruppi di dimostranti scesi in strada. Numerosi manifestanti sono rimasti feriti, e un numero imprecisato di altri é stato arrestato nel corso delle cariche che la confederazione sindacale di sinistra Disk ha definito come “assalto della polizia”.
A LAMPEDUSA CONTINUANO GLI SBARCHI DI MIGRANTI
Ieri sono stati quasi 400 gli immigrati arrivati sull'isola, in quattro diversi sbarchi. Nel primo sono sbarcati 234 immigrati, tra cui 42 donne, nel secondo 78 persone tra cui 15 donne e un neonato, nel terzo sbarco sono arrivati 13 clandestini tra cui 6 bambini. L'ultimo soccorso di ieri si è concluso solo nella notte: una telefonata ha segnalato la presenza di un'imbarcazione in avaria con 46 persone a bordo, tra cui due donne, a 60 miglia a sud di Lampedusa.