Il sito web di Città del Capo Radio Metropolitana ha pubblicato ieri una fotogallery comprovante l'abbandono in mezzo a un bosco, a Castiglion dei Pepoli sull'appennino Bolognese, di lastre di amianto e condotte in eternit. Materiali un tempo usati frequentamente finché non fu scoperto che l'esposizione, anche breve, aumentava drasticamente l'incidenza di una specifica patologia tumorale. Non sarebbe un caso isolato: all'Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), interpellata dall'emittente bolognese, arrivano tra le venti e le trenta segnalazioni all'anno di amianto abbandonato in aree pubbliche.
E l'amianto abbonda anche in città: come Vito Totire dell'Associazione Esposti Amianto denunciava su Zic ormai due anni fa, se ne trovano grandi quantità anche nelle numerose aree militari in disuso ospitate sul territorio bolognese. Da allora non è cambiato nulla, come fa notare un recente articolo di Infoaut Bologna: «l comune non vuole stanziare i fondi per la rimozione dell'amianto perché intende farlo fare a spese dei privati che poi avranno interessi in quelle aree. Ma il dato di fatto è che al momento l'amministrazione comunale non ha neanche idea di quale deve essere la destinazione d'uso delle ex-caserme.»
La disinvoltura nel maneggiare un materiale tanto pericoloso non è d'altronde una novità a Bologna: la memoria corre anche a quanto avvenne nel 2005 nel cantiere retrostante la vecchia occupazione di Crash in via San Donato 27, dove ora già sorgono orridi palazzoni pronti ad essere inaugurati, e dove gli attivisti del centro sociale sorpresero allora due operai scaricare decine di pacchi pieni di amianto, fotografando e documentando tutto sul sito BAZ.
Insomma... alla salute!