Abbandona l'aula Lino Aldrovandi, padre di Federico (la madre era a casa per i postumi di una operazione) allorché il medico legale Claudio Rago, a domanda del pm, risponde che il giovane sarebbe morto anche se non si fosse imbattuto in un fermo di polizia, quell'alba del 23 settembre 2005.
Sono diametralmente opposte, rispetto a quelle degli esperti indicati dai legali della famiglia Aldrovandi, le conclusioni dei tre consulenti di parte nominati dalla difesa, oltre a Rago Giovanni Berti Donin, tossicologa e Giampieroo Giron, anestesista: tutti concordono nell'imputare il decesso all'effetto sommatorio e non sinergico delle droghe assunte (morfina e ketamina). Non avrebbe avuto alcun ruolo il contenimento toracico dovuto all'ammanettamento in posizione prona. E «l’edema cerebrale può essere ricondotto alla pressione interna al cranio venutasi a creare dall’agitazione psicomotoria».
La prossima udienza sarà l'ultima destinata alle consulenze della difesa, quella successiva vedrà periti nominati dal tribunale arbitrare le opposte conclusioni. Dopodiché toccherà alle requisitorie delle parti, penultimo atto del processo di primo grado
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