Sentiti i tre consulenti di parte civile.
Antonio Zanzi, medico legale, sottolinea che tutti i segni rilevati dall'autopsia non possono che far concludere una morte per asfissia. Sarebbe inoltre provato che il capo di Federico sarebbe stato tenuto in posizione fissa e il corpo in posizione prona, ammanettato e compresso sul dorso.
Concorda Giorgio Gualandri, anch'egli Medico legale: «Una persona che compie grossi sforzi -come quelli riportati dalle note di servizio degli agenti- ha un grande fabbisogno di ossigeno, che non viene più garantito una volta messo a terra e immobilizzato». Tre concause, ovvero l'agitazione del ragazzo precedente al fermo (e l'eventuale colluttazione con gli agenti), l'ammanettamento in posizione prona e la compressione sul torace, avrebbero portato dunque all'insufficienza respiratoria ed al conseguente infarto.
Sia Gualandri, sia Giovanni Beduschi, direttore dell'Istituto di Medicina Legale di Modena e anatomopatologo, rigettano del tutto il ruolo di alcol, morfina e ketamina nel causare la morte,c che riscontrate in quantità del tutto insufficienti a generare difficoltà respiratorie, la terza addirittura in quantità pari all'8% del dosaggio terapeutico. «In questa vicenda una discussione farmacologica è una tempesta in un bicchiere d'acqua» ha commentato Beduschi, assicurando che la causa della morte, secondo tutte le perizie svolte, non possa che individuarsi nell'asfissia da immobilizzazione.
Aggiunge infine un fatto ancora non dibattuto nel procedimento: il cervello di Aldro presentava un edema, compatibile con un colpo di managanello, che ha sicuramente contribuito alle difficoltà respiratorie.
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