La conferenza stampa è iniziata con la denuncia di un mistero: quello dell’indirizzo che stava nell’ordinanza del Comune di Bologna del 16 agosto scorso che destinava 12.000 euro per trasformare l'immobile - situato tra le vie Zanardi e via Agucchi - in archivio dell'amministrazione, per cui risultava necessario l'adeguamento del capannone (così si legge nell'atto).
Quindi lo sgombero di via Zanardi sarebbe supportato da una richiesta che fa riferimento a un altro immobile (infatti il capannone dove Crash svolgeva la sua attività è situato all’incrocio tra via Zanardi e via del Lazzaretto).
Questo mistero dell'indirizzo (sbagliato) per i ragazzi di Crash rapprenta "una menzogna architettata da un'amministrazione vigliacca per coprire un atto di polizia".
A nome di Crash, Giuseppe, fa sapere al sindaco e alla Giunta che "non hanno vinto loro". Intanto, vengono annunciate "mobilitazioni di massa" per l'autunno, “si apre una fase di conflitto permanente e sono di fatto chiusi tutti i margini di discussione politica con l'amministrazione Cofferati".
"Non siamo ancora in grado di spiegare cosa faremo", dichiara ancora Giuseppe, “ma una cosa è chiara: l'universo antagonista a Bologna non è riciclabile da chi vuole eliminare, cacciare chi la pensa diversamente. Questa non è la città di Cofferati. Ora Bologna sperimenterà la costanza della nostra visibilità e della nostra presenza".
Nel corso dell’incontro, si è parlato anche della proposta del Livello 57 per tenere una Street Rave Parade a fine settembre dedicata al tema degli spazi di aggregazione.
Domenico Mucignat, a nome del centro sociale Tpo, ha espresso solidarietà a Crash auspicando uno strappo definitivo con il primo cittadino: “Non c'è più nessun margine futuro di dialogo con questa amministrazione. Forse questo soggetto che governa la città è rimasto troppo chiuso nelle stanze degli apparati politici per conoscerla".
Al fianco degli “sgomberati si sono schierati anche, a nome dell’Altra Sinistra, Serafino D'Onofrio del Cantiere e Roberto Sconciaforni del Prc.
L’occhettiano davanti ai giornalisti ha sventolato l'atto amministrativo, puntando il dito contro l'assessore Libero Mancuso, dedito a qualche "dichiarazione estemporanea" di troppo, come l'ipotesi di allestire in città le zone a luci rosse: "Forse nel capannone dove c'era Crash - ironizza D’Onofrio - avremo il primo 'postribolone' a Bologna".
Roberto Sconciaforni ha bocciato la "legalità cofferatiana concepita come un manganello per colpire i deboli" e ha auspicato una mobilitazione in città per sostenere politiche adeguate alle esigenze dei giovani.
Nel pomeriggio è giunto un altro comunicato di solidarietà, quello della Rete Nazionale dei Ricercatori Precari che ha avuto occasione, in questo ultimo anno, di essere al fianco di Crash, così come di altri collettivi, nelle lotte all’università.
Per Agostino Giordano dei Giovani Comunisti “i compagni e le compagne di Crash sono un pezzo importante della città che non può essere spazzato via con una ruspa. Chi pensa di farlo è un miope o un folle”.
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