Silvano Genta, proprietario della Innse, si è sfogato con la stampa: "Io sono una vittima delle Rsu e delle istituzioni. Nessuno ha rispettato, in sede di cessione di ramo d'azienda, le promesse prese e firmate".
L'imprenditore, che nel 2006 ha acquistato la società a "prezzo di perizia" come sottolinea il legale del gruppo Giambattista Lomartire, si scaglia contro l'Rsu e la Provincia che si erano impegnate a rilanciare l'azienda. Per Genta la "Provincia si era impegnata, per iscritto, a riqualificare parte degli operai o fornire dei contributi all'azienda".
Una condizione di fatto mai rispettata. Inoltre, secondo l'imprenditore, a ostacolare il suo lavoro ci si è messa anche l'Rsu: "Se l'imprenditore deve fare l'imprenditore con l'ingerenza della Rsu non si può fare". Il progetto iniziale di Genta era quello di rilanciare la Innse, ma l'accordo sottoscritto dalle parti, secondo l'imprenditore, è fallito a causa del "disinteresse della Provincia e dell'Rsu che non si è mai dichiarata pronta a trattare".
E dunque Genta si dice disposto "ad aprire un tavolo tecnico senza Rsu. Siamo pronti al dialogo con persone della controparte come consulenti o avvocati, persone pronte a non fare demagogia". Poi si accorge forse di aver esagerato: non c'è trattativa 'possibile', al momento, "non posso intervenire. C'è un provvedimento dell'Autorità giudiziaria da eseguire". Genta precisa infatti che 7 macchinari sono stati venduti per cui bisogna consegnarli alla nuova proprietà. "C'è un provvedimento esecutivo del Tribunale che va attuato", spiega Genta.
Tra le condizioni irrinunciabili per sospendere la protesta i lavoratori ne avevano indicate tre: la riapertura delle trattative, la sospensione per almeno il mese di agosto dello smontaggio dei macchinari e la smilitarizzazione dell'ingresso dello stabilimento presidiato da carabinieri e poliziotti.
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