Esperienze artistiche dal basso nella Bologna underground

Musica imprevedibile e spazi autogestiti

Il senso di un'etichetta musicale indipendente, i motivi della scelta dei centri sociali come luogo privilegiato per i propri concerti, il progetto artistico legato ad un tipo di musica "transgenerica" e fondata sull'improvvisazione. Intervista a tre ragazzi tra i fondatori della "Eclectic Polpo Records" sul senso del loro progetto.
2 aprile 2009 - Alessio Lomma

In occasione della rassegna di ricerche musicali indipendenti “Musica Imprevedibile”, organizzata dai ragazzi della “ Eclectic Polpo Records” e della “Farm”, in collaborazione con gli spazi sociali del VAG 61 e del Lazzaretto Autogestito, abbiamo deciso di incontrare 3 tra i principali fautori dell’ iniziativa. Ci siamo chiesti: Chi meglio di questi poliedrici, promettenti musicisti attivi da anni in vari gruppi, nonché produttori e fondatori della giovane ma già navigata etichetta “Eclectic Polpo Records” potrebbe parlarci dell’evento? Sicuramente nessuno. E allora ecco l’intervista a Dario Fariello, Daniele Giannotta ed Antonio D’ Intino.

Rompiamo il ghiaccio. Di dove siete originari e da che tipo di esperienze musicali provenite?

Daniele: Io sono di Catania, Dario è campano e Antonio abruzzese. Veniamo tutti da esperienze musicali diverse, io personalmente vengo dal mondo del Rap, Antonio il bassista aveva un gruppo Grundge e Dario dal Pop e Funky.

L’eterogeneità delle vostre esperienze musicali passate non ha rappresentato un ostacolo per la vostra unione?

Daniele: No, perchè pur provenendo da ambienti geografici e musicali diversi, il collante che ha consolidato la nostra amicizia è stato il ritrovarsi, come musicisti, all’ interno del filone dell’improvvisazione.

In che genere musicale, qualcuno che non ha mai sentito parlare di voi potrebbe inquadrarvi?

Dario:
Musica imprevedibile. Non a caso è il titolo della rassegna che stiamo portando avanti in questi mesi. Ogni gruppo nel quale suoniamo è molto diverso dall’altro, ed ognuno di essi propone un proprio stile.

Antonio: Non parlerei di un genere che ci accomuna, ma piuttosto di un metodo. Questo metodo può consistere anche nell’esplorare momentaneamente generi vari, sempre con un approccio compositivo e con una forte dose di improvvisazione. La nostra è una musica non idiomatica, la definirei transgenerica. Quello che ci interessa è la composizione istantanea sia sui generi che sugli strumenti, è una musica che contemporaneamente è anche ricerca.

Quanto tempo passate in sala prove?

Dario:
Tantissimo. Più che provare il repertorio si prova l’affiatamento e l’affinità tra i musicisti e si cura la messa a  punto dell’estetica musicale generale del gruppo. Un lavoro non facile.

Antonio: Cerchiamo di provare il più possibile per trovare l’amalgama giusta, contemporaneamente però ognuno di noi studia e cura il proprio set cercando sempre nuovi suoni e nuovi modi di suonare il proprio strumento, tutto in maniera molto personale. Non ci piace usufruire di tecniche o stili precostituiti.

Parallelamente al lavoro di musicisti impegnati in gruppi diversi, è nato il progetto comune dell’etichetta la “Eclectic Polpo Records”. Considerate la sua nascita un punto di arrivo o di partenza?

Antonio: Tutta la nostra esperienza musicale è un punto di partenza. L’etichetta è autoprodotta e giovane e come le torte della nonna è fatta in casa, e questo è sinonimo di qualità. Rappresenta un pò una grande bacheca e oltre a servire a noi come musicisti è aperta a chiunque condivida il nostro modo di vedere la musica, a Bologna e non solo. Da punto di partenza l’etichetta si è trasformata in punto gravitazionale attorno al quale ruota tutto il nostro progetto musicale.

Daniele: Si può dire che l’etichetta sia nata un po’ anche per necessità. Avevamo bisogno di spazio e l’unico modo per ottenerlo era prendercelo, ed è lo stesso motivo per cui abbiamo anche creato qui a Bologna una nuova sala prove e un nuovo studio di registrazione all’interno dei giardini Lo Russo, a Porta Lame, attivi già da 10 giorni.

Quanti elementi raggruppa la “ Eclectic Polpo Records”?

Dario:
Attualmente la “Ecletic Polpo Records” vanta una scuderia di circa 21 gruppi, tra gli editi ricordiamo Filippo Giuffrè, i Cavallo Wanislavskji, i Luther Blisset, il primo disco dei Filario Farinoppo e i Pulsanti. E’ in preparazione il secondo disco dei Pulsanti in collaborazione con Eugene Chadbourne e siamo in attesa di pubblicazioni da parte di gruppi esteri e italiani. Tra i preferiti del pubblico sicuramente segnalerei i Luther Blisset , anche perché esistono da più tempo.

Perché avete scelto spazi sociali come il Vag o il Lazzaretto  per i vostri concerti e per la rassegna?

Daniele:
Personalmente ho lavorato al Vag come fonico e da lì è nata l’idea di proporre a tutto il collettivo di ospitare questa rassegna. A livello logistico del Vag amiamo moltissimo lo spazio, che è stato rimesso a nuovo, e la conformazione della sala ma soprattutto l’atmosfera che si crea sempre durante concerti o altre manifestazioni musicali. Inoltre cercavamo una collaborazione non prettamente imprenditoriale, bensì più “ideologica”, e in luoghi come il Vag o Il Lazzaretto l’abbiamo trovata.

Muoversi nel circuito underground degli spazi sociali è una scelta voluta,  oppure un percorso obbligato?

Daniele:
E’ un percorso piuttosto obbligato. Uno spazio sociale ti offre in primis la possibilità di dare periodicità all’evento e come dicevo prima offre una collaborazione che non guarda solo al business, ma che rispetta le libertà individuali. Comunque se ci offrissero un ingaggio in un club non direi di no, potendo scegliere alternerei partecipazioni esclusive in club o locali ai featuring con i centri sociali, sarebbe l’ideale perché quello che ti permette di fare uno spazio sociale è diverso da ciò che faresti in un club e viceversa. Sicuramente organizzare in uno spazio sociale comporta il quadruplo della fatica ma anche della soddisfazione.

Dario: Un altro motivo fondamentale per cui abbiamo scelto lo spazio del Vag61 è l’importanza della dimensione del “fai da tè” ovvero quando organizzi eventi in posti come questo sei “costretto” a curare ogni singolo passo dell’organizzazione dalla performance finale, all’ideazione del flyer passando per il volantinaggio, la promozione sul web ecc. e questo fornisce a noi il giusto modo di rapportarci all’evento stesso, ovvero lo consideriamo una creatura del tutto nostra, nata solo ed esclusivamente dai nostri sforzi, e questo influisce anche sulla musica che poi andiamo a proporre. Suonare in un posto esclusivo o in un club ci porterebbe per forza di cose a fare un tipo di musica diversa da quella che faremmo in un centro sociale. L’ideale sarebbe un equilibrio tra le 2 cose.

Antonio: Io preferisco gli spazi sociali per eseguire le mie performances. Mi piace l’idea di offrire il mio show ad un luogo che lo “meriti”, ad un luogo che non guarda solo al profitto ma alla reale intenzione divulgativa di degni eventi musicali o culturali. Non è politica, è questione di empatia. E poi in posti come il Vag  non incontri le solite teste di ca**o…

Com’è stato negli anni il riscontro col pubblico?

Antonio:
L’evoluzione c’è stata. C’è sempre da dire che proponiamo un genere nel quale, in un modo o in un altro, la gente è costretta a pensare…anche solo: “Ma che stanno facendo questi?” e sappiamo che questo rappresenta una fatica per la maggior parte delle persone che escono il sabato sera. Comunque il riscontro con un pubblico sempre più ampio comincia ad esserci e siamo sempre più felici.

Daniele: Il riscontro col pubblico è sempre maggiore. E’ pur vero che stiamo maturando sotto molti aspetti a partire da quello organizzativo, inoltre avendo organizzato tanti concerti, qualcosa come 100 eventi nel solo 2008, il nome sta anche cominciando a girare rispetto ad un anno e mezzo, 2 anni fa.

Parlatemi della rassegna “Musica Imprevedibile”. Come stanno andando l’evento nello specifico e in generale le vostre produzioni?

Daniele:
Sta andando bene. Mancano 2 serate al termine, la prima con Eugene Chadbourne è andata benissimo, abbiamo pensato addirittura di istituirla come rassegna permanente. Venite a seguire e vi renderete conto di persona.

Antonio:
Quello che ci ha maggiormente sorpreso è che la rassegna, nata al Vag e al Lazzaretto, in poco tempo ha sconfinato anche negli ultimi spazi liberi rimasti in città. Per quanto riguarda il nostro lavoro, a livello di produzione con l’etichetta  siamo al 6° disco edito; conduciamo un programma in onda su Radio Emergenza, abbiamo organizzato centinaia di concerti in meno di un anno, solo a Bologna, e portato in Italia gente come Chadbourne, Robair, Marsch. Possiamo vantare la costruzione dell’orchestra  B.I.O ( Bologna Improvisers Orchestra) e stiamo continuando a ricevere centinaia di richieste di pubblicazioni da parte di gruppi di tutta Italia. Speriamo continui così.