Nel corso di una serie di interviste legate ad uno speciale su lavoro e precarietà in Fiera, siamo incappati in un evidente caso di lavoro nero. Si tratta della figura dei “perimetrali” (addetti alla sorveglianza del perimetro della Fiera) assunti per l’ultimo Motor Show da un’azienda semi-sconosciuta, la Kodokan, sulla base di un appalto ricevuto da BolognaFiere.
La situazione appare estremamente semplice nella sua gravità: a diverse decine di ragazzi è stata fatta firmare una dichiarazione in cui si impegnavano ad essere sul posto di lavoro in determinati giorni e orari, senza nessun riferimento ad alcun contratto nazionale e nemmeno al salario. Qualcosa di molto diverso da un contratto, quindi, e di cui comunque solo l’azienda ha tenuto una copia.
Che si trattasse di lavoro nero è stato chiaro al momento del pagamento, avvenuto in contanti, senza alcuna busta paga, né ricevuta, né assegni intestati o altro.
Che le modalità di assunzione e di pagamento fossero queste ci è stato confermato da diversi ragazzi, perlopiù studenti universitari, intervistati nel corso della nostra inchiesta. In particolare Marco Francia, un “dipendente” licenziatosi a metà del Motor Show dopo un richiamo a suo avviso eccessivo subito dal suo capo, ha accettato di esporsi in prima persona e ci spiega che “alla fine mi hanno pagato regolarmente, anzi addirittura leggermente di più di quanto promesso a voce, ma in effetti non avevo nessun contratto o altro che provasse che avevo lavorato, e il pagamento è avvenuto in contanti sottobanco”.
Duro il commento di Alvin Palmi, delegato diretto dei lavoratori di BolognaFiere, che ha anche posto il problema al nuovo amministratore delegato in occasione della presentazione ai dipendenti delle nuove strategie aziendali: “E' una situazione gravissima ma non certo nuova. Sappiamo che da anni, se non da decenni, BolognaFiere esternalizza il maggior numero possibile di servizi, spesso ad aziende che non rispettano assolutamente le norme sul lavoro”. “In occasione delle fiere più grandi”, continua Palmi, “accanto a noi di BolognaFiere lavorano centinaia di persone frammentate in una miriade di aziende e cooperative satelliti, con situazioni di precarietà estrema e sfruttamento spietato”.
L’ultima parola a Bartolomeo Fidone, RLS di sito della Fiera (una nuova figura di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza legata non alla singola azienda ma all’intero sito fieristico). “Il protocollo sulla sicurezza firmato la scorso primavera parla chiaro”, spiega Fidone, “BolognaFiere può appaltare servizi solo ad aziende che rispettano integralmente i contratti nazionali e la legislazione sul lavoro. Un caso di lavoro nero è estremamente grave e l’azienda non può fare finta di niente”.