Dopo le mobilitazioni dello scorso autunno

Accordo sulla sicurezza in Fiera

E' stato presentato oggi alla stampa l'accordo sulla sicurezza siglato il 24 Aprile tra BolognaFiere e le rappresentanze sindacali. Un accordo importante che potrebbe segnare un'inversione di tendenza dopo anni di tagli, esternalizzazioni, sfruttamento ed incidenti.
29 aprile 2008 - Alvin Palmi

Venerdì 24 aprile è stato firmato un importante accordo sulla sicurezza nel quartiere fieristico bolognese. A siglare l'intesa con BolognaFiere (che ha firmato a nome del Gruppo BolognaFiere, ovvero anche delle aziende controllate) la Cgil e la Cisl, il Consiglio d'Azienda (delegati eletti direttamente dai lavoratori) e i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.
L'accordo affonda le sue radici nella mobilitazione dei lavoratori BolognaFiere dell'autunno scorso, quando, dopo una serie di incidenti sul lavoro di cui uno quasi mortale, fu messo in campo uno sciopero ad altissimo impatto, con partecipazione del 90% abbondante dei dipendenti, forte risalto mediatico, gravi perdite economiche per l'azienda e un numeroso e rumoroso corteo interno nel quartiere fieristico.
In seguito allo sciopero, e per evitare nuove mobilitazioni in occasione del Motorshow, l'Azienda ha concesso una serie di misure immediate per garantire la sicurezza dei propri lavoratori, ed ha dovuto accettare anche di impegnarsi nel confronto più complessivo che ha portato all'accordo del 24 aprile.

 Per capire il senso ed i contenuti dell'accordo è necessario fare un passo indietro e ripercorrere brevemente le strategie di BolognaFiere negli ultimi decenni. I dipendenti diretti di BolognaFiere, in seguito alle forti lotte sindacali degli anni '80, hanno storicamente un discreto livello di diritti e di garanzie e formano un corpo di lavoratori relativamente compatto e determinato. L'Azienda ha scelto da tempo la strada delle esternalizzazioni per ridurre il costo del lavoro in Fiera: tenta di ridurre progressivamente il numero e le funzioni dei propri dipendenti diretti, appaltando servizi e settori di lavoro sempre più vasti ad aziende, agenzie o cooperative "satelliti" (spesso direttamente controllate o partecipate), in cui i lavoratori subiscono condizioni di sfruttamento selvaggio e violazione sistematica dei contratti e delle normative sul lavoro. In questo contesto si sono sviluppate situazioni di lavoro nero, di lavoro a cottimo, di turni di 20 ore consecutive di lavoro... (vedi inchiesta di STOP, articoli 1 - 2 - 3 - 4 - 5). Inoltre i livelli di controllo sull'operato delle aziende allestitrici che operano nel quartiere è sempre stato minimo, ed anche tra gli operai che allestiscono gli stand sono frequenti situazioni di lavoro nero o di turni massacranti, che mettono peraltro a repentaglio l'incolumità di tutti coloro che lavorano a vario titolo nei padiglioni.

L'accordo del 24 aprile tenta di incidere su questo stato di cose, partendo dal presupposto che porre la questione della sicurezza non significa solo parlare di applicazione formale della Legge 626 o di messa a disposizione dei D.P.I. (Dispositivi di Protezione Individuale), ma significa invece affrontare il tema generale delle condizioni di lavoro nel quartiere fieristico.
In estrema sintesi l'accordo prevede:
- elezione tra i lavoratori di tutti i comparti degli R.L.S. di sito
- presenza del personale di BolognaFiere in tutte le fasi dell'allestimento e disallestimento, con funzioni legate alla sicurezza e al controllo dei cartellini di chi lavora nel quartiere
- obbligo per le aziende che ricevono appalti da BolognaFiere di essere in regola con le norme sulla sicurezza e con il rispetto dei contratti di lavoro, pena la sospensione a tempo indeterminato del contratto d'appalto
- scorporo dei costi per la sicurezza dal bilancio di BolognaFiere (si sancisce il principio per cui i costi non sono un fattore limitante per gli interventi sulla sicurezza)

Fin qui, tutto rose e fiori. Dove sono le possibili contraddizioni, i possibili punti oscuri? Nel testo dell'accordo in sé è difficile trovarne, ma ben altro discorso per quanto riguarda l'applicazione. BolognaFiere da anni risparmia ogni euro possibile anche sulla sicurezza e soprattutto non vuole certo farsi mettere in discussione il meccanismo di scatole cinesi con cui è riuscita a frammentare il corpo dei lavoratori del quartiere fieristico. Del resto in questi mesi stiamo già assistendo a numerose inadempienze da parte dell'Azienda sul tema della sicurezza: dalla scelta di un modello di scarpe anti-infortunistica meno funzionali ma più economiche alla mancata attivazione della sperimentazione sul Terminal (il meccanismo di controllo del flusso d'ingresso di auto e camion che dovrebbe migliorare la situazione della viabilità nel quartiere). E parallelamente le maggiori situazioni di sfruttamento nelle aziende satelliti sono per ora rimaste tali, con l'unica significativa eccezione dei lavoratori dei parcheggi, che proprio in questi mesi hanno iniziato un tentativo di autorganizzazione conflittuale attraverso i Cobas e hanno ottenuto un leggero miglioramento delle proprie condizioni di lavoro.
Qual'è dunque il senso dell'accordo? Avere nella mani uno strumento utile per accelerare processi di scambio, di collaborazione e di aiuto reciproco tra le varie categorie di lavoratori della Fiera, rispetto al tema della sicurezza ma anche rispetto alla macro-questione dei diritti sul lavoro, e - perché no? - delle condizioni salariali. E parallelamente avere gli strumenti per incidere realmente su quella che più volte in Fiera abbiamo definito emergenza sicurezza.

Infine va sottolineato che l'accordo presenta ricadute immediate ed estremamente positive sulle giornate di lavoro dei dipendenti BolognaFiere e quindi sul loro reddito annuo, pesantemente eroso negli ultimi anni dai tagli dell'Azienda e dalla perdita di numerosi eventi fieristici. L'autunno prossimo sul tavolo della contrattazione aziendale ci saranno un progetto di riorganizzazione del lavoro e un delicato rinnovo contrattuale. Se BolognaFiere accetterà realmente di accollarsi gli oneri di un modello organizzativo basato sulla sicurezza e sulla qualità del servizio, rinunciando alla malsana idea di competere al ribasso sui costi del lavoro, allora l'accordo del 24 aprile potrà essere una utile base di lavoro e potrà avviarsi una virtuosa fase di trattativa. In caso contrario l'Azienda si prepari ad un autunno molto più caldo del precedente.

Alvin Palmi (delegato nel C.d.A. di BolognaFiere)

> Da Vagamondo di sabato 27 Ottobre '07: ascolta il collegamento in diretta con la Fiera nel corso dello sciopero