L’inferno che noi migranti viviamo è il ritorno, ogni giorno e ogni anno, delle stesse, identiche, drammatiche incertezze. Non basta una legge come la Bossi-Fini che ci accetta solo se accettiamo di essere sfruttati. Non basta il razzismo imperante e ormai pienamente istituzionalizzato. A tutto questo si aggiunge l’incertezza di un permesso di soggiorno che, per i più fortunati, viene rinnovato dopo un anno di attesa. I più sfortunati – ovvero la maggior parte – aspettano molto più di un anno! Quelli che hanno consegnato la domanda a maggio sono stati convocati per dare le impronte a gennaio e da quel momento ancora molti mesi dovranno passare per vedere un pezzo di carta senza alcun valore. Senza alcun valore perché anche se a quel pezzo di carta è attaccata la nostra vita, ce lo vedremo consegnare già scaduto, o con soltanto qualche giorno di validità. Il tempo necessario per compilare un altro kit, presentarsi allo “sportello amico” e consegnare più di 70 € per ogni membro della famiglia per farsi truffare legalmente dalle Poste e dallo Stato. E questa truffa ha raggiunto il punto che il Poligrafico di Stato ora i permessi di soggiorno si rifiuta di stamparli, perché sono già scaduti, perché non valgono più nulla. Dipendiamo ormai a tempo indeterminato da una ricevuta, quella che attesta che abbiamo presentato domanda di rinnovo.
Una ricevuta che – nonostante tutte le leggi, i decreti e le direttive che dicono il contrario – non vale niente. Non ci permette di trovare lavoro perché nessuna agenzia interinale accetta il nostro lavoro se abbiamo in mano soltanto la ricevuta delle poste. Ci condanna a volte al licenziamento quando i nostri padroni ci vedono diventare “temporaneamente irregolari”. Addirittura, con la sola ricevuta non possiamo avere stabilmente assegnato un medico di base. E anche quest’anno, come ogni anno, l’enorme ritardo nella consegna del permesso di soggiorno non ci permette di sapere se, come, quando,
potremo tornare nei nostri paesi e riabbracciare i nostri cari, e se il prezzo di questo ritorno sarà di restare bloccati a una frontiera esterna dell’Italia. In molti siamo in fila quotidianamente, sotto il sole bollente, per avere delle risposte. E il prezzo delle risposte, che non arrivano, sono l’aggressività e gli insulti di quelli che dovrebbero “fornirci un servizio” all’ufficio stranieri. E allora, noi siamo stanchi e pretendiamo una risposta. Vogliamo essere liberi di tornare nei nostri paesi per le ferie e liberi di tornare in Italia quando le ferie saranno finite. E per questo saremo in fila con i migranti di Bologna, giovedì 17 luglio dalle ore 14, in via Bovi Campeggi, per fare sentire la nostra voce, per dire basta, e perché sia chiaro che non siamo più disposti ad accettare di vivere quest’inferno.
Coordinamento Migranti di Bologna e provincia