Una bella gita scolastica

Reportage dalla manifestazione di Roma contro gli “Stati Generali” della Moratti
18 gennaio 2002 - Chiara Bonfiglioli

Una bella atmosfera, nel gelo delle cinque del mattino del 20 dicembre.
In autostazione, 300 ragazzi e ragazze assonnati salgono alla spicciolata su sei pullman organizzati dagli Studenti Nati Dalla Resistenza con destinazione Roma.
Gli studenti e le studentesse di tutta Italia si sono dati appuntamento per assediare in massa e pacificamente gli Stati Generali della Scuola di Madama Letizia, una ridicola passerella spostata all’ultimo momento da Foligno alla capitale per problemi logistici (insurrezione del sindaco e degli abitanti della cittadina umbra…)
Sono cinque lunghe ore di viaggio, fatte di chiacchiere, dormite e rapidissime soste, che si concludono verso le dieci con una buona mezz’ora di coda sul Raccordo Anulare.
I pochi ancora addormentati si risvegliano lentamente, mentre gli iperattivi non smettono di cantare. E’ quasi una gita scolastica, dopotutto.
Si viene a sapere, nello stupore generale, che il corteo è già partito, mentre molti pullman e treni continuano ad arrivare.
“Perché non ci aspettano?”
Si scende e si prosegue a piedi.
Panini e casse del sound-system sono lasciati sul pullman, nella speranza che il furgoncino noleggiato per l’occasione riesca ad aggirare il traffico e a raggiungerlo.
“Come facciamo senza musica?!”
“Non importa, dobbiamo andare.”
Velocissimamente raggiungiamo il viale di partenza, ci posizioniamo subito dopo la testa, dietro agli Studenti In Movimento, come nel corteo del 19 luglio a Genova.
A poco a poco viene ricreato lo spezzone dell’Emilia Romagna, a noi di Bologna vengono ad aggiungersi gli studenti e le studentesse di Forlì, Rimini, Reggio Emilia, Modena, Piacenza, Cesena, Ravenna.
L’intero spezzone si compatta, all’incirca mille persone si accodano dietro allo striscione srotolato dalla prima fila ( gli attivissimi del liceo Minghetti), che recita:
“STUDENTI E STUDENTESSE DI BOLOGNA TRA LA VIA EMILIA E IL WEST”
Siamo tutti pronti, ora, la testa del corteo procede, noi seguiamo subito dopo, e anche se senza musica, un furgoncino e tre megafoni bastano e far sentire i nostri slogan e a ribadire le motivazioni della protesta.
Fin dall’inizio abbiamo l’impressione di essere tantissimi, svoltiamo l’angolo, ma intorno alla curva continua ad affluire gente, tra cui rappresentanti sindacali, docenti ed esponenti del movimento.
Camionette e gruppuscoli di carabinieri in assetto antisommossa compaiono un po’ ovunque, ma ancora in maniera defilata.
L’aria è festosa, con musica, balli, invettive e filastrocche contro la parità scolastica, contro la mercificazione dei saperi e contro la Ministra (campeggia , tra le prime file, la bara in cui è sepolta la scuola pubblica, dopo il “funerale” bolognese), a cui si aggiungono frasi contro la guerra, o di solidarietà con la Palestina.
Sui muri compaiono scritte rosse o nere, molte ricordano Genova e chiedono giustizia per Carlo Giuliani, sono passati cinque mesi esatti.
Il quartiere dell’Eur non potrebbe essere il più adatto a rappresentare lo show governativo e a sottolinearne il grande contrasto con la massa giovane e spontanea che affluisce lungo i grandi viali grigi impregnati di retorica fascista, che dipinge le facciate di palazzi che sembrano fatti di cartone.
Una marea multicolore invade l’immenso Viale dell’aeronautica, e sembra quasi prenderne in giro il solitario obelisco.
“No all’azienda, no al privato, no al sapere mercificato!”
“E uno! E due! E tre! Attenta - Moratti - che salti pure te!” gridano gli studenti emiliani con tre salti in sequenza.
Gran parte del corteo è ormai arrivato al Palazzo dei Congressi, (protetto da massicce file di agenti sia davanti all’ingresso che sul lato), dove Piazzale dell’Industria diventa Piazza dei Popoli di Genova e dove comincia l’“assedio sonoro” alla “zona rossa” che anche questa volta la Ministra e i suoi collaboratori si sono voluti costruire. La musica viene sparata a tutto volume verso la barriera di celerini, su tutte le labbra compare un fischietto. Dentro, saranno costretti ad ascoltare.
La contestazione, intanto, serpeggia anche a Palazzo.
Alcuni ragazzi invitati alla convention, presidenti e presidentesse di consulte, rappresentanti dell’Uds e di altre organizzazioni studentesche, dopo due giorni di assemblee e dibattiti decidono di esprimere il proprio dissenso rispetto alle regole del gioco: interventi programmati, e, si vocifera, una cartella con annotate le idee politiche di ciascuno degli ospiti.
Al grido di “Gli studenti sono fuori!!!”, ragazzi e ragazze tentano di farsi sentire e di sovrastare il discorso della Ministra, che se la cava con un’alzata di sopracciglio e con un “ Anche questa è democrazia”, prima che il triste show finisca in diretta televisiva, con i ragazzi disobbedienti cacciati fuori a forza da gorilla assoldati allo scopo, e con i vari giornalisti che tentano di porsi in mezzo, ricevendo per questo manate e spintoni.
Berlusconi dovrà rinunciare al suo lungo discorso, accontentandosi di ribadire l’intenzione di procedere con la riforma in ogni caso.
Fuori, nel frattempo, gran parte dei gruppi comincia a ritornare verso stazioni e punti di ritrovo.
Restano gli studenti romani, e chi non deve immediatamente rientrare.
Verso le tre- quattro del pomeriggio, molti stanno già ripartendo.
Beviamo un caffè prima di partire, cercando di tracciare un bilancio della giornata.
A parte gli insulti sessisti che non ci sono piaciuti, siamo stupiti per come siano andate bene le cose.
Sicuramente eravamo più di 70 mila, non sappiamo se 100 mila, ma, verso le 11, dovevamo esserci vicini. Ciò che più conta, però, è che la manifestazione sia stata il coronamento di un lungo percorso che ha coinvolto tantissime scuole e numerose università d’Italia.
Incontri, assemblee autogestite, occupazioni si sono susseguite per tutto il mese di dicembre, per parlare della riforma della scuola, ma anche e soprattutto per discutere della guerra in corso, senza trascurare il nesso tra chi ci vorrebbe clienti di un sapere unico e insieme taciti sostenitori del diffondersi di un conflitto globale.
La riforma Moratti non è stata fermata, ma è stata delegittimata dalle grandi mobilitazioni di studenti e insegnanti ; la lotta degli studenti, comunque, non finisce con i mesi autunnali, ma prosegue.
Prossima tappa: assemblea generale organizzata dai Nati Dalla Resistenza di studenti medi e universitari del Nord Italia, che si terrà tra due settimane al Teatro Polivalente Occupato.