Non è la prima volta. A Bologna nel cpt di Via Mattei, nel dicembre 2006 muore un tunisino di 36 anni, per over dose di eroina. Nel cpt di Lamezia Terme, nel dicembre 2006, muore suicida, impiccato, un uomo di 40 anni di cittadinanza bulgara. Nel marzo 2007 un ragazzo nigeriano rinchiuso al cpt di Gradisca ingerisce tossici; viene salvato. A Lecce nel 2003 si registrano 4 tentativi di suicidio solo in 15 giorni. Difficile avere il numero preciso dei tentativi di suicidio che hanno avuto luogo in Italia dall’apertura dei centri di permanenza, data l’assenza di trasparenza e di informazioni. Quasi quaranta, se seguiamo le cronache. Sono numeri, in effetti, che si avvicinano alla casistica delle carceri, ai luoghi di privazione della libertà personale e non luoghi caratterizzati da “una condizione molto vicina alla libertà” come il dott. D. Giovanardi ama sostenere.
Un giorno, durante un ingresso nel Centro per monitorarne il funzionamento abbiamo notato un cappio di lenzuola ancora attaccato ad una grata di uno dei cortili interni su cui si affacciano i blocchi dei trattenuti. Alcuni trattenuti ci hanno raccontato che, la sera prima, uno di loro aveva tentato di suicidarsi, ma era stato fermato in tempo. La cosa non fu registrata nelle statistiche sul Centro che regolarmente richiediamo alla Prefettura. Ma quanti sono stati, a Modena, i casi di tentato suicidio?
Apprendiamo in questo momento di un nuovo suicidio, e di una nuova rivolta all’interno del Centro. La città, che ha voluto ed ospita il Centro, dovrebbe sentirsene responsabile e controllare in quale modo sia amministrato, non dimenticandolo nelle mani del gestore, in particolare dopo un periodo di avvicendamenti ed assestamenti nella conduzione. L’Amministrazione comunale già due anni fa si era impegnata ad istituire un osservatorio cittadino sul cpt: stiamo ancora aspettando.
Ma ora l’interrogativo è un altro. Questa città ha ancora intenzione di ingannare se stessa con la sua illusoria idea di sicurezza, è in grado di assumersi la responsabilità di altre vite spezzate, oppure, finalmente, si dirà tutti che questi Centri vanno chiusi definitivamente e si aprirà la mente ad un’idea di democrazia e di rispetto un po’ più inclusiva?