Giovedì 27 settembre, al VAG di via Paolo Fabbri (a Bologna) si tiene un'assemblea di discussione che, a partire dalla situazione bolognese, cercherà di aprire un discorso sulla prospettiva politica cercando di prefigurare ciò che sta per accadere non solo a Bologna, e cercando di immaginare condotte politiche e comunicative possibili per il prossimo futuro. La Repubblica bolognese di oggi annuncia che io e Valerio Monteventi intendiamo lanciare una lista civica per le prossime elezioni cittadine. L'assemblea di giovedì 27 non è convocata per parlare di questo, ma certo prima o poi qualcuno dovrà decidersi a lanciare una proposta che punti in questa città a far fuori Cofferati e la sinistra che l'ha sostenuto (tutta la sinistra che l'ha sostenuto) senza però consegnare la città alla destra.
Riflettendo sulla riunione che si terrà domani ho elaborato alcune domande che partono dalla situazione cittadina per allargare l'orizzonte. Le metto in lista senza pretendere di richiamare l'attenzione di tutti su questioni così peregrine come quelle che pongo a me stesso.
Quale delle due agonie (quella della giunta Cofferati e quella del governo Prodi) trascinerà l'altra?
Che significato ha (e quale potrebbe avere) la manifestazione del 20 ottobre nella ridefinizione del quadro politico e nell'emergere di un processo di organizzazione sociale autonomo dall'agonia della sinistra novecentesca?
Che ritmi e che modi avrà la precipitazione economica che dagli USA si sta ripercuotendo sull'economia europea?
Quali processi di organizzazione del lavoro precario e quali forme di lotta possono porre un freno e in tendenza rovesciare il processo di devastazione che l'ipercapitalismo ha messo in moto nella vita sociale e nell'ambiente?
Come si manifesterà l'estensione della guerra infinita nella situazione italiana?
Quali possibilità esistono di un'azione di disfattismo attivo contro la guerra?
Che possibilità abbiamo di modificare le scelte monetariste dell'unione europea che strangolano progressivamente la società?
In che modo la catastrofe italiana può modificare la prospettiva europea? E anche: in che modo la catastrofe bolognese può influenzare la prospettiva italiana?
E per finire: in che modo si può agire su questa infinitamente complessa situazione partendo dalla prospettiva locale di una città come Bologna?
Sono solo alcune domande su cui sto riflettendo. So che alcune di queste domande non hanno più una risposta che non sia disperante, ma me le pongo ugualmente. Non si può sospendere l'interrogarsi solo perché non si vedono le risposte. le risposte maturano quando formuliamo con chiarezza le domande giuste.