"Non alzeremo il livello dello scontrino"

L'economia solidale e l'economia di relazione di Vag 61

L'assemblea dell'Officina dei Media Indipendenti intende aprire una riflessione a tutto campo sulle questioni poste dall'attacco dell'assessore Santandrea all'esperienza dello spazio sociale di via Paolo Fabbri 110.
18 maggio 2007 - Assemblea generale di Vag 61

"La sagra d'la plòma" al Vag61 E' veramente singolare che in una città in cui viene insignito di una laurea honoris causa il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus, creatore della Grameen bank, dove le aule universitarie si riempiono di studenti e non se interviene Serge Latouche "maestro della decrescita", o Jeremy Rifkin etc.. o dove l' Assessore Merola ha presentato l'ipotesi/proposta di creare un "distretto di economia solidale" nell'area dell'ex-gasometro di viale Berti-Pichat si debba discutere se il titolo di esistere di un spazio aperto - come è VA61 - sia uno scontrino.
Vale la pena di ricordare che consumo critico, economia solidale, commercio
equo-solidale, microcredito etc. etc... in sostanza tutta l'elaborazione che
qualcuno ha definito "equonomia" non è una invenzione estemporanea di alcuni originali ma nasce da un lungo e complesso percorso che nasce non solo dal ricco e riflessivo occidente ma dall' America latina e dall'Oriente.
Sappiamo che l'economia tradizionale si occupa dei temi tradizionali come
produzione, valore aggiunto ma nell'approccio dominante il tema dell'equità è stato dimenticato, o meglio rimosso, ma in realtà non si può parlare di reddito e produzione senza pensare alle ricadute sulla distribuzione e sulla giustizia sociale. Quello che a partire dai primi Forum sociali siamo chiamati a fare in questo ambito, è quindi recuperare il ruolo centrale degli aspetti distributivi e contribuire alla costruzione di altri sistemi economici.
Spesso si dice che nell'economia di mercato il "consumatore è sovrano", ma in realtà siamo costretti ad una lotta tra imprese e consumatori, determinata da
impari rapporti di potere, in cui le imprese cercano di imporre un monopolio per definire e controllare i bisogni del consumatore.
Per questa ragione le pratiche di consumo critico , riduzione dei consumi, spesa sociale etc.. non hanno solo un carattere simbolico ma sono forme di
rivendicazione del potere - che sembra debole se inteso soggettivamente - per sostituire il consumismo voluto dal mercato globalizzato con il consumo
critico.
Nella sostanza quello che cerchiamo è creare circuiti che concorrano a
modificare il sistema di relazioni sociali esistenti perché il ruolo di chi
consuma sia sempre più connesso a quello di chi produce.
Ed è questo che rappresentano alcune delle esperienze che abitano in VAG61, in particolare il mercatino del martedì con il quale si vuole fare esperienza concreta di come sia possibile praticare, come già avviene negli spazi dell'Xm24, le esperienze di filiera corta, ovvero di compravendita diretta di prodotti dell'agricoltura contadina biologica e dei prodotti naturali,
conoscendo di persona i produttori, visitando i luoghi di produzione , per
cercare di costruire con chi ha fatto della scelta contadina una scelta di vita
cosa significa trasparenza nei processi di acquisto, consapevolezza dei
prodotti, remunerazione del coltivatore.
E questo non significa salvaguardane nicchie di mercato come oasi protette del wwf , questa pratica significa concorrere a definire modalità di produzione e di commercializzazione in antagonismo a quelle esistenti dove invece la logica di mercato premia chi vende prima l'immagine e l'omologazione al prodotto più che la qualità. E' importante pensare che tutte le produzioni determinano sistemi di relazioni sociali ed ambientali: pensiamo al pomodoro di pachino, che ha fatto scandalo perché esseri umani - che qualcuno si ostina a definire clandestini o illegali - raccolgono ad un euro al giorno quintali di prodotto vivendo in condizioni , quelle sì, non umane. E su quei pomodori, inscatolati magari da un industria che non applica le norme di sicurezza per i lavoratori, o che assume al nero.. quando arrivano sullo scaffale paghiamo il regolare SCONTRINO. Ma avevamo dei dubbi che lo scontrino sia sinonimo di legalità... in
quanti casi invece non è che l'anello finale di una catena di sfruttamento e di evasione anche fiscale ( dei produttori ovviamente)?
E' grave quando non si riesce, meglio non si vuole, vedere e riconoscere i
poteri prodotti dal marcato, perché questo porta a giustificare, tollerare e
preservare tutti i sistemi di dominio che occupano ogni sfera dell'economia ,
creando oppressione ed ingiustizia. Per questo è sempre più necessario cambiare lo sguardo sul mondo , agire sui comportamenti quotidiani, cercare di creare nuove modalità di relazione tra le persone, cercando di modificare gli ordini consolidati che il mercato cristallizza per il suo interesse.
Agire in questo modo, come ad esempio fa il gruppi acquisto solidale di Bologna che distribuisce anche a VAG61 le cassette agli aderenti, vuol dire imparare a prendersi cura di noi e delle relazioni che definiamo col semplice e quotidiano gesto dell'acquistare. Vuol dire costruire cercare nel rapporto con chi produce i beni cercare di capire e smontare il sistema di relazioni sociali, nella consapevolezza che consumare in modo critico richiede uno sforzo soggettivo importante che deve essere costruito in un luogo comunitario, dove sia possibile una "economia di relazione" che si sostituisce all'acquisto.
Nella sostanza significa prestare maggiore attenzione alle relazioni di lavoro, al rispetto dell'ambiente, alle ricadute sociali: è la storia dei prodotti , ed il comportamento di chi li produce e commercializza, che dobbiamo leggere con chiarezza.
Questo è il senso profondo delle pratiche che si propongono, perché il consumo critico che cerchiamo di praticare parte proprio dalla considerazione non è necessario nè obbligatorio accettare prodotti che sono l'anello finale di una catena di iniquità. Non solo no-logo e no-copyright ma riconoscibilità e lettura critica del mercato.
In sostanza, un tentativo di aggirare l'economia di mercato e riportare le
relazioni sociali al centro dello scambio. Un'idea troppo ambiziosa per essere praticata in un centro sociale come VAG ed altri?
Ritorniamo al neo-laureato bolognese Yunus che ha detto in questa città che "(...) ho la sensazione che l'economia basi le sue leggi su presupposti che ignorano gli esseri umani. L'economia tratta gli uomini e le donne come macchine. Considera gli imprenditori come persone dalle capacità eccezionali sono state create istituzioni che proteggono questa casta. E così sono state ignorate le potenzialità di una gran massa di dell'umanità. L'economia ama definirsi come una scienza sociale. Non lo è: l'economia parla di lavoro e di manodopera, non parla di uomini e di donne. Una scienza che vuol essere sociale non può ignorare l'ambiente che sta distruggendo".
Queste parole non parlano solo al sud del mondo, ma c'è anche l'occidente neoliberista.
Dovendo scegliere tra il messaggio di Yunus e la pratica di chi sostiene
l'economia solidale non solo a parole e chi pensa che lo scontrino fiscale sia
un valore in sè e rappresenti la legalità non ci sono molti dubbi.
Su questo possiamo continuare e aprire una sfida, a partire dalle pratiche,
proseguendo ed abitando questo cantiere dell'economia di relazione, assieme ai tanti.. senza scontrino.