Questa mattina il Tribunale del Riesame ha confermato la decisione del Gip del Tribunale di Bologna del 20 novembre 2006 nei confronti dei 41 attivisti di Crash, Rete Universitaria, Tpo e altri collettivi di movimento.
E’ stata così rigettata l’istanza del pubblico ministero Paolo Giovagnoli che aveva presentato appello per chiedere l'applicazione delle misure restrittive negate dal Gip nei confronti dei 41 ragazzi (in parte si trattava di arresti domiciliari, in parte del divieto di dimora a Bologna e in parte dell'obbligo di firma).
Lo stesso Tribunale ha inoltre ritenuto di ridimensionare l'ipotesi accusatoria formulata dalla Procura: “questo collegio ritiene configurabili nel comportamento degli indagati i delitti di violenza privata e ingiuria (quest'ultimo addirittura non legittimante cautela) anziché di quello, ben più grave, di violenza e minaccia a corpo politico, giudiziario ed amministrativo, esclusa in ogni caso l'aggravante della finalità di eversione dell'ordine democratico”.
Si tratta dell’ennesima bocciatura per la Procura che, ancora una volta, aveva ipotizzato l'aggravante dell'eversione per l’episodio del 10 ottobre 2006, quando i ragazzi dei collettivi, per protestare per uno sgombero a case occupate nel quartiere Navile avvenuto la mattina stessa, si erano presentati a un’iniziativa del Comune sull'edilizia pubblica al Circolo La Fattoria del Pilastro e avevano contestato l'assessore comunale alla Casa, Virginio Merola, e il presidente del quartiere San Donato, Riccardo Malagoli.
Dopo questa sentenza, sono in molti, sia esponenti politici che operatori del diritto, a domandarsi fino a quando continuerà questa “prolungata ostilità” della Procura della Repubblica nei confronti delle istanze sociali del movimento bolognese.