Sempre più l'esperienza teatrale meno banale e più attenta a un rinnovamento profondo di codici espressivi e di contenuti cerca di andare a prendere un po' d'aria fuori da percorsi divenuti ormai consueti anche per la cosidetta ricerca. Si tratta di immettere nuovi soggetti sociali nella pratica teatrale sia dalla parte degli attori che da quella del pubblico con il risultato di dare piena cittadinanza nel mondo della cultura e identità portatrici di disagio, di inquietudine, di marginalità, di indefinitezza da un lato e dall'altro rivitalizzare e ampliare territori che ormai non possono essere più circoscritti in senso sia letterale che metaforico alla sala di teatro o alla famosa "cantina". Sarà per tutti questi motivi e probabilmente anche per qualcuno in più che troviamo Loredana Putigniani, pluriennale collaboratrice del compianto Neiwiller e di Mario Martone, multiforme talento di performer, regista, artista visiva, china a tracciare col gesso sul pavimento volutamente sporcato della sala Bianca del Link amorevoli traiettorie di lampadine che andranno a creare un magico cerchio di luce per la sua piccola tribù teatrale ROM composta di 12 elementi, maschi e femmine che spaziano dai 16 ai 60 anni. "E' faticossisimo questo lavoro e devo fare praticamente tutto da sola" racconta Loredana mentre con i ragazzi del Link prova l'impianto musicale che sta diffondendo a tutto volume struggenti melodie Mahleriane nell'attesa che, puntualissimo e per noi un po' enigmatici si materializzino loro, gli zingari del campo nomadi di Sasso Marconi forse felici, forse no, ma certo pieni di dignità, di eleganza e di una saldezza interiore che per noi stanziali è ormai solo mitologia. "I contributi che ricevo sono sempre troppo scarsi rispetto alla complessità e alla forzata lentezza di questo lavoro iniziato con una prima presa di contatto al campo nel Maggio del 1996, ma la voglia di uscire dalle pastoie di tanto teatro più o meno ufficiale è più forte di tutto: loro i ROM dicono di avere accettato per soldi questo ingaggio (anche se ne prendono ben pochi) rispetto al numero di ore di lavoro e all?inizio è stato scioccante anche per me incontrare gli stessi che fanno laboratorio fuori in strada a chiedere l?elemosina. Sono venuta proprio qui a Bologna perchè c?era la comunità più forte e sedimentata da più tempo di ROM provenienti dalla Bosnia (dove non erano comunque stanziali) e per mesi ho cercato di trovare un punto d?incontro tra l'alterità che sempre propone il Teatro e la loro quotidianità fatta di uno stanzone di socializzazione al centro del campo infangatissimo di Sasso Marconi: qui era normale che tutti passassero e interagissero anche con quelli che stavano "provando" capaci di straordinarie performances e poi di improvvise chiusure e sottrazioni per noi indecifrabili. Da tutto questo capivi che davvero il senso di libertà di non appartenenza è quella zona non tanto fisica quanto mentale in cui loro costantemente si muovono e che per noi è per lo più solo eco inquietante di una radice così lontana che abbiamo paura persino di rintracciarla temendo ci separi dalle nostre piccole certezze. Dopo aver vissuto tutto il tempo con loro nell'ultima settimana ora sono qui al Link e non so bene cosa accadrà. Ci stiamo appropriando tutti insieme di questo spazio a poco a poco ed è chiaro che qui bisognerà filtrare diversamente il loro tipo di energia. Non so se definire tutto questo spettacolo, comunque qualcosa di magico accadrà qui Giovedì 13 e Venerdì 14 al Link dalle 22 in avanti. Ho cercato di lavorare sulle loro enormi capacità espressive legate al canto, al senso del ritmo, al loro essere armonico naturale e non ho preso a riferimento l'immaginario di Kusturica come si potrebbe pensare, bensì ho avuto in mente il film di Tarkovskji Stalker con il suo concetto di esplorazione della zona e della libertà della ricerca interiore. Ho cercato in definitiva di escludere l'idea di emarginazione, precarietà e sofferenza anche perchè vivendo con loro ti rendi conto che la loro dimensione collettiva tende a rendere molto diversi i termini del problema della solitudine e della depressione per come comunemente l'intendiamo noi. Intanto che parliamo, arrivano loro con qualche strumento musicale, lunghi abiti fruscianti le donne, completi quasi azzimati gli uomini ed è subito un rutilare, un'accendersi di sguardi fieri, ridenti, timidi ma sempre diretti fino all?imbarazzo. Il rituale sta per iniziare e sarà certamente una sorta di viaggio iniziatico per noi tutti che avremmo voglia di partecipare. Ricordiamo che partners istituzionali di questa impresa di Loredana sono l'Associazione Il Gabbiano e il Comune di Bologna nelle vesti degli Assessorati alla Cultura e alle Politiche Sociali.
Altri riferimenti al concetto di shock inteso evidentemente come cortocircuitazione più che salutare di esperienze diverse è nel progetto teatrale "Guardie e ladri" (appuntamenti sulla scena del delitto) curato dal Reon Teatro e da Moline TNE insieme a un sodalizio inedito con il Sindacato Unitario di Polizia (contatto che le Moline avevano già stabilito tramite le passate esperienze con il gruppo dei Giallisti Bolognesi). Questo progetto si snoderà dal 13 al 17 Marzo e presenterà complessivamente tre spettacoli tutti giocati sul discorso dei ruoli, sulla intercambiabilità e il rispecchiamento dei medesimi, discorsi molto attinenti al Teatro ovviamente e molto meno invece esplicitati nella vita comune. Una riflessione proprio su questo sarà rappresentata dal nuovissimo (Poimetto Assassino) che costringerà l'attrice Anna Amadori al centro di una trama delittuosa recitata in versi, a fronteggiarsi e confrontarsi con una banda teatrale di ladri e contemporaneamente con quella opposta delle guardie aderenti al gruppo teatrale del SIULP peraltro prontissime a scambiarsi di panni con gli altri. Tutto l'insieme sarà una sorta di personale dello spericolato gruppo REON e delle loro ultime fasi di lavoro che concernano un attento e approfondito scandaglio della realtà carceraria: si potrà quindi vedere PASSEGGIATA SPETTRALE da un bellissimo racconto di H. de Balzac insieme alla compagnia Teatrale della Casa Circondariale di Sant'Anna e un Wojzeck da Buchner per l'elaborazione e regia di Fulvio Ianneo insieme all'ultima versione della compagnia REON al gran completo e alle musiche di Tiziano Popoli eseguite dal vivo da Popoli e Pagnozzi. Sarà interessante anche la possibilità offerta al pubblico di incontrare e di interrogare dopo gli spettacoli tutti i partecipanti a questo particolarissimo lavoro e sarà veramente intrigante vedere come una parte della ricerca teatrale più avvertita stia aprendo porte e finestre non tanto alle abusate contaminazioni, quanto a forme comunicative più efficaci con la realtà.