Il bianco e nero, il colore, i formati, le polaroid: tutto ha dignità di documento se registra in modo puntuale e con sguardo attento le infinite variazioni, gli scarti, gli indirizzi che le giovani leve vanno assumendo nel mondo.
Partiamo dai protagonisti del titolo Fanny e la figlia quattordicenne di Donna Ferrato, una delle fotografe americane di maggior rilievo e di Philip Jones Griffiths (UK), fotogiornalista della Magnum. Il mondo di Fanny, registrato in bianco e nero con la delicatezza che sa usare il vero amore, e la cronaca della sua tenera vita, fotogramma per fotogramma, a partire dalla sua nascita, fra i seni materni, infagottata e in viaggio, o in libertà dormiente, con i nonni, fra le amiche, seguendo passo passo, con stupore quasi, il suo fiorire.
L'eredità della guerra è il contrappunto. È Darko, di nove anni, cresciuto a Sarajevo fra bombe e incertezze. Sono i bimbi che cercano fra mille ristrettezze di giocare aggrappandosi a una corda, facendo capriole, saltando malgrado tutto. E malgrado tutto, le foto in b/n di Paolo Pellegrin, sono un segnale positivo , sono speranza.
Fra Fanny e Darko - i due estremi - tanti altri mondi.
Sally Mann (USA) intitola Dodici anni la sua indagine.
I soggetti sono solo adolescenti di questa età che segna in modo indefinibile il passaggio fra l'essere bambine e l'essere donne. Rockbridge e la Virginia in b/n sono lo sfondo geografico entro cui la fotografa coglie in modo sensuale e raffinato giovanette in pose che facilmente sfiorano il fraintendimento, l'ambiguità, che lambiscono inequivocabilmente il mondo degli adulti.
Howard Schatz (USA) con Appena nati guarda alla nascita come al momento zero dell'esistenza, l'interrogativo attorno a cui ruota la vita, fra chi la dà e chi la riceve.
Sotto il cappuccio di Chris Harrison (UK), fotografo e insegnante di fotografia, è una serie di grandi ritratti quadrati a colori di giovani del sottoproletariato di una città satellite di Manchester. La particolarità consiste nel fatto che i soggetti sono tutti ripresi singolarmente o in gruppi di due in un set ricavato da un teatro dismesso di Salford, per cui lo sfondo rosso cupo del broccato contrasta con i giubbotti neri, con le Adidas, i jeans le sigarette agli angoli della bocca, i tatuaggi, gli sguardi.
Harrison riesce a trasformare alcuni dissipati teppisti in icone cinquecentesche, secondo un'opera di decontestualizzazione per cui non compare mai l'ambiente, ma solo il prodotto finito.
È pura luce invece Giugno di Mi ja Renstrom, giovane artista svedese che presenta la storia di una colonia estiva in Danimarca, frequentata da bambini down. Sono ritratti delicati, scene di spaesamento così poetiche da lasciare una leggera ma indelebile traccia di simpatia e di speranza.
Nessun futuro invece per i ragazzini di Avanti veloce: crescere all'ombra di Hollywood, un reportage di Lauren Greenfield (USA) sulla dorata e ricchissima infanzia dei "vecchi" dodicenni di Los Angeles.
Una colonia sui generis anche ad Artek: ritorno all'URSS, una località descritta da Claudine Doury, francese, attirata da una gioventù alla ricerca di una realtà che sembra un ritorno a tempi remoti.
Andrea Modica, dagli USA, realizza la serie Bambini nel tempo, con una tecnica al platino-palladio moto raffinata.
Ancora povertà per Marie-Paule Nègre. La nuova classe sociale francese, appartata, separata anzi, rappresenta i Tempi moderni.
I bimbi che abitano quelle spoglie stanze, tanto affollate da sembrare senza aria, sono brutti, raggrinziti e tristi eppure così struggenti, così indifesi.
Poi i freaks. Sono i Giovani eroi senza ideali che affollano le notti finlandesi descritte da Jouko Lehtola. L'alcool, le botte, gli abbracci famelici, i rossetti sbavati e un'oscurità che nasconde i mostri che sono fra noi...
Paola Bacchi