Dopo l'inchiesta della Procura della Repubblica sulla legittimità del Comune di Bologna di stipulare convenzioni con il Corpo delle Pattuglie Cittadine per il Progetto “Assistenti Civici”, ieri, in Consiglio Comunale, i consiglieri dell’Altra Sinistra hanno chiesto una commissione d'indagine: “Ricordo che due anni fa, per le semplici infondate accuse di un assessore poi dimessosi – ha detto il consigliere del Cantiere Serafino D'Onofrio - si attivò una commissione d'indagine, perciò, a maggior ragione, è opportuno farlo ora per le inspiegabili reticenze che l'amministrazione ha in questa vicenda”. La richiesta è stata avanzata nell’aula di Palazzo d’Accursio nel corso degli interventi di inizio seduta dagli esponenti della sinistra radicale, irritati da quello che D'Onofrio ha chiamato "l'imbarazzante silenzio del Comune di Bologna" sulle convenzione coi vigilantes.
Per l'Altra sinistra le convenzioni coi pattuglianti sono sotto inchiesta e vanno "congelate", come aveva chiesto l’indipendente Valerio Monteventi nei giorni scorsi.
Il consigliere, a sostegno della sua tesi, ha citato in aula la circolare del Ministero degli Interni del 12 luglio 1995 in cui si chiede ai Prefetti delle varie Province di compiere un monitoraggio sulle “Associazioni di volontariato aventi come fini la promozione di iniziative di lotta alla microcriminalità” per avere la conoscenza della portata e dell’evoluzione del fenomeno, per verificare la liceità delle iniziative promosse e messe in essere dalle associazioni.
Ha poi fatto riferimento alla sentenza del Consiglio di Stato del 18 ottobre 1995 in cui si affermava: “I servizi di sorveglianza disarmata finalizzati alla semplice segnalazione delle Forze di Polizia di eventuali aggressioni e pericoli per il patrimonio di terzi devono considerarsi soggetti alla disciplina dell’art. 134 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza e possono essere disimpegnati solo da imprese cui sia stata concessa preventivamente la licenza e che si avvalgano di personale dotato della qualifica di guardia giurata”.
Monteventi ha poi riportato anche la circolare del Ministero dell’Interno del 5 luglio 1996 che aveva per oggetto la “qualificazione giuridica dell’attività di vigilanza disarmata svolta da soggetti non autorizzati”; tutti questi atti, secondo il consigliere, insieme all’inchiesta della Procura sulla legittimità delle convenzioni dal 1995 ad oggi, avrebbero dovuto interessare l’Amministrazione comunale che, invece, si è nascosta dietro un “silenzio agghiacciante”, a partire dalla prima inchiesta sui Pattuglianti, quella che si interessava delle aggressioni dei vigilantes ad alcuni manifestanti il 2 giugno 2004 in Piazza Nettuno.
“A quanto pare questo Consiglio – ha accusato Monteventi - non vuole occuparsi della questione". Il consigliere indipendente ha poi sollecitato il presidente della commissione Affari Istituzionali ad avviare la trattazione dell'ordine del giorno che l'Altra sinistra aveva proposto sulla vicenda la scorsa settimana e la cui iscrizione ai lavori del Consiglio era stata bocciata da un'alleanza trasversale (Ds, Margherita, Alleanza Nazionale, Forza Italia e La Tua Bologna).
“Chiedo- ha insistito Monteventi lanciando il suo personale guanto di sfida - che si discuta di questa vicenda in commissione… io sono molto tranquillo perché so di avere tutte le carte a disposizione per confrontarmi con chiunque, a partire dall'assessore Libero Mancuso, dato che ha messo in discussione l’attendibilità delle nostre tesi”. Il consigliere D'Onofrio ha annunciato invece che l'Altra sinistra chiederà i documenti sulle convenzioni, le corrispondenze di servizio, i rapporti sulle attività, le relazioni per "verificare quanti servizi delle pattuglie si concentrano sulle scuole e nei parchi e quanti invece fuoriescono dagli orari previsti e vanno a finire in ore notturne in zone e in tempi estranei alle convenzioni stipulate”.
Altro fatto che D’Onofrio ha evidenziato è la “solitudine di dubbia legalità” in cui il Comune si è cacciato, mettendosi sull’altra sponda rispetto al Ministero dell’Interno, alla Prefettura, alla Questura e alla Procura della Repubblica.