“La guerra dei 33 giorni” di Gilbert Achcar, attivista libanese, e Michel Warschawski, attivista israeliano, si impone l’intento di mostrare come dietro la guerra tra Israele e Libano ci sia un quadro contestuale molto più ampio e complicato.
Il libro è stato scritto dagli autori durante la guerra stessa, spinti dall’impulso di smentire la stampa che la presentava come un conflitto diretto tra Libano e Israele, senza darne un’adeguata contestualizzazione storica.
Nel libro si cerca di esprimere l’esistenza di un progetto di guerra globale preventiva e permanente lanciata dagli Stati Uniti e da Israele. L’attacco al Libano, con l’apertura di un quarto fronte di guerra (il primo è stato l’Afghanistan, il secondo l’Iraq, il terzo la Palestina con la distruzione della striscia di Gaza) deve essere integrato a una logica di distruzione dovuta al passaggio dall’era della colonizzazione, a quella della decolonizzazione. Si può comprendere quindi solo all’interno di un quadro di riconquista.
Michel Warschawski si è mostrato preoccupato per lo scoppio di una nuova guerra. Il suo presentimento è giustificato da vari incidenti che hanno avuto luogo in questi giorni sulla frontiera tra Libano e Israele, incidenti che potrebbero dare il pretesto per un nuovo attacco. L’autore è perfettamente a conoscenza del desiderio, da parte dell’esercito israeliano, di avere una seconda opportunità dopo la sconfitta subita. Israele sta soltanto aspettando di risolvere tre problemi fondamentali prima di tornare all’attacco:
1° Mobilitare l’opinione pubblica israeliana. Il popolo infatti, aveva sì dato il proprio consenso alla guerra, ma non si era preparato a pagarne il prezzo.
2° La ricostruzione di un esercito; l’esercito israeliano si trova ora costituito da militari bravi a reprimere civili, ma completamente incapaci a sostenere una guerra (come effettivamente hanno dimostrato).
3° Avere una chiara direzione politica, in quanto la situazione israeliana attuale è quella di una classe politica completamente inesistente a causa di un presidente, Moshe Katsav, accusato per molestie sessuali, e un capo di stato maggiore, Dan Halutz, che si è dimesso per gli errori commessi in Libano.
Diverse inchieste infatti, hanno portato alla conclusione che il generale sia entrato in guerra con obiettivi poco chiari e senza un piano preciso per le forze di terra.
Leggendo questo libro si possono comprendere le vere ragioni della guerra, nonché l’enorme giro di interessi delle grandi potenze coinvolte, Italia compresa.