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Oggi va in scena l'Alma Fest, un'evento organizzato dall'università di Bologna per accogliere le matricole e gli studenti, la stessa università che taglia e che militarizza i luoghi di socialità, che chiude gli spazi autogestiti e che minaccia gli studenti con interventi disciplinari. Abbiamo deciso di rompere l'ipocrisia di una governance universitaria al tramonto, abbiamo deciso di far vedere a tutti la vera faccia dell'alma mater, che con questi eventi tenta di mandare segnali di un'apertura che è solo apparenza e falsità.
Durante lo scorso anno i percorsi di connessione che abbiamo messo in campo, non senza scontri e forzature, hanno dato vita ad eventi, rassegne e discussioni realmente capaci di liberare e potenziare la creatività e la cooperazione sociale diffusa in questa città; Bartleby è stato capace di riappropriarsi di spazi negati agli studenti per farli vivere a partire dai desideri di tutti e tutte. Uno spazio come quello di via Capo di Lucca 30, uno spazio chiuso da anni alla fruibilità degli studenti, è stato aperto da Bartleby a progetti di sperimentazione collettiva artistica e politica al tempo stesso.
Bartleby è un progetto di tanti e tante, una scommessa collettiva, è la possibilità di conquistare nuovi spazi di innovazione ed espressione per il tessuto culturale e vivo di Bologna che per troppo tempo è stato messo all'angolo.
Questa serata quindi ci rallegra, ci dice che la nostra determinazione e la nostra voglia di trasformazione raggiungono degli obiettivi, seppur parziali, ma che riescono ad incidere e a cambiare, ci dice che abbiamo fatto bene a forzare il nostro tempo e che su queste basi dobbiamo rilanciare.
Ma questa serata ci fa anche incazzare. Ci parla dell'ipocrisia dell'amministrazione universitaria che si spaccia per benevola e aperta alla valorizzazione dei percorsi espressivi, ma che in realtà di fronte a quei percorsi di innovazione, di rottura, di sperimentazione dal basso, continua a fare muro contro muro.
Lo scorso giugno, proprio nei giardini di Filippo Re abbiamo realizzato Garden Art: non solo una festa come questa, ma anche un evento in cui l'eccedenza e la creatività, che si vorrebbe ammaestrata nel grande circo dell'alma mater, ha ripreso parola con forza e gioia, con tutta la voglia di esprimersi liberamente e collettivamente. Ma abbiamo dovuto combattere per realizzarla: la prorettrice Monari sull'orlo di una crisi di nervi ormai sempre più imminente ha più volte minacciato di chiamare la polizia, di cacciarci, di farci sgomberare dalla celere.
Ma queste sono state solo alcune delle strategie messe in atto dall' università nei confronti di Bartleby e dei suoi laboratori culturali e politici: sgomberi, minacce di risarcimento, minacce di sospensione e inchieste disciplinari aperte nei confronti di studenti dell'onda, manganellate. Questa è l'altra faccia della governance, l'altra faccia della Monari e dell'Alma Mater.
Le iniziative come l'Almafest sono importanti segnali di apertura apparente, ma sono anche delle maschere che mistificano e tentano di recuperare, governare e sopire l'eccedenza continua che si produce nelle strade e nelle aule universitarie.
Bartleby continuerà a inventare nuove forme di vita, a costruire ed imporre i nostri desideri collettivamente, continuerà a riappropriarsi di ciò che quotidianamente produce. Non ci accontentiamo di una pacca sulla spalla. Vogliamo quello che già ci appartiene e che ci viene negato. Ed è solo sulla base del riconoscimento di questa eccedenza che potremo parlare di merito...
E' ora di chiudere con questo tipo di gestione dell'universita', è ora di sfidare la nuova gestione, il nuovo rettore ad una reale apertura alle reti sociali e alle esperienze culturali che vogliono autorganizzarsi e autodeterminarsi e che sono la vera ricchezza di questa citta', come è visibile stasera e non solo.
Quello che vogliamo è l'apertura di tavoli di confronto sull'autoriforma dell'università che il movimento dell'Onda ha praticato e sta praticando dal basso in tutte le facolta', un'adeguata retribuzione per stage e tirocini che sono vere e proprie prestazioni lavorative gratuite.
Soldi e crediti per l'autoformazione, garanzie di liberta' e indipendenza per la ricerca.
Una casa per Bartleby e per i suoi progetti.
Questo potrebbe bastare per un buon inizio.
Bartleby