Per quanto ancora si dovrà attendere per avere una risposta glbt 'diversa'? La diversità può essere declinata, ed è nell'affermazione coraggiosa e poco gentile dei propri bisogni che trova un terreno politico in cui impiantare radici. Il presidio di oggi ha lasciato chi scrive, e diversi altri partecipanti, alquanto perplessi. Ha perplesso la predominanza di bandiere Arcigay ed Arcilesbica ad un presidio che si diceva autoconvocato, che sembrava voler esprimere rabbia e determinazione, ma che si è dimostrato quasi una cerimonia: decine e decine di bandiere già viste, un pò di autorità spruzzate qua e la. Dagli interventi degli autoconvocati si è colto poco, e quello che si è colto ha lasciato parecchi a bocca asciutta. Alla risposta securitaria ci si è auspicati quella culturale, in che modo questa risposta culturale debba essere messa in pratica non lo si capisce, la cultura della diversità e della libertà non è certo quella dominante in questo paese. Di chi è la colpa? Di certo di politici corrotti e clericali, di certo di un revival fascista sempre più evidente. Eppure non è dall'altro ieri che i gay, le lesbiche, i e le transessuali fanno controcultura e controinformazione in Italia. E' forse giunto il momento perchè tutto il movimento glbt riconosca i suoi sbagli, che le due maggiori associazioni di rappresentanza dei 'diversi' facciano il punto e si facciano due conti. Che cosa hanno ottenuto dalle politiche di conciliazione, moderazione, lobbing? L'apertura di qualche locale in più poi preso di mira dai fascisti? Il sogno di una legge sulle unioni civili che probabilmente non arriverà mai? Non solo, certo. Ma in questo momento contano più le mancanze.
Dagli interventi al megafono sono state ricordate Rosa Parks e Silvia Riveira, MalcomX e Stonewall. Bene. Rosa Parks e Sylvia Rivera non si sono limitate di esporre le proprie lamentele di fronte ad un annoiato Delbono qualsiasi, ignorando il rimbalzo delle loro parole sul muro di gomma della democrazia: hanno, in modi diversi, saltato il gradino della rappresentanza, hanno preteso, si sono prese lo spazio, la parola, la propria emancipazione. Non l'hanno richiesta a nessuna, l'hanno afferrata con la rabbia dello sfruttamento. Stonewall non è stato un gioco da politicanti, è stato una rivolta. E' stato una presa di coscienza, l'insurrezione di una comunità di subordinati alla violenza dello stato normalizzante e repressivo. Da Stonewall quel cordone di sbirri è arretrato di un passo indietro, concedendo spazi di libertà secondo il proprio arbitrio e le proprie convenienze, pronto a riprenderserli al momento opportuno. Sta agli eredi di quella esperienza difendere ed allargare quegli spazi al resto della società, lottare per un unico spazio di libertà rinunciando per un attimo al proprio orticello, rompendo gli steccati e riconoscendo il denominatore comune dell'oppressione di chi subisce la violenza sessista, razzista, lo sfruttamento sul lavoro, la discriminazione, la privazione della propria libertà.
La rappresentanza non è stata in grado di rappresentare la comunità glbt - a parte un paio di occasioni illuminate, sul resto sarebbe meglio stendere un velo pietoso- , non in questo paese. Il gioco della 'competizione democratica' si svolge secondo regole dettate dall'alto, la scelta è tra restare in ballo sperando in una mano fortunata o rovesciare il tavolo e provare a riscrivere le regole.
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