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Strasburgo, mattina presto: arrivano pullman e treni da ogni direzione, ma anche migliaia di persone a piedi dopo aver camminato per chilometri, visto che la maggior parte dei mezzi sono fermati da posti di blocco della polizia e fatti deviare per altre strade. Arrivare al centro o almeno avvicinarsi con dei mezzi è impossibile.
Durante la mattinata vengono portate a termine alcune azioni contro banche, farmacie, hotel e treni della TGV (treno alta velocità) in una Strasburgo percorsa da tensione e troppi poliziotti. Nel cielo si vedono nuvole di fumo salire da più parti: sono le dogane che bruciano dopo un forte lancio di molotov, è un albergo in fiamme a pochi passi del tragitto del corteo.
Verso le 11 cominciano a formarsi vari gruppi di manifestanti che tentano di unirsi a formare un unico, grande corteo ma c’è difficoltà a ritrovarsi e a compattarsi poiché ogni strada, ogni angolo è controllato da squadroni di poliziotti sia francesi che tedeschi, armati di ogni tipo di arma antisommossa: hanno manganelli, fumogeni, bombe assordanti, flash balls (per sparare proiettili in gomma di 28 gr). Il dispiegamento di forze armate è veramente impressionante, ad ogni angolo c’è almeno un blindato ed una decina di uomini che impediscono ai gruppi di manifestanti di raggrupparsi: sempbra proprio che ci sia la chiara volontà di impedire il corteo già adlla mattinata, ma anche di far salire la tensione e il livello della provocazione alle stelle.
Intorno alle 13 arrivano gli ultimi gruppi di manifestanti da fuori, giungono pullman da Parigi, dalla Spagna, dalla Germania in una città blindata e blu (come hanno detto molti giornali francesi) in cui ancora di più risalta la fiumana di persone che dietro a striscioni colorati, bandiere, camion dei sound.
Sono circa le 14 quando il corteo comincia a formarsi, mentre si aggiungono pian piano gli ultimi arrivati, che per unirsi agli altri sono obbligati ad oltrepassare un ponte piantonato da blindati della polizia. I gendarmi sistemati ai lati della strada e poi in blocco davanti l’entrata del ponte ripetono ad alta voce che una volta passati, i manifestanti non potranno più tornare indietro, ed infatti bloccano l’uscita dal ponte ad alcuni ragazzi.
Adesso il corteo si è compattato, finalmente si vedono tutte quelle cinquantamila persone venute a gridare la loro indignazione e rabbia contro il summit della Nato, proprio nel giorno del sessantesimo compleanno dell’alleanza, in cui i capi delle maggiori potenze mondiali si sono incontrati per decidere le nuove strategie militari e per dare il benvenuto ai nuovi paesi aderenti. Si comincia a marciare lungo il percorso stabilito ma quando la metà del corteo giunge nei pressi del Ponte Europa, che collega la zona del corteo al centro della città, la polizia dà inizio ad un massiccio lancio di lacrimogeni contro i manifestanti, che sono costretti a scappare e ad allontanarsi in avanti, scivolando e correndo lungo il prato e lungo la strada. Da subito alcuni manifestanti restano a terra, con forti difficoltà a respirare e agli occhi, mentre dall’alto del ponte la polizia continua a lanciare i lacrimogeni “a grappolo” e a spingere il corto in avanti con l’uso degli idranti piazzati sopra le camionette. Dopo questo primo momento, e rialzati i manifestanti presi da malessere il corto avanza su questa strada di periferia, fiancheggiata da strutture di vecchie fabbriche e magazzini, finchè il corteo non viene fermato.
Guardando verso la testa del corteo ora immobile, si vede del fumo salire da un palazzo vicino e molti gendarmi posizionati sul ponte che sovrasta il punto finale della strada. Il corteo viene infatti bloccato a causa di questo incendio, ossia affinchè i pompieri possano spegnerlo, a in realtà dopo pochi minuti si capisce che non è questa la ragione.
Intanto i manifestanti che chiudono il corteo trascinano dei vagoni di un treno fermo sulle rotaie che attraversano la strada per bloccare l’arrivo della polizia, e per un’ora circa ai manifestanti viene impedito di avanzare e di proseguire il cammino, ma per il momento la situazione è tranquilla. Per circa un’ora tutto è calmo, dai camion si diffonde musica e parole di chi prende il microfono, si urlano slogan, qualcuno balla.
Alle 16.30 circa, mentre la prosecuzione del corteo rimane ostacolata, in coda i poliziotti riescono a spostare i vagoni e si schierano a cordone, chiudendo ogni via d’uscita, e avanzando verso il corteo fanno partire la seconda carica di fumogeni, a cui segue la reazione dei manifestanti, con lancio di bottiglie e sassi, mentre si cerca di varcare il blocco imposto alla testa del corteo.
Ma a quel punto inizia un ennesimo lancio di lacrimogeni proveniente proprio dalla polizia che sta impedendo l’avanzamento del corteo, e così i manifestanti sono costretti ad indietreggiare e per difendersi dalla polizia che sta alle spalle costruiscono delle barricate con ferro e legno, mentre continua massicio e continuo il lancio di lacrimogeni a grappolo, alternativamente dalla testa e dal fondo del corteo. Gli scontri tra polizia e manifestanti si susseguono per un’ora, e sempre più manifestanti vengono colpiti da malori: un ragazzo è a terra con del sangue che esce dalla fronte, una ragazza che piange colpita da un proiettile di gomma sulla gamba, una ragazza di giovanissima età spaventata e che tossisce.
Finito questo lungo momento di tensione la polizia indietreggia, si calma, e il corteo ritorna sui suoi passi, ma propiio mentre sembra che la situazione sia calma e che la polizia abbia smesso l’offensiva, ricominciano cariche e lacrimogeni. Solo dopo due ore il corteo può tornare indietro, data l’impossibilità nel proseguire, ma mentre una parte dei manifestanti resta a fronteggiare la polizia alla testa del corteo e ai lati, le parti più istituzionali (partiti e sindacati) si allontanano in fretta, dividendo in due il corteo e lasciando un terzo dei manifestanti indietro, per almeno mezz’ora, finchè, ricompattato il corteo si torna indietro fino al punto di partenza della manifestazione.
Un’altra volta lo Stato decide di mostrarsi potente utilizzando la forza e la repressione: probabilmente N. Sarkozy impaurito dall’arrivo del suo collega statunitense, avrà pensato bene di metter in mostra tutti i suoi uomini in divisa e di far vedere quanto è forte questa Francia in mano sua e della destra. Peccato che per ogni dogana c’è sempre una barricata.