Solo nell'italia di oggi un prete nazista poteva essere canditato alle elezioni comunali.
Già, nazista, perché l'epiteto "polically correct" di "lefebvriano" che la stampa nazionale e locale riserva oggigiorno a questo genere di personaggi ci sembra davvero riduttivo.
Come definire altrimenti un mon-signore che nega l'immensa tragedia del popolo ebraico nei campi di sterminio nazisti, quale appellativo riservare a chi, rivolgendosi ai fedeli, li esorta con il termine camerati; che termine usare per chi esorta a uccidere gli omosessuali che vogliono adottare bambini, se non il termine "nazista". Non ce ne vogliano le agenzie di stampa, le maggiori testate nazionali e i giornalisti professionisti in odore di precarietà, ma il termine "lefebvriano" ci sebra davvero un artefizio letterario che ci si poteva
rispramiare.
In un paese in cui i ragazzi che protestano per una migliore scuola pubblica vengono etichettati come guerriglieri, in cui si abolisce il diritto di sciopero per i lavoratori e in cui la polemica contro gli immigrati assume i toni della propaganda "razzistissima", non ci saremmo aspettati una tale benevolenza retorica nei
confronti di chi sogna uno stato dittatoriale governato su basi razziali.
Cacciati a pedate da altri paesi, scomunicati dalla loro stessa istituzione religiosa, invisi all'opinione pubblica mondiale, questi soggetti trovano oggi spazio nel paese di Pulcinella, Pantalone e Berlusconi.
Da parte nostra, oltre al normale e democratico "schifo" verso chi vorrebbe fare carta straccia della tanto osannata democrazia, ci aspettiamo che la vigile comunità ebraica bolognese, sempre pronta ad alzare la voce quanto si parla dello stato di Israele, faccia anche questa volta il suo dovere, su un personaggio che non solo contesta l'esistenza di quello stato, ma che vorrebbe addirittura che quella "razza" scomparisse.
Aspettiamo ansiosi la feroce condanna della curia, sempre ligia alle parole delle sacre scritture quanto si parla di cellule, molecole e di feti, di omosessuali e di "comunisti", ma un pò disattenta allorché
retoriche da Quarto Reich ricompaiono nelle nostre democratiche piazze.
Attendiamo, dal ceto politico cittadino, quelle parole di forte condanna per chi mina le basi democratiche della vita civile, tante volte spese nei confronti di quei cittadini che osano irrompere nella vita pubblica del paese e subito dimenticate allorchè si debbano indirizzare verso personaggi che inneggiano alla "presa delle armi" e che vorrebbero disifettare la vita pubblica da quelle razze e da quelle confessioni religiose che tanto
male hanno fatto all'italica tradizione.
Ma sappiamo già che questo non accadrà, nel nome del pluralismo e del "politically correct", oggi, avrebbero spazio pubblico personaggi come Goebbels. Il Furher diventerebbe un astuto politico che si rivolge alla pancia dell'elettorato, corteggiato dai grandi partiti che venderebbero l'anima pur di avere qualche voto in piu.
Questa oggi è la classe politica italiana, un misto di opportunismo, di lobbysmo e di salvaguadia delle posizioni di rendita, che passarebbe volentieri sopra le restrittive regole democratiche pur di rimanere insediata nelle Versailles dei palazzi del potere.
Non resta, allora, che rivolgersi alla parte sana di questo paese, quella che lotta per i propri diritti, quella che assedia i palazzi dell'aristocrazia politico-economica, quella che combatte affinchè il dispotismo e il regime non trovi spazio in italia, quella parte sana a cui il mondo intero guarda con speranza e ammirazione. Don Giulio Maria Tam, il nazista, già cacciato da altre città e da altre competizioni elettorali si è presentato ieri a Bologna.
Questa è la notizia che volevamo darvi. Al resto ci penserà l'animo sicero e civile della popolazione della nostra città.
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