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Siamo con Giovanni, bidello della scuola elementare e attivista dei Cobas Scuola, per un momento di approfondimento riguardo al meccanismo di privatizzazione ed esternalizzazione del personale ausiliario della scuola. Quando e da dove parte questo processo?
La privatizzazione comincia nell’epoca di Vitali, quando la prima forza politica di Bologna prepara questo pacchetto di esternalizzazione e privatizzazione. Questo determina un cambiamento profondo rispetto alla gestione delle scuole sui servizi sociali. Il cambiamento prevede che parte dei contributi e dei finanziamenti che il comune prevedeva per le scuole vengono dirottate al privato. Questo colpisce in pratica i servizi mensa, i servizi pulizie e i servizi scolastici in generale.
Come primo passaggio c’è sostanziale smantellamento delle mense interne delle scuole a partire dagli anni 80..
Non si tratta solo di un fattore tecnico, quanto piuttosto di cambia il concetto della scuola intesa come comunità educante. Non c’è più attenzione rispetto alle esigenze dei ragazzi e alla loro alimentazione. Lo smantellamento comporta anche milioni di vecchie lire buttate nelle discariche in quanto le attrezzature della cucine vengono sostanzialmente rottamate. In più abbiamo una diminuzione drastica del personale assunto dal comune e uno spostamento considerevole di risorse dal pubblico al privato. Si tratta di un servizio che non ha più come obbiettivo la qualità. Tutto viene centralizzato in base a questi “centri pasti” dislocati nei vari quartieri di Bologna con spese considerevoli
Questo passaggio di risorse comporta quindi anche un peggioramento drastico del livello qualitativo del cibo e del servizio in generale.
Prima c’era un controllo diretto del personale che lavorava nelle cucine. Una garanzia di qualità e freschezza che ora non esiste più. Inoltre esiste un passaggio ulteriore. La centralizzazione della produzione pasti viene a sua volta dismessa nel senso che viene formata una società di cui il comune è proprietario del 51%, mentre il restante 49% è gestita dall’azienda Seribo legata alla lega delle cooperative. Questo ha peggiorato di molto il servizio in quanto la Seribo sfrutta diversi personali delle agenzie interinali o personale assunto direttamente dalla società. Si torna ad un discorso di precarizzazione estrema. Si tratta di un lavoro “a giornata”, come spesso capita. Il personale assunto dal comune dava una garanzia di continuità annuale necessaria. Con il meccanismo di esternalizzazione questo concetto di continuità viene meno. Si tratta sempre più di pseudo cooperative, o meglio agenzie di collocamento di fatto, ben note per lo sfruttamento di quello che comunque è un lavoro serio, pesante e qualificato.
Sul finire degli anni '80 inizia anche il processo di esternalizzazione dei servizi di accoglienza legati al pre e post-scuola...
Esatto. Viene appaltato all'esterno il pre-post, con 3 livelli di conseguenze negative, simili a quelli già afforntati rispetto alle mense e a quelli che vedremo rispetto alle pulizie. Innanzitutto cala drasticamente la quantità di personale ausiliario stabile all'interno delle scuole. Poi iniziano a crearsi situazioni di precarietà estrema e lavoro sottopagato nelle cooperative (l'esempio attuale della Coop. dolce è emblematico). Infine peggiora il servizio e peggiora il clima nella scuola, perchè il bambino perde un punto di riferimento stabile.
Nei primi anni ‘90 inizia il processo di esternalizzazione della pulizie delle scuole. Il lavoro di pulizia viene anch'esso appaltato ad aziende o cooperative esterne.
I dipendenti di queste aziende sono iper-sfruttati. Non si tiene conto dei carichi di lavoro, eccesivi, delle condizioni igieniche e di salute. Prevale una mancanza assoluta di tutela del lavoratore e di sicurezza sul lavoro. Solo alle medie il lavoro delle pulizie non è ancora stato esternalizzato. Forse la motivazione di questa scelta è dovuta alle dimensioni della scuola media, evidentemente più contenuta di un elementare. Sinceramente non mi so dare altre spiegazioni.
Un cambiamento significativo si ha nel 2000 con il passaggio del personale ausiliario dagli enti locali allo stato (ministero della pubblica istruzione).
Questo ha comportato in primis il non riconoscimento dell’anzianità di servizio cioè l’anzianità maturata, con ripercussioni pesanti legate alla pensione alle graduatorie. Su 80.000 persone solo qualche centinaio ha visto riconosciuti i propri diritti. Questo passaggio ha comportato anche un cambiamento delle mansioni e del tipo di lavoro del personale ausiliario. Si viene pagati per una “prestazione”. Si perde così la funzione del “bidello” come componente essenziale di un progetto educativo. La frammentazione del personale porta notevoli ripercussioni sul rapporto diretto con il bambino.
Quali sono le conseguenze di questo meccanismo?
Diciamo che per esempio la mensa è uno dei momenti più caotici della giornata. I bambini mancano di un riferimento autorevole come l’insegnante. Si tratta di intrattenere relazioni fittizie con un personale “fantasma”, non riconosciuto dai bambini, che assume così un ruolo da dei vero e proprio tappabuchi.
Come possiamo quantificare nell’aro dell’ultimo ventennio il cambiamento dal punto di vista quantitativo del personale ausiliario in una scuola?
Direi che il personale ausiliario assunto direttamente e stabilmente con il contratto scuola oggi è ridotto a circa un quarto, non più del 25% di 20 anni fa.
Qual è ora come ora la mansione principale rimasta per il classico bidello?
Sorveglianza di entrate e uscite e quindi sorveglianza alla persona, con l'aggiunta delle pulizie nelle sole medie. E' venuto completamente meno il ruolo del bidello come parte della comunità scolastica, come punto di riferimento, diverso dall'insegnante ma anch'esso importante, nella crescita dei bambini.
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