Sabato 14 Febbraio '09, "Vicenza non è un'associazione per delinquere"

No Dal Molin / Vicenza, 10.000 in piazza: la giornata passo per passo

I No Dal Molin oggi in piazza contro la base militare U.S.A. Dopo una settimana di pesante militarizzazione della città, una manifestazione in difesa della democrazia e del diritto di imporsi all'imposizione. Clima riscaldato in settimana dalle dichiarazioni del questore Sarlo che equipara il movimento ad un'associazione a delinquere. Ma a Vicenza si resiste.


14 febbraio 2009

> ore 15.15 IL CORTEO PARTE IN QUESTO MOMENTO DA PIAZZA DEI SIGNORI

Parte in questo momento il corteo, la manifestazione attraverserà le vie del centro transitando di fronte alla questura e alla prefettura. "Vicenza non è un'associazione a delinquere", questo il messaggio che I No Dal Molin vogliono lanciare contro chi, come il questore Serlo, vuole chiudere ogni spazio di agibilità per il conflitto e il dissenso.

> ore 15.50 "TU VO FA L'AMERICANO!"

Gli slogan dei vicentini si prendono gioco del commissario del Governo Costa, secondo il quale la base militare sarebbe un onore per la città del Palladio. La presenza delle forze dell'ordine, secondo quanto ci riferisce Nicola del No Dal Molin, è discreta; la polizia ha scelto un basso profilo, probabilmente perché la manifestazione non si svolge in prossimità dell'aeroporto e dei cantieri per la demolizione della vecchia pista d'atterraggio.Nel frattempo i partecipanti sono cresciuti vistosamente e dai circa 3000 alla partenza sono passati ai 7/8000 quando il corteo giunge in prossimità di piazza Castello.

> ore 16.25 IN MIGLIAIA DI FRONTE ALLA QUESTURA

Tutti i manifestanti, una volta arrivati di fronte alla questura, alzano le mani al cielo per ribadire il carattere pacifico della mobilitazione. Lo slogan più gridato dal corteo:"Siamo tutti delinquenti". La presenza della polizia è discreta. Vecchi e giovani, donne e bambini, la Vicenza che non vuole la base U.S.A sosta da oltre mezz'ora di fronte alla Questura per ribadire tutta la sua determinazione a resistere, nonostante la criminalizzazione di chi si oppone e la militarizzazione della città. Gli organizzatori parlano di circa 10.000 persone presenti alla manifestazione.

> ore 16.50 SCIOLTO IL CORTEO

Dopo il pacifico assedio alla questura la giornata di mobilitazione volge al termine. Il corteo si è infatti sciolto. Ma la giornata di oggi segna, per la partecipazione vista e la determinazione espressa, un fondamentale momento di difesa della democrazia e del diritto di opporsi alle decisioni calate dall'alto.

 

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VICENZA NON È UN'ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

Alle donne e agli uomini che amano Vicenza
A quanti credono nella democrazia e nella partecipazione
A coloro che, negli ultimi anni, si sono battuti contro la nuova base militare statunitense
Alle associazioni, ai comitati, alle organizzazioni che si riconoscono nei valori della pace, della giustizia, della libertà di espressione
Alle amministratrici e agli amministratori che rifiutano la trasformazione di Vicenza in città sotto tutela militare
A chiunque non sopporta l'imposizione e l'intimidazione

appello per una manifestazione in difesa della democrazia e del diritto a opporsi all'imposizione
Sabato 14 febbraio, 14.30

Sono molti mesi che una comunità trasversale di donne e uomini si mobilita per impedire la realizzazione della nuova base militare statunitense. Voci plurali, ma univoche nell'amore per la propria terra; forme e pratiche diverse, a dimostrare la ricchezza e la diversità che si interseca nella mobilitazione vicentina.

C'è un grande messaggio di libertà e democrazia nel racconto scritto, giorno dopo giorno, da questa comunità. Libertà nel voler decidere le sorti della propria terra e del proprio futuro; nel cercare un domani diverso dalla guerra e dalla cementificazione. Democrazia nel pretendere di avere diritto di parola, nell'essere presenti, in prima persona, sulle grandi questioni che coinvolgono il luogo in cui si abita, ma anche il mondo in cui si vive.

Nelle ultime settimane, parallelamente all'avvio, all'interno dell'aeroporto Dal Molin, dei lavori per realizzare la nuova base statunitense, questa comunità è stata delegittimata nel suo diritto a esistere e a esprimersi. Abbiamo ripetuto e condiviso innumerevoli volte le ragioni per le quali ci siamo mobilitati; abbiamo visto i nostri diritti calpestati da chi ci ha impedito di conoscere i dettagli del progetto e di esprimerci attraverso una consultazione popolare.

Ma ora ci vogliono togliere la nostra dignità. Negli ultimi giorni il Governo ha consegnato alla città di Vicenza un messaggio inequivocabile quanto autoritario: chiunque si oppone, seppur pacificamente e in modo pubblico, è considerato un deviante da denunciare e colpire. Tanto che, per le forme di opposizione pacifiche ma determinate di questi giorni, è stato ipotizzato il reato di associazione per delinquere.

Nella giornata di martedì 10 febbraio le forze dell'ordine, guidate dal Questore Sarlo, hanno messo l'area limitrofa al Dal Molin e l'intero territorio vicentino in stato da coprifuoco militare. Ogni assembramento di più di 3 persone era considerato manifestazione non autorizzata e i cittadini minacciati di arresto; ogni iniziativa di opposizione pacifica al cantiere per la nuova base Usa è stata considerata violenza. Nessun canale di dialogo è stato concesso ai manifestanti ai quali sono stati riservate soltanto minacce e botte e la scuola di polizia è stata trasformata in luogo di detenzione provvisoria per accogliere i fermati. La città è stata espropriata del proprio governo cittadino al quale si è sostituito il diktat del Prefetto e del Questore i quali vorrebbero rendere operativo il progetto politico del commissario Costa: estirpare alla radice il dissenso locale.

Ritrovarsi, discutere, condividere, opporsi non è più il sale della democrazia. La partecipazione democratica contro una decisione statuale che gran parte dei vicentini avversano da fatto politico viene trasformata in azione eversiva, come se opporsi collettivamente alla nuova base militare corrispondesse a costruire un cartello mafioso.

In questi giorni la nostra città ha subito una profonda ferita. Ha perso il governo del suo territorio, nella militarizzazione crescente che ha caratterizzato le aree limitrofe al Dal Molin; ha subito l'intimidazione di chi vorrebbe costringere i cittadini a chiudersi nelle proprie case accettando a testa bassa l'ennesima imposizione.

Vicenza ha, tra i suoi borghi, gli anticorpi all'autoritarismo; ci appelliamo a tutti coloro che rifiutano questa situazione e che difendono democrazia e partecipazione per cicatrizare, collettivamente, questa ennesima ferita. Ritroviamoci sabato 14 febbraio per una manifestazione cittadina in difesa della vocazione democratica e civile della nostra città. Per il diritto a esprimersi e opporsi, contro la criminalizzazione di chi vuol continuare, nonostante tutto, ad amare la propria città.

La città del Palladio non è un'associazione a delinquere; la città del Palladio è uno spazio di democrazia.

SABATO 14 FEBBRAIO
VICENZA NON È UN'ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE
Partenza ore 14.30 P.za dei Signori

Per adesioni: comunicazione@nodalmolin.it

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IL GIGANTE DAI PIEDI DI ARGILLA

10-2-09

Il dispositivo messo in campo questa mattina dal Questore Sarlo ha dimostrato tutta la sua imponenza: un gigante militare fatto per intimidire, vietare, respingere, intimorire. Ma con i piedi d'argilla, perché legata a uno scenario di scontro creato dalla Questura e rifiutato dai cittadini [...]

> Guarda il primo video sulla giornata di oggi.

> Ascolta un contributo audio da Radio Onda d'Urto

Un centinaio tra carabinieri e poliziotti in assetto antisommossa che avanzano lungo viale Dal Verme per centinaia di metri respingendo con spintoni, insulti, minacce e violenze manifestanti pacifici che arretrano; blindati e volanti schierati in ogni strada laterale nella zona limitrofa all'ingresso del Dal Molin per impedire ai vicentini di avvicinarsi; minacce d'arresto verso i cittadini che, pacificamente, si oppongono alla realizzazione della nuova base militare, ma anche verso chiunque stazionava, in numero maggiore di tre persone, sui marciapiedi limitrofi alla rotatoria di Via Ferrarin. Sedici persone trattenute in Questura per un blocco stradale, a cui hanno fatto compagnia due reporter presenti alle iniziative per documentare gli eventi. Centinaia di denunce annunciate per “violenza privata aggravata”, il reato che, secondo la Questura, si configurerebbe per il blocco dei camion. Il dispositivo messo in campo questa mattina dal Questore Sarlo ha dimostrato tutta la sua imponenza: un gigante militare fatto per intimidire, vietare, respingere, intimorire. Ma con i piedi d'argilla, perché legata a uno scenario di scontro creato dalla Questura e rifiutato dai cittadini.

Avrebbero voluto arrestare decine di persone questa mattina; per i fermi avevano attrezzato la scuola di polizia: gli uffici di V.le Mazzini, nelle previsioni del Questore, non erano sufficienti a ospitare tutti i fermati. Avrebbero voluto manganellare e picchiare perché, come ha dichiarato Sarlo, «non esiste alcuna possibilità di confronto con coloro che sfidano il divieto»; e il divieto, quest'oggi, era di manifestare contro la nuova base statunitense. Ma questa mattina qualcuno con la testa sulle spalle e il senso di responsabilità, in strada, c'era: erano i manifestanti, che hanno rifiutato lo scontro che hanno tentato di imporre le forze dell'ordine per dedicarsi al tentativo di bloccare, in una giornata così difficile, i lavori in corso.

E così, per due volte, i camion della ditta Carta Isnardo sono stati fermati; la prima volta sui cancelli dell'azienda, raggiunta da decine di persone. Dopo un'ora di blocco, l'ennesimo intervento di forza della celere che ha respinto le persone minacciando l'arresto. Poi, in una rotatoria lungo il percorso che i mezzi fanno quotidianamente; ed è in questa occasione che le forze dell'ordine hanno fermato 14 persone e due giornalisti, in seguito rilasciati. In mattinata, invece, a finire in Questura erano stati due ragazzi con la sola colpa di essersi parcheggiati con un furgone – che conteneva un impianto audio – in un parcheggio.

In serata, centinaia di persone si sono ritrovate in Piazza dei Signori. Una prima risposta alla sospensione della democrazia attuata quest'oggi in città. Se l'obiettivo era di far chiudere i cittadini nelle proprie case, non è stato raggiunto. Vicenza continuerà a difendere la propria terra e il proprio diritto a opporsi pacificamente alla nuova base militare. È per queste ragioni che sabato prossimo torneremo in strada, con un corteo in difesa della democrazia e del diritto dei cittadini a esprimere il proprio dissenso e la propria opposizione a un progetto imposto. Un corteo a cui chiediamo di partecipare a tutti coloro che rifiutano la violenza e l'imposizione e si riconoscono nella democrazia e nella partecipazione; vogliono militarizzare non solo il Dal Molin ma l'intera vita cittadina: continueremo a batterci per imperdirlo.

10/02/09 Presidio permanente - No Dal Molin

 

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