Il ghetto di Gaza

Riceviamo e pubblichiamo un contributo elaborato da quattro compagni di Fiorenzuola d'Arda (PC)
14 gennaio 2009 - Giannagostino L. Millul G. Minerba M. Piroli D.

IL GHETTO DI GAZA

Dunque, in quella parte di Palestina stretta tra le mura dell'Egitto, di Israele ed il mare siamo alla resa dei conti finale. Un milione e mezzo di individui da tempo rinchiusi come topi in una gabbia, che dipendevano, per la loro vita quotidiana, dall'umore giornaliero dei vari gradi della catena di comando dell'esercito israeliano e dai tunnel scavati sotto terra verso l'Egitto, da cui transitavano anche armi, ma soprattutto cibo, medicinali, indumenti ed anche il bestiame.
Nel silenzio dei media occidentali (che riscoprivano la questione medio-orientale solo in occasione dei lanci di razzi da parte dei palestinesi sulle colonie israeliane su territori dai secondi espropriati ai primi) la vita nella Striscia di Gaza di quel 1,5milioni di individui, di cui 850mila con meno di 15 anni è diventata sempre più uguale a quella dei peggiori momenti della storia dell'umanità degli ultimi cent'anni: campi di concentramento sotto assedio militare. Come chiamare una situazione di vita in cui l'acqua può venire a mancare per punire l'intera popolazione per un atto di resistenza all'assedio e così il combustibile per i mezzi i trasporto , il riscaldamento, il funzionamento di impianti civili o l'elettricità o i medicinali e gli aiuti umanitari che per entrare devono avere il permesso delle truppe assedianti ed anche i soldi, che lo Stato Israeliano incamera e dovrebbe girare agli organismi di governo palestinese e che invece trattiene per boicottare economicamente il governo di Hamas nella striscia di Gaza. Anche Hitler pensava ed avrebbe sostenuto che nel ghetto di Varsavia non esisteva un problema umanitario per gli ebrei che lo abitavano; per lui erano un problema da risolvere, non un problema umanitario! Oggi in Israele, quel piccolo caporale austriaco parla con la voce femminile di un'ex sergente sionista che vuole avere successo: è la brama di potere che trasforma chi per natura è dotato del potere di generare la vita umana nel più accanito e feroce dispensatore di morte.
Però, tutti dicono che Israele si sta difendendo dagli attacchi missilistici di Hamas, la quale dunque è la vera responsabile di quanto sta succedendo. “Chi è causa del suo mal pianga se stesso” è la sottile morale imperante. Se però si volgesse la trama a rovescio, la causa della nascita e della diffusione di un movimento religioso politicamente e militarmente organizzato sta nella volontà dei signori del denaro (ebrei)americani ed israeliani dell'epoca del cow boy Reagan di sconfiggere la leadership laica e materialista dell'Olp di Arafat. Come i talebani afghani, scelti ed addestrati dai pakistani su ordine americano per sconfiggere gli invasori sovietici (siamo agli inizi degli anni '80 dello scorso millennio, la Russia ancora non c'era!) perchè il loro richiamarsi a dio, alla tradizione, ai valori eterni li rendeva più attraenti delle altre fazioni resistenti, così gli integralisti islamici, per quanto finanziati, addestrati ed organizzati dall'Iran erano politicamente protetti da Israele come antagonisti naturali al laicismo materialista di quella che oggi si chiama ANP. Chi dunque è causa del suo mal?
In un altro senso è sbagliato dare la colpa ad Hamas del tiro al piccione che un esercito super addestrato e tecnologicamente iperdotato sta facendo contro gli abitanti del ghetto di Gaza: in primo luogo il conflitto israelo/palestinese ha ormai 60 anni di storia durante i quali il popolo palestinese ha provato in tutti i modi di difendere i propri diritti, riuscendo perfino a far votare alle Nazioni Unite più di una risoluzione a proprio favore, ma senza ottenere mai più che niente, mentre il lancio dei razzi ha pochi anni di storia: le Intifada (le ultime forme spontanee e di massa della lotta del popolo palestinese) degli anni 1980 e 1990 sono state combattute a mani nude, con pietre e sassi con gli stessi risultati di oggi: morti e feriti tra i palestinesi, che hanno deciso così che morire per morire tanto valeva farsi saltare in aria tra i civili israeliani. Finivano le Intifade iniziavano i Kamikaze. Do you remember? Usare razzi, invece che usarsi come razzi è stato un ulteriore passo.
In secondo luogo la potenza micidiale dei razzi di Hamas come giustificazione della carneficina in corso nel ghetto di Gaza sembrano tanto le famose armi di distruzione di massa che Saddam Hussein disponeva e che giustificarono l'attacco della Santa Alleanza contro il perfido dittatore. L'abbronzato dott. Stranamore-Powell stregò il mondo con le foto, la prova che ciò che il governo Usa diceva era la verità e che la guerra era necessaria.
Se non ci fossero stati i razzi, in ogni caso c'era Hamas che è per definizione un'organizzazione terroristica e con i terroristi non si tratta, possono solo cedere le armi e prostrarsi umilmente. Se Hamas governa il ghetto perchè la maggioranza della popolazione ha votato i suoi uomini, ciò significa che questa è favorevole a quella, è ad essa solidale e poiché Hamas è un'organizzazione terrorista, tutti i favorevoli a lei sono terroristi. Nel ghetto non c'è un problema umanitario perchè gli abitanti del ghetto non sono uomini, ma sporchi terroristi (70anni fa in Europa erano sempre sporchi, ma ebrei).
E' un discorso, questo, che vale in tutto il mondo ed in particolar modo in Italia, dove il rancore privato prevale ancora sull'elaborazione storica; Cossiga avrebbe utilizzato i metodi dell'esercito israeliano per domare il movimento studentesco del 2008, dalla messa in scena di addestrati terroristi alla necessità di reprimerli prosciugando l'acqua nella quale nuotano. “Spareremo loro addosso come fagiani” è il coro di tutte le forze del disordine istituzionale, dal Tibet alla Cina allo Sri Lanka, dalla Russia all'Iran alla Turchia e si vedrà in Grecia se stiamo proprio prendendo un abbaglio.
Cessazione dell'attacco israeliano a Gaza e ritiro delle truppe dal ghetto, da una parte e cessazione del lancio dei missili dall'altra chiede la sinistra pacifista; cessazione del lancio dei missili da parte di Hamas, suo riconoscimento dello status quo in termini di territorio amministrato e di potere di governo, sulla proprietà delle terre, delle case, dei pozzi d'acqua, ossia riconoscimento del recinto del ghetto come universo permanente di vita per il popolo palestinese. Dopo la resa del nemico ed il suo disarmo, Israele si ritirerà dallo stesso mantenendone il controllo alle frontiere e sulle finanze. Questa è la proposta di pace di Israele e dei suoi alleati internazionali, Italia antisemita ma filosionista in testa.
La prima sembra ragionevole ma cozza contro la rappresentazione divenuta realtà che essendo Hamas responsabile di aver provocato l'ira di Israele è lei che per prima deve piegarsi, altrimenti lo sconfitto apparirebbe l'esercito israeliano. Inoltre lascia irrisolta la questione alla radice del problema: la cooperazione (la convivenza) tra due popoli su un pezzo di terra comune invece che la competizione (la guerra) tra gli stessi sul controllo della proprietà su quel pezzo di terra e le sue scarse ricchezze naturali. “Due Stati per due popoli” presuppone che la questione sia risolta, non ci pare rappresenti la soluzione del problema, posto che la forma statuale non rappresenti uno degli ostacoli alla soluzione.
La seconda ha la forza della potenza del denaro di chi la sostiene e dunque ha la forza per imporsi, almeno nell'immediato. Non si parlerà di pulizia etnica perchè l'israeliano è come il croato ed il kosovaro più vicino ai nostri portafogli del palestinese, del serbo e del curdo, ma nei fatti così sarà: il popolo palestinese sarà costretto alla diaspora “volontariamente” per il semplice fatto che gli saranno negate le condizioni per sopravvivere. Non lanciando più razzi farà la fine dei tanti popoli , che ci guardano, riflessi nei nostri più comuni oggetti di consumo -possibili solo a prezzo delle loro sofferenze- senza che noi neppure li vediamo perchè i mezzi di comunicazione di massa attirano i nostri pensieri sulle performance estetiche o goderecce di uno dei tanti vip del momento.
Non siamo ottimisti sul futuro di questa mattanza, proibita per i tonni ma benedetta da dio per gli uomini. Però noi, chi per esperienza diretta, chi per tradizione famigliare, chi per convinzione sentiamo quasi un obbligo morale urlare la nostra indignazione nel vedere Golia massacrare un Davide a cui ha preventivamente tagliato le mani e rimanere spettatori inerti od entusiasti di questa corrida umana, facendo come fecero tutte le gerarchie (economiche, politiche e religiose) e le masse a loro deferenti di fronte al genocidio nazista del popolo ebreo quasi cent'anni fa. Il silenzio è complice del massacro anche se il massacro ci ammutolisce.

Domenico Piroli, Giorgio Millul, Luca Giannagostino, Marco Minerba

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