RISPOSTA ALLA LETTERA APERTA
DEL COORDINAMENTO MIGRANTI BOLOGNA E PROVINCIA
La ricostruzione della vicenda del signor Babacar Ndiaye offerta dalla lettera aperta del Coordinamento Migranti di Bologna e Provincia è molto lontana dalla realtà e gravemente diffamatoria nei confronti di Coop Adriatica, che da anni ha messo inclusione sociale e intercultura al centro delle proprie politiche.
A questo proposito, è sconcertante che il Coordinamento accusi proprio la Cooperativa di “un gesto apertamente razzista” e di “violenza spietata”. Solo a Bologna, nei negozi di Coop Adriatica, lavorano più di 100 lavoratori provenienti da 37 paesi diversi, e come chiunque può constatare, sono tutti inseriti in mansioni a contatto con il pubblico: alle casse, nei reparti gastronomia, generi vari, in macelleria, in pescheria, in ortofrutta. Dove occorre. Oggi, inoltre, sono oltre 52 mila i soci di Coop Adriatica nati all’estero, mentre è originario della Nigeria il vice presidente di zona Tarcisius Onwuta, eletto dai soci in Veneto. L’intercultura, infine, è stata uno dei temi al centro dell’ultima Consulta sociale, nel novembre scorso.
Accusare Coop Adriatica di razzismo è dunque falso, pretestuoso e strumentale. Questa vicenda si ascrive semplicemente nell’ambito del rapporto di lavoro tra la Cooperativa e un dipendente.
Il signor Ndiaye, non è stato licenziato da Coop Adriatica con “poche parole” in seguito a “tre ritardi sempre annunciati, dovuti a circostanze eccezionali” e per un “pretesto”, ma per gravi inadempienze. Il licenziamento è stato la inevitabile conclusione di anni di ripetute violazioni dei regolamenti e delle norme previste dal contratto di lavoro. A queste violazioni, la Cooperativa ha reagito innanzitutto offrendo più volte al lavoratore dialogo e confronto, che non sono bastati però a risolvere la situazione. Da ultimo, al signor Ndiaye sono state comminate tre multe per ritardi di alcune ore, né annunciati né giustificati, che hanno causato notevoli disservizi in negozio; a queste è seguita una formale diffida scritta e poi un quarto, grave ritardo, che come gli altri è stato contestato a norma di legge. In ognuna di queste occasioni – come prevede lo Statuto dei lavoratori – al signor Ndiaye è stato dato modo di spiegare le proprie ragioni. Negli ultimi due anni, complessivamente, Babacar Ndiaye aveva ricevuto un totale di ben 11 provvedimenti disciplinari. Quando la quasi totalità dei lavoratori di Coop Adriatica, italiani e non, non ne ha mai ricevuto uno nell’intera carriera lavorativa.
Coop Adriatica ritiene dunque di avere agito in modo pienamente corretto, legittimo e eticamente appropriato, ed è pronta a confrontarsi nel merito di questa vicenda di lavoro nelle sedi opportune.
Ufficio stampa Coop Adriatica
> Vai all'articolo: "Coop: Modello emiliano, razzismo padano"