Gelmini completa l'opera bastonando l'Università
Per chi, in buona fede, si era illuso, o aveva cercato di truffare il popolo della scuola pubblica, sostenendo che Gelmini aveva fatto marcia indietro, oggi l'approvazione del decreto sull'Università fa cadere ogni mascheramento.
Gelmini, dopo aver cancellato l'ottimo modello didattico della scuola elementare, confermato tutti i tagli alla scuola voluti da Tremonti e ridicolizzato l'istruzione con i grembiulini e i voti in condotta "boccianti", ha completato l'opera sferrando una poderosa bastonata anche all'Università.
Secondo la cialtronesca teoria scolastica berlusconiana, il decreto di oggi "valorizza il merito, premia i giovani e la gestione virtuosa degli atenei e introduce trasparenza nei concorsi universitari", tramite una serie di provvedimenti spacciati per "anti-baroni", con un fumo mediatico che supera persino quello delle "grembiulate".
In realtà si confermano sia le drastiche riduzioni di finanziamenti alle Università sia il blocco delle assunzioni e la non sostituzione di chi andrà in pensione. Il sedicente "premio alle gestioni virtuose" non è che un piccolo sconto di tagli: mentre la metà delle Università potrà sostituire solo il 20% degli insegnanti che andranno in pensione, l'altra metà (quella "virtuosa") ne potrà sostituire il 50%, perdendo però l'altro 50%.
Grottesca poi la norma "anti-baroni fannulloni", fermo restando che i "baroni" (gli ordinari) sono il 3-4% dei circa sessantamila docenti dell'Università. La valutazione dell'impegno avverrà solo sulla base delle pubblicazioni: chi non ne farà, vedrà ridursi gli aumenti biennali dell'8% della metà. In pratica perderà dai 30 ai 90 euro al mese: una cifra grottesca per i "baroni" che con una minima perdita salariale potranno cessare di pubblicare e ancor più trascurare del tutto insegnamento, esami, ricevimento studenti, lavoro per le tesi, partecipazione all'organizzazione del lavoro universitario, visto che queste attività vengono considerate zero.
Il messaggio per i giovani ricercatori (circa 20 mila) e aspiranti docenti è micidiale: fregatevene del vero lavoro di insegnamento, pensate solo alle pubblicazioni. Se si tiene conto che decine di migliaia di corsi sono tenuti presochè gratuitamente da queste figure oramai dominanti all'università il tracollo di gran parte dei corsi è garantito.
Tanta devastazione lascia del tutto indifferente l'opposizione parlamentare, come già le precedenti leggi gelminiane: le obiezioni della ministra-sempre più ombra Garavaglia, e dei suoi collegi della finta opposizione di centrosinistra, riguardano solo "il ricorso ai decreti o lo strozzamento" del dibattito".
Il popolo della scuola pubblica, purtroppo, può contare solo su se stesso: e per questo, mantenendo l'unità tra scuola e Università, tra studenti, insegnanti e cittadini, deve rapidamente riprendere, con ancora maggior forza, le mobilitazione per impedire la defintiva distruzione della scuola e Università pubbliche.
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