Uccidono i migranti e Maroni apre nuovi CPT

Dopo i fatti di Castelvolturno, tutti in piazza a Caserta contro il razzismo

Pubblichiamo il resoconto di Mimma D’Amico, del centro sociale ex-canapificio di Caserta, sulla giornata del 19 settembre ’08 a Castelvolturno e l'appello di convocazione del corteo del 4 ottobre a Caserta contro l'intolleranza razzista.

22 settembre 2008

Tratto da
http://altrosud.wordpress.com/2008/09/20/corteoacaserta/

I drammatici fatti di Castelvolturno evidenziano ancor più l’esigenza di scendere in piazza contro l’intolleranza razzista e al fianco dei migranti.
Per questo motivo la manifestazione nazionale indetta per il 4 ottobre a Caserta dai centri sociali, associazioni e parrocchie che da anni lavorano in quel contesto specifico, assume una ancor più forte centralità per i movimenti, una manifestazione sulla quale dovrebbero convergere tutte le realtà antirazziste, le forze sinceramente democratiche, le comunità migranti.
La rabbia incontenibile manifestatasi è frutto certo dell’emozione e del dolore della strage, ma anche dell’indignazione per un sentimento di discriminazione molto diffuso, che si mescola alla paura, alle piccole violenze e ai continui soprusi a cui gli immigrati supersfruttati di Castelvolturno sono quotidianamente sottoposti.
Bisogna trovare la forza di indignarsi e ribellarsi, non lasciarci scivolare addosso il fiume di sangue e di lacrime di Castelvolturno.
Una frustrazione ancor maggiore perchè il sentimento di insicurezza e di abbandono si combina con la percezione che lo stato italiano sia vessatorio solo quando si occupa del loro diritto di soggiorno. In una parola sola ‘razzista’, come il grido che risuona più spesso nella giornata.”
Ebbene, dobbiamo dimostrare loro che esiste un altro volto dell’Italia, oltre alla violenza dello stato e dell’antistato, esiste ancora nel nostro tessuto sociale un principio di umanità e di solidarietà che nessun governo, nessun pacchetto sicurezza e nessun ondata xenofoba potrà mai cancellare.

Racconto di Mimma dell’ex-canapificio: “Anzitutto sostengono l’estraneità delle vittime rispetto alla camorra. In realtà ci sono molti che ne conoscevano specificamente una o un’altra e rivendicano la dignità della sua memoria. Ci sono ad esempio tante persone con una fotografia di Kwame Antony Julius Francis, che di mestiere faceva il muratore e da pochi giorni era tornato da Milano. Kwame era in Italia da sei anni come richiedente asilo, fino al riconoscimento di uno status di protezione umanitaria. Altri ricordano il proprietario della sartoria, El Adji Ababa, di cui anche i vicini di casa italiani difendono la reputazione. Vicinissima alla sartoria c’è un agenzia della Western Union: diverse persone frequentano quel posto per inviare denaro ai parenti. E’ il caso probabilmente di Akey, una delle vittime che lavorava a Napoli come barbiere. In strada è presente la moglie, che ieri lo ha aspettato invano per ore prima di sapere della tragedia”.
Ma ancora più forte è l’indignazione per un sentimento di discriminazione molto diffuso, che si mescola alla paura e all’incertezza del futuro: tanti temono che passata l’onda della notizia la polizia si dimenticherà della strage. E che l’impunità dei colpevoli fissi il prezzo della vita di un immigrato in questa zona. Non sarebbe la prima volta. Molti qui ricordano la morte di Job Augustine, nigerino, gambizzato nella vicina Giugliano per ‘futili motivi’ e deceduto poi in ospedale. Una morte senza colpevoli, come altre morti o sparizioni che a volte non vengono neppure alla luce. ‘Appena siamo arrivati - continua Mimma - in tanti gridavano che se fosse morto Berlusconi domani ci sarebbe il colpevole. Invece per sei neri non succederà niente’. Un episodio simile, seppur minore, c’è stato a Napoli un anno fà . Dopo il ferimento alle gambe di due ragazzi immigrati, gambizzati probabilmente per una festa troppo rumorosa (..!!). I loro connazionali si riversarono in piazza bloccando le strade con i cassonetti. Il motivo della protesta stava nell’impressione di inerzia avuta dalla volante della polizia che loro stessi avevano allertato . Protagoniste erano le stesse comunità dell’africa occidentale, soprattutto ghanesi e nigeriani.
Un sentimento di frustrazione e di discriminazione che si sta quindi radicando, con l’impressione di essere compressi nel difficile status di persone senza diritti di cittadinanza e insieme oggetto dei peggiori stereotipi. Quando invece la stragrande maggioranza conosce il pane duro del lavoro sfruttato e non garantito nei tanti cantieri in nero dell’edilizia, nelle autorimesse, nelle piccole officine.
Una frustrazione ancor maggiore perchè il sentimento di insicurezza e di abbandono si combina con la percezione che lo stato italiano sia vessatorio solo quando si occupa del loro diritto di soggiorno. In una parola sola ‘razzista’, come il grido che risuona più spesso nella giornata.
“In molti - aggiunge ancora Mimma - denunciano violenze o minacce dai padroni di casa che cercano di cacciare con la forza gli immigrati, perchè temono il sequestro dell’immobile dopo le nuove norme del ‘pacchetto sicurezza”.
E dicono che spesso i Commissariati di zona si rifiuterebbero di raccogliere le loro denunce, soprattutto se l’immigrato è senza documenti’. Storie diffuse: proprio in queste settimane è venuta fuori quella di Angel, una donna sola con la sua bambina, che è stata picchiata a sangue dal proprietario di casa. Angel sostiene di essere andata dalla polizia con gli abiti ancora sporchi di sangue, ma che si sarebbero rifiutati di raccogliere il suo racconto.
In questo mix di rabbia, dolore, furia, indignazione e paura, i blocchi sono andati avanti fino alle dieci di sera. Intanto una delegazione di migranti ha incontrato il sindaco di CastelVolturno. Hanno chiesto la sua mediazione con le altre istituzioni perchè non ci sia impunità , perchè la verità venga a galla e siano valutate tutte le ipotesi, come ad esempio quella ‘estorsiva’. Hanno chiesto di riavere quanto prima i corpi delle vittime e di ricevere supporto rispetto all’ondata di azioni aggressive di chi vuole cacciarli dalle case. Il sindaco dal canto suo ha garantito che non avrebbe abbandonato mogli e figli delle vittime (vedremo…). Una parte della comunità immigrata ha annunciato così che domattina contribuirà a pulire le strade come segno di riconciliazione con gli altri abitanti ‘autoctoni’ di Castelvolturno: “perchè non protestiamo contro tutti gli italiani”.
Ma la tensione resta alta, mentre dall’altra lato della città gruppi di residenti italiani protestano già per gli effetti del riot.
Per domani è annunciato l’arrivo degli ambasciatori, in particolare di quello del Ghana. Un fatto non apprezzato da tutti. Temono che in nome della ‘diplomazia’ possa sminuire le ragioni della protesta. Sembra che in passato non abbia dato prova di grande coraggio. Un dimostrante sintetizza così: “il governo italiano deve considerarlo un ottimo scendiletto”.

APPELLO/ PETIZIONE CAMPAGNA ANTIRAZZISTA 2008
NON C’È SICUREZZA SENZA DIRITTI
PER UNA NUOVA STAGIONE DI DIRITTI E DIGNITÀ DEI MIGRANTI E RIFUGIATI IN ITALIA.

Dicono che l’afflusso di clandestini è un’emergenza nazionale.
Noi diciamo che il governo ha invocato lo stato di eccezione senza giustificata ragione per nascondere l’incapacità di rispondere alle difficoltà economiche e sociali di milioni di famiglie.
Dicono che c’è un problema di sicurezza. I lavoratori ne sanno qualcosa di insicurezza. E non solo per i continui infortuni sul lavoro: mai come in questo momento il reddito è incerto, la casa è un privilegio, il posto di lavoro insicuro, i diritti conquistati sono messi in dubbio.
Dicono che i clandestini sono il problema. Noi diciamo che le condizioni di lavoro diventano sempre più dure e che far dipendere il permesso di soggiorno dal contratto di lavoro è un ricatto. Tutti i lavoratori oggi sono trattati come clandestini, visto il silenzio che circonda la loro condizione di precarietà. Per questo vogliamo costruire un patto di solidarietà per rilanciare i diritti di tutti/e e perché la vera emergenza è quella democratica.
Dicono che gli immigrati e persino i rifugiati, entrando in Italia senza alcun documento, hanno commesso un reato e che chi è senza un permesso di soggiorno deve essere considerato come un criminale. Quale sarebbe il corpo del reato di chi rischia la vita per entrare in Italia? Che ne sarà di tutti gli immigrati che lavorano e vivono in Italia ma che a causa di un sistema legislativo ipocrita non possono regolarizzare la loro posizione?
Noi sappiamo che gli aspetti perversi e repressivi della normativa in vigore inaspriti dal pacchetto sicurezza faciliteranno l’economia sommersa e renderanno più difficile a chi è già regolare mantenere i diritti acquisiti. Noi diciamo che è un dovere proteggere i richiedenti asilo che fuggono da conflitti e persecuzioni. Noi sappiamo che nessuno potrà fermare uomini, donne e bambini in fuga e che senza attivare canali di ingresso regolari, l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, senza dare la possibilità al datore di lavoro di regolarizzare il suo lavoratore (dalle colf e badanti a tutti i lavoratori subordinati e autonomi), i lavoratori immigrati saranno sempre più invisibili pur continuando a far arrivare sulle nostre tavole frutta e verdura, ad accudire i nostri cari, a costruire palazzi e infrastrutture, a fare le pulizie, a lavorare nei pubblici esercizi. Dunque negare il permesso di soggiorno ai lavoratori immigrati è un proibizionismo che aiuta a sfruttare uomini e donne, aumentando la precarietà di tutti.
Noi diciamo che è criminale chi vuole l’irregolarità per poter sfruttare meglio la manodopera immigrata e per abbassare i salari degli italiani.. Noi diciamo che è ipocrita chi da un lato etichetta un immigrato come criminale e dall’altro fa campagna acquisti per reperire braccia a buon mercato.
Dicono che la famiglia è un valore sacrosanto ma il Governo vuole limitare fortemente il ricongiungimento familiare rendendo donne, bambini e uomini più soli.
Dicono che le nostre città sono in grave pericolo e che il pericolo proverrebbe dagli immigrati.
Ma non sentiamo la stessa tensione per combattere i poteri criminali, i crimini ambientali, il disagio e la povertà …non sentiamo la stessa tensione per combattere queste ingiustizie.
Noi non vogliamo guardare solo le braccia degli uomini che producono, ci piace provare a guardare gli altri negli occhi per provare a costruire città vivibili, pulite, accoglienti, dove i legami sociali e le relazioni solidali rendano le persone più sicure.
C’è una bruttissima aria in giro. Non permettiamo a nessuno di speculare sulle nostre paure. Nessuna carica politica dovrebbe mai giustificare la violenza come risposta alla paura perché questa risposta genera una regressione culturale, sociale e civile che prima o poi coinvolge tutti i cittadini.
Ci mobiliteremo Contro tutti i razzismi ed il pacchetto sicurezza per:
Una regolarizzazione dei migranti che loro malgrado sono ancora irregolari e che di fatto da anni vivono e lavorano in Italia senza alcun riconoscimento. Basta stragi nei mari: è ora di prevedere canali di ingresso regolari (senza la farsa del decreto flussi) e permessi di soggiorno per ricerca di lavoro.
Il ritiro del “pacchetto sicurezza”(reato di ingresso illegale, 18 mesi di permanenza nei centri di Identificazione ed Espulsione, limitazioni al ricongiungimento familiare, esame del DNA per accertare la parentela, gravissime restrizioni sul diritto di asilo etc).
Garantire il diritto di asilo e di accoglienza. Per l’applicazione delle innovazioni introdotte dal decreto procedure e qualifiche in recepimento delle direttive europee.
 Per la chiusura dei C.P.T! E’ scandaloso sperperare danaro pubblico per militarizzare mari, coste e città al fine di detenere persone che non hanno commesso alcun reato!
Le tasse dei cittadini devono essere investite per costruire città accoglienti e politiche di integrazione unico mezzo per avere città sicure!
L’introduzione del diritto di voto.
Il rafforzamento dei ricongiungimenti familiari e la possibilità che i bambini nati in Italia ottengano la cittadinanza.
Per questo il movimento dei migranti, dei rifugiati e degli antirazzisti intende riprendere con forza la parola attraverso una serie di campagne e percorsi di riappropriazione dei diritti di cittadinanza, affinché i nostri bisogni concreti siano posti al centro dell’attività legislativa. Lanciamo un patto per costruire legami di solidarietà, perché i diritti sono l’unico strumento per combattere l’insicurezza.

4 OTTOBRE CORTEO ANTIRAZZISTA per le strade di Caserta.
Al termine del corteo azioni di lotta e visibilità delle comunità dei migranti e degli antirazzisti.
5 OTTOBRE Manifestazione “Live contro il Razzismo”e TALK SHOW in Piazza Redentore
6 OTTOBRE la mobilitazione continua con il confronto con le Istituzioni locali e nazionali.

Comitato promotore della Campagna antirazzista:
Movimento dei migranti e dei rifugiati di Caserta – C.S.A.“Ex-Canapificio” – Ta.Co.Ci.Su. Casa Rut – Caritas Diocesana di Caserta -Padri Sacramentini - CGIL Camera del Lavoro - Tenda di Abramo – Ass.ne culturale Movimentazione – padre Alex Zanotelli – CIDIS onlus - Ass.re Adriana D’Amico - L’ORCHESTRA di PIAZZA VITTORIO – DACIA MARAINI- MASSIMO RANIERI – PIETRO CONDORELLI - ARCI Ce – Legambiente – Nero e Non solo ! -Opera Nomadi (Ce) – Laboratorio Sociale Millepiani – Amani Caserta –- Don Giorgio Quici, Parrocchia di S. Maria del Carmine e S. Giovanni Bosco - Don Antonello Giannotti, Parrocchia SS Nome di Maria – Don Michele Cicchella (Parrocchia Ns Signora di Lourdes) – Don Oreste Farina (Parrocchia S. Maria della Pietà) – Don Stefano Giaquinto (Parrocchia S. Maria della Vittoria)
(stiamo attendendo altre adesioni)

Info e contatti: csaexcanapificio@libero 0823/216332 333/4752396 (Referente Mimma D’Amico)