I pm Zucca e Cardona Albini, nella memoria depositata qualche giorno fa in tribunale durante il processo per il blitz alla scuola Diaz durante il G8 di Genova 2001, hanno scritto che:
«Nulla è più eversivo per lo Stato che l’azione del rappresentante delle istituzioni che ne mina la credibilità».
Queste parole descrivono ciò che ormai è appurato sul piano storico: l’operazione alla scuola Diaz fu un’aggressione illegale e antidemocratica, concepita come una “spedizione punitiva” e condotta con metodi violenti: dobbiamo al caso se fra le vittime del blitz non vi furono dei morti (almeno tre persone furono condotte in ospedale in condizioni gravissime).
In questi anni gli alti dirigenti imputati hanno rifiutato di assumersi le responsabilità che spettano a chi partecipa a un’operazione di quel genere e con ruoli gerarchici così importanti: hanno addirittura rifiutato di testimoniare in aula. Nonostante questo, i vertici di polizia e di governo li hanno promossi. Ora tutti tacciono di fronte alle gravissime ma ben fondate conclusioni dei due pubblici ministeri. E’ un atteggiamento molto pericoloso.
Alla Diaz (e non solo lì, per la verità) nel luglio 2001 fu condotta un’azione eversiva che è stata premiata, anziché punita. E che quindi continua giorno per giorno, sotto i nostri occhi.
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