Il "maestro unico", le carenze di organico, la sparizione in provincia di Bologna degli specialisti di inglese nelle scuole elementari...
Questi e tutti gli altri contenuti del decreto (Brunetta... voto si condotta ecc...) recentemente emanato rappresentano l'ennesimo tentativo di smantellare il tempo pieno alle elementari ed, in generale, di ridurre il tempo scuola in tutti gli ordini.
Oltre a penalizzare le famiglie dei lavoratori che saranno costretti a tenere i propri figli a casa nel pomeriggio o a pagare agenzie private, questa figura è un ritorno ad una società che non esiste più, quella del dopoguerra quando era solo richiesta l’alfabetizzazione. Ora gli allievi sono costantemente stimolati da mille input e pertanto la figura del maestro tuttologo rappresenta un impoverimento della didattica, una grave dequalificazione della scuola pubblica statale e il rischio dello scadimento nella relazione di apprendimento dovuto all’intervento di un solo insegnante.
Nella scuola media di primo grado sono state tagliate ore alla lingua straniera e a tecnica, per cui le scuole apriranno con un orario ridotto di due ore alla settimana per classe rispetto a quanto precedentemente anticipato alle famiglie.
Il cosiddetto decreto Brunetta colpisce anche i docenti che si vedranno decurtato lo stipendio nei primi giorni di malattia.
L’elenco della demolizione continua con il ritorno ai voti alle elementari e medie e al voto di condotta, con l'ipotesi di stravolgimento dello stato giuridico degli insegnanti (chiamata diretta da parte dei Dirigenti), con i tagli ai finanziamenti alla scuola statale e l’incremento di quelli per le scuole private.
Si tratta di una vera e propria controriforma della scuola in linea con la legge Moratti. Per fare il tutto, la ministra Gelmini avrà 12 mesi di tempo. Non male per un paese che in Europa è agli ultimi posti: 69% di diplomati tra i giovani contro il 73% della Germania, il 77% della Gran Bretagna, l'80% della Francia, l'81% del Belgio e della Grecia, l'84% dell'Irlanda, l'86% della Finlandia e la meta' dei laureati della media Ue''.
I Cobas scuola di Bologna hanno indetto per lunedì 8 settembre, alle ore 17.30, presso la loro sede di via S. Carlo 42, un primo incontro per delineare un percorso di lotta che porti ad una grande giornata di mobilitazione in difesa della scuola pubblica ed alla riuscita dello sciopero generale già indetto, dal sindacalismo di base, per il 17 ottobre.
Nel frattempo, Marzia Mascagni e Orazio Sturniolo della Commissione Scuola del Prc bolognese, in un comunicato, sostengono che “tutte le misure del governo hanno l’unico obiettivo del risparmio economico e, come fine ultimo, la demolizione della scuola pubblica statale che diventerà una tra le tante scuole, la più povera”.
I due esponenti di Rifondazione ritengono inoltre che “in seguito a questa offensiva sul terreno dell’istruzione e dell’educazione la democrazia italiana subirà un netto arretramento”, pertanto invitano “tutto il mondo della scuola, insegnanti, personale ATA, studenti e genitori ad una nuova stagione di lotta per arginare e bloccare la demolizione della scuola della Costituzione”.