Luca Zanotti (24 anni, di Santarcangelo di Romagna) e Davide D’Orsi (28 anni di Borghi), entrambi incensurati, nel 2005 sono stati fermati in Grecia con pochi grammi di hashish e successivamente liberati su cauzione.
La legge greca non distingue tra detenzione di stupefacenti a fine di consumo personale o di spaccio ed entrambi sono stati incriminati per "traffico internazionale di stupefacenti".
Ora la Grecia ha richiesto e, nel caso di Luca, già ottenuto l’estradizione dall’Italia. Entrambi rischiano di dovere affrontare la carcerazione preventiva per tutta la durata del processo ed una condanna ad almeno 10 anni di carcere.
Il comitato "Aiutiamo Luca e Davide" rivolge un appello urgente a cittadini, associazioni ed istituzioni affinché si mobilitino, ciascuno secondo le proprie possibilità, per portare un sostegno concreto alla causa di questi due giovani.
Scriviamo per sottoporre alla sua attenzione un caso di cronaca che negli ultimi giorni ha suscitato l’interesse di diversi quotidiani e telegiornali a livello locale e nazionale. Tale caso ci sembra di particolare importanza non solo per la vicenda umana dei protagonisti ma anche perché solleva una questione di carattere generale che ci induce a riflettere sul rapporto tra legge e giustizia,legalità e senso di equità.
Il fatto risale all’estate del 2005 quando Luca Zanotti e Davide D’Orsi, all’epoca rispettivamente 21 e 25 anni, durante una vacanza in Grecia vengono trovati con addosso 21 grammi di hashish. Dopo quattro giorni di cella vengono rilasciati pagando una cauzione di 2500 euro cadauno e riescono a rientrare in Italia con il biglietto di ritorno acquistato in precedenza. Ora, a distanza di tre anni, la procura greca nell’Aprile 2008 ha emesso un mandato di arresto internazionale richiedendo l’estradizione dei due ragazzi. La procura italiana ha quindi concesso l’estradizione ed il giudizio, nel caso di Luca Zanotti, è già stato confermato definitivamente dalla Corte di Cassazione il 21/08/2008.
In questa sede non intendiamo e non possiamo certamente entrare nel merito delle decisioni giudiziarie o degli strumenti legislativi nazionali e internazionali che regolano il regime di estradizione. Ci sembra però doveroso sottolineare due punti essenziali. In primo luogo, il codice penale greco non distingue tra consumo personale e spaccio di stupefacenti come potrebbe essere facilmente rilevato sulla base di differenze quantitative. Nella fattispecie, considerata la scarsa quantità sequestrata, è più che ragionevole pensare che si sia trattato di consumo personale. La piccola dose tuttavia è risultata sufficiente per poter formulare la pesante accusa di "traffico internazionale di stupefacenti", reato che prevede una pena fino a 10 anni.
Il che ci porta a considerare il secondo aspetto che riguarda le responsabilità del nostro paese. Riteniamo infatti che concedere l’estradizione di cittadini italiani verso un paese che a parità di reato (l’uso personale di stupefacenti) preveda una pena infinitamente più severa, presenti seri problemi d’incompatibilità con l’idea stessa di "Stato di diritto". Ora, ammettiamo che tutto si sia comunque svolto nella legalità e che le procure di entrambi i paesi abbiano applicato in modo ineccepibile la legge. Ancora una volta intendiamo prescindere dagli aspetti formali e procedurali per focalizzarci sull’essenza umana della vicenda: un ragazzo di 25 anni viene estradato verso un paese in cui rischia 10 anni di carcere per consumo personale di hashish. Estradato paradossalmente da un paese in cui notoriamente la giustizia non funziona e dove individui condannati in via definitiva siedono tranquillamente in parlamento.
Non vogliamo negare le responsabilità dei ragazzi ma invitiamo a riflettere sulle conseguenze sproporzionate che una così piccola trasgressione sta generando. La Giustizia dovrebbe sempre essere legata ad un principio di equità e proporzionalità. In questo caso, come in tanti altri, sembra invece aver dimenticato i motivi per cui è sorta arrivando a negare se stessa.