Candidatura Cazzola: spunta l’handicap del diminutivo


6 giugno 2008

Quando, all’indomani della promozione in seria A del Bologna FC, il presidente del club felsineo Cazzola fece trapelare la notizia di un suo pensierino alla candidatura a sindaco, molti esponenti del centro-destra esultarono per il “coniglio” sbucato dal cilindro per contrastare la ricandidatura di Cofferati.
Nei giorni seguenti, però, hanno cominciato a circolare alcuni dubbi e alcuni distinguo: “se alla quinta di campionato il Bologna avrà rimediato una serie di cattivi risultati anche le quotazioni da sindaco del Pres potrebbero offuscarsi…”, “lui è abituato a comandare, ma una città non si guida come una squadra di calcio di cui si è padroni…”, “ma Cazzola è Prodiano… il passaggio al centro-destra non è mai avvenuto chiaramente”, “se c’è Guazzaoloca, con due galletti così ingombranti, nello stesso pollaio non c’è posto”.
Il turbamento nella sponda del Partito Democratico c’è comunque tutto, se il segretario del Partito Democratico, Salvatore Caronna, è stato costretto alla battuta ficcante (in stile Luca Bottura): “Deve decidersi se fare il sindaco di Bologna o di Romilia”.
Gli anticofferatiani sono comunque convinti che l’ipotizzata discesa in campo di Cazzola abbia messo un bel po’ di pepe al culo a Cofferati e ai suoi.
Oggi pomeriggio però, la vicenda sembra ingarbugliarsi ulteriormente. Tra gli addetti ai lavori si parla con sempre più insistenza dell’handicap del diminutivo.
Infatti…

Guazzaloca veniva spesso chiamato amichevolmente Guazza e il vezzeggiativo dava la dimensione dei 360° (oggi si direbbe Queer) del personaggio, non a caso si usava accompagnarlo alternativamente sia con l’articolo “il” sia con l’articolo “la”. I suoi ammiratori lo paragonavano, traducendolo in bolognese, alla rugiada (guazza). E nella distinzione tra “nebbia” e “guazza” costruirono la sua impronta di governo. Addirittura erano arrivati a citare il sommo Giovanni Pascoli: “. È la guazza che cade sopr'aride foglie…”.

la locandina di coffy A Cofferati, i suoi antagonisti, dopo pochi mesi dall’insediamento a “principe di Bali”, hanno subito dato un “Coffy Break” per rifuggire dalla bolognesità del “Bona lè”.
In compenso, le sue “guardie rosse” (di innamorati Cofferati ne ha avuti sempre pochi) lo paragonavano, nella sua campagna per la legalità, alla combattiva infermiera del film “Coffy” che, scoprendo la giovanissima sorella ormai tossicodipendente irrecuperabile, decide di vendicarla, introducendosi nel mondo degli spacciatori. Pur rendendosi conto che la piaga della droga non è estirpabile, riesce a ucciderne diversi.

Ma Cazzola… con quel cognome non ha scampo.
A tutti viene in mente una sola cosa e le preoccupazioni che venga di nuovo ripescato il dialetto bolognese (avem ciapé una bela ciavé) non sono poche.