Alvin, dei Nati dalla Resistenza, è uno dei volti nuovi del movimento che, nell’anno appena concluso, è esploso nel nostro paese. Ha 19 anni, così come molto giovani sono le ragazze e i ragazzi del suo collettivo, protagonisti di una stagione di lotte nella scuola che nessuno si sarebbe aspettato.
Alvin ci propone, con questo articolo, una riflessione sul movimento. Si tratta di un piccolo bilancio di questi mesi. Ci sono molti spunti su cui allargare la discussione. Aspettiamo, per il prossimo numero, altri interventi.
Doveva essere un autunno bollente. Venivamo da Genova e avevamo di fronte un governo impresentabile e attaccabile da ogni punto di vista.
Non è stato un autunno freddo, ma neppure così caldo. Il movimento è sopravvissuto alla repressione genovese e all'11 Settembre, ma Berlusconi e compagnia sono sopravissuti senza problemi al movimento.
Innanzitutto, dopo Genova, abbiamo faticato a superare la paura della piazza. La scelta di non andare a Napoli contro il vertice Nato da parte di molte componenti del movimento secondo me ha rappresentato un grosso errore.
Anche dopo lo spostamento del vertice la manifestazione di Napoli ha avuto un bel significato: ci siamo ripresi quella città, quelle strade, quella piazza in cui qualche mese prima eravamo stati massacrati (come violenza della carica Napoli è stato peggio di Genova, solo che c'era il governo di centrosinistra e non si poteva dire...).
Il BSF sostanzialmente non è andato a Napoli (e in gran parte non ci sarebbe andato indipendentemente dallo spostamento del vertice): secondo me è stata un'occasione persa.
Anche per il 10 Novembre a Roma, appuntamento fissato da mesi, qualcuno era recalcitrante, ma alla fine il movimento a Roma c'è andato pressochè compatto e quella giornata è stata eccezionale, probabilmente il momento migliore degli ultimi mesi.
C'è stata poi una grossa difficoltà nel lanciare un grande movimento contro la guerra. Per oltre un mese ci sono state solo sporadiche manifestazioni locali, come quella, per altro riuscita, di Bologna. La Perugia-Assisi è stata partecipatissima, ma non dobbiamo scordarci che con noi ha marciato gente che aveva appena votato la guerra e che la piattaforma della marcia era talmente vaga da poter essere condivisa da un qualunque “democristiano di sinistra”.
Alla fine, l'unico grande momento di mobilitazione è stato sempre il 10 Novembre, quando il movimento contro la guerra (quello vero, non quello genericamente pacifista) si è unito a quello no-global (che poi sono le stesse persone) nel corteo contro la guerra, il WTO e contro la sfilata filoamericana di Piazza del Popolo.
Il punto centrale su cui si doveva battere quest'autunno era comunque la costruzione dell'opposizione sociale al governo Berlusconi, che annunciava da subito attacchi allo stato sociale e ai diritti dei lavoratori, privatizzazione di scuola e sanità (peraltro con una certa continuità con il governi precedenti).
Ed è in questo settore che il movimento a mio parere ha, in parte, fallito.
Sostanzialmente gli unici momenti di lotta sociale contro il governo sono stati la manifestazione dei 230 mila metalmeccanici Fiom e le varie mobilitazioni sulla scuola.
I sindacati confederali, com'era facilmente prevedibile, non solo non sono mai arrivati a dichiarare quello sciopero generale in cui molti speravano, ma hanno anche tenuto a freno proprio i due settori più combattivi. Infatti, a Dicembre, nella cornice ignobile dello sciopericchio, i metalmeccanici hanno scioperato solo 2 ore (salvo le 4 ore di Bologna), mentre lo stesso sciopero del pubblico impiego del 14 Dicembre, sulla base del quale la Confederazione Cobas aveva lanciato una proposta di mobilitazione antigovernativa unitaria, è stato depotenziato dalla scelta della cgil scuola di scioperare solo un'ora.
In pratica, l'unico dato positivo (comunque molto importante) è uscito dalla grande combattività del settore scuola.
Infatti, studenti medi e Cobas sono stati in gardo di costruire insieme mobilitazioni importanti, nonostante gli altri sindacati abbiano definitivamente abbandonato qualunque idea di lotta in difesa della scuola pubblica. Il 31 Ottobre (30.000 a Roma, 5-6.000 a Bologna) e il 14 Dicembre (50.000 a Roma, 6-7.000 a Bologna sotto la neve) sono state due grandi giornate di lotta.
La conclusione, per ora, di questo percorso è stata la mobilitazione contro gli "stati generali" della scuola (100.000 a Roma il 20 dicembre) anch'essa riuscita molto bene.
In tutte questi momenti di lotta però è mancato secondo me l'apporto dei SF, al di là delle adesioni formali. In particolare, per gli stati generali, i “leader del movimento” hanno cercato visibilità prima e durante (creando peraltro tensioni controproducenti con certe dichiarazioni), ma la manifestazione è stata in partica solo studentesca (più qualche insegnante). Sarebbe stato meglio se avessero lasciato parlare gli studenti e gli insegnanti, e magari avessero portato più gente fisicamente al corteo (non c'era uno striscione di un Social Forum)
Visto che la battaglia sulla scuola è destinata a continuare a lungo credo che, d'ora in poi, i Social Forum dovrebbero assumerla come un terreno d'azione prioritario, con pochi protagonismi, molto lavoro di base e magari un pò di analisi e di elaborazione che vada oltre le scadenze di mobilitazione.
In generale, è mancata al movimento la capacità di aggregare soggetti e contenuti (dalla guerra alla finanziaria, dalla scuola alla sanità, dall'art.18 alla Bossi-Fini) in una lotta contro il governo e contro le conseguenze concrete di quella globalizzazione liberista che contestiamo.
In pratica non solo non siamo riusciti a coinvolgere quella fascia di persone ostili al governo e magari colpiti da alcuni provvedimenti ma non proprio no-global (mi riferisco solo alla gente, alla base, perchè con certi settori del centro-sinistra abbiamo dialogato anche troppo!), ma ci siamo anche divisi noi in mille mobilitazioni frammentate e poco incisive. L'esempio più palese è la scelta (suicida oltre che settaria) delle RdB di manifestare il 15 Dicembre, in contrapposizione con lo sciopero del 14.
La stessa "giornata della disobbedienza sociale", che nella visione più ottimista poteva essere vista proprio come giornata i cui i vari settori della società si ribellavano con i propri contenuti al sistema capitalista, sostanzialmente è stato un fallimento. Sono state messe in piedi azioni simboliche varie più o meno belle e più o meno riuscite, ma con un minimo comun denominatore: i disobbedienti e i SF in quell'occasione hanno portato in piazza solo se stessi.
Contemporaneamente, c'è stata una certa tendenza di alcune aree del movimento ad avvicinarsi più o meno apertamente a quella "sinistra" istituzionale che noi stessi avevamo contrastato o cercato di contrastare fino a maggio di quest'anno.
Per dirla proprio chiaramente: io Salvi alla recente mega-assemblea del Tpo non l'avrei chiamato neanche morto, e per quel che mi riguarda i Verdi possono essere alleati su alcune singole vertenze, ma nel complesso non sono un soggetto politico che mi ispira fiducia (ci siamo già scordati il voto parlamentare sui bombardamenti sulla Serbia?)
Anche il discorso della candidatura "no-global" alle prossime comunali mi sembra una strada pericolosa: qualunque tipo di accordo tra la "nostra lista" e il candidato di centro-sinistra verrebbe infatti vista male, oltre che da me, da tutta l'area più radicale del movimento.
Uno dei nostri slogan è "un altro mondo è possibile", mi sembra che molti nel movimento pensino più a cambiare un pochino questo mondo (Tobin-tax) o a costruire "nicchie" di sviluppo compatibile dentro questo sistema (dall'equo-solidale ai centri sociali, dalle scuole di comunità ai seminari autogestiti in univeristà).
Niente di male in tutto ciò, ma deve essere chiaro che si tratta solo di passaggi minimi in vista di un fine molto più alto, più lontano e più difficile da raggiungere.