Diciasette persone sono state denunciate per interruzione di pubblico
servizio, danneggiamento e imbrattamento dopo l’iniziativa di denuncia
pubblica di venerdì 7 marzo alla Farmacia San Antonio di via Massarenti a
Bologna che non vende la pillola del giorno dopo.
Un cinquantina di attiviste/i avevano lanciato una campagna di
boicottaggio alle farmacie che non vendono il contraccettivo di emergenza
con un’azione simbolica: lanciando polistirolo a forma di pillola,
esponendo uno striscione, volantinando e attaccando adesivi sulla vetrata
della farmacia. Il responsabile della farmacia aveva reagito in modo molto
violento, insultando, aggredendo una delle militanti e cercando di
stapparle il megafono, salvo poi denunciare i manifestanti stessi.
Il fatto in questi giorni sta scatenando un clima di tensione a cui ha
contribuito il tono di condanna usato dalla Curia Bolognese, che domenica
dalle pagine di Bologna Sette, settimanale diocesano supplemento del
quotidiano Avvenire, ha accusato le manifestanti di essere delle violente
e di voler fare “Strategia del terrore”. “Se gli occupanti vogliono fare
del loro corpo quello che più gli piace facciano pure – scrive l’organo
della Diocesi di Bologna - ma non pretendano di ottenere con la violenza e
simili manifestazioni la cooperazione di chi sulla base di dati
medico-scientifici e professionali è profondamente contrario: se così
fosse violenterebbero la libertà personale e professionale di coloro che
esercitano un servizio sanitario”.
Sui fatti è intervenuto anche il presidente dell’ordine dei farmacisti
Franco Cantagalli che ha ribadito: niente obiezione sulla “pillola del
giorno dopo” e si è richiamato a una circolare emessa a novembre che
avvisava i farmacisti di poter incorrere in “omissione o rifiuto di atti
d’ufficio” nel caso non vendessero il contraccettivo d’emergenza.
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