La risposta del Tpo alle accuse dell'Avvenire

In seguito all'iniziativa di denuncia alla Farmacia S. Antonio di venerdì 7 marzo e le dure accuse formulate dal quotidiano cattolico l'Avvenire e riprese da numerosi media main-stream, gli attivisti del centro sociale Tpo rispondono con un comunicato stampa che pubblichiamo integralmente. Dopo il corteo dell'8 marzo, quindi, è sempre più acceso il dibattito su autodeterminazione delle donne e laicità dello stato.
11 marzo 2008

Dopo l'iniziativa di pubblica denuncia della Farmacia S. Antonio di Via Massarenti da noi promossa lo scorso venerdì prendiamo parola in seguito all'editoriale pubblicato domenica 9 marzo sull'inserto locale Bologna Sette del quotidiano l'Avvenire, organo informativo dell'Arcidiocesi di Bologna.

Diversamente da quanto sostiene l'editorialista di Bologna Sette l'iniziativa non voleva educare né tantomeno punire nessuno: “punirne uno per educarne cento” è una filosofia che non ci appartiene per nulla. “Boicotta chi decide per te” è una campagna di invito al boicottaggio che si basa sulla libera scelta dei cittadini e dei consumatori ponendo alla loro attenzione che la Farmacia S. Antonio, come altre, non fornendo il contraccettivo di emergenza compie un'omissione di atti di ufficio e di interruzione di pubblico servizio, come specificato anche dall'Ordine dei Farmacisti Bolognesi con una circolare e come sancito dall'art. art. 328, comma 1, c.p. (Rifiuto d’atti d’ufficio) del R.D. del 30 settembre 1938, n. 1702.

Innanzitutto prendiamo atto ancora una volta che la Curia bolognese interviene su temi d'attualità con i toni esasperati ed isterici che le sono propri quando deve confrontarsi con manifestazioni di critica e dissenso. La Curia bolognese fa invito a non rispettare la libertà di scelta e di autoderminazione delle donne in virtù di un autorità religiosa che a nostro avviso non può essere superiore sul piano etico alle conquiste civili e democratiche, in nome di una fede religiosa sprezzante dei percorsi di emancipazione e liberazione che hanno portato alla depenalizzazione dell'interruzione volontaria di gravidanza, alla conquista della contraccezione e più in generale alla possibilità di determinare le proprie vite.

Non accettiamo né prediche né accuse da chi riconosce diritti solo alla famiglia e alla eterosessualità, da chi impedirebbe la distribuzione di profilattici e contraccettivi anche nei paesi dove l'HIV è la prima causa di mortalità, da chi considera gay, trans e lesbiche persone malate da redimere, da chi accusa di assassinio le donne che ricorrono all'aborto, da chi strumentalizza o censura a piacimento il progresso scientifico, da chi impedisce e limita con gravi conseguenze l'accesso all'interruzione di gravidanza negli ospedali.

Gli attacchi dalle pagine dell'Avvenire dimostrano in realtà la paura e la fragilità di un potere religioso che si maschera dietro al diritto alla vita ma che teme la libertà d'espressione, di scelta, di autodeterminare le proprie esistenze ed erige barricate per difendere il proprio potere e la propria autorità, con una visione della società parziale, identitaria, superata.

Così leggiamo anche la reazione del farmacista che, chiamato a rispondere pubblicamente delle proprie convinzioni ha reagito in modo violento, urlando insulti volgari e scurrili, menando sberle e tentando di strappare brutalmente il megafono alla compagna che in quel momento comunicava le ragioni dell'iniziativa, come si può vedere dal filmato di GlobalProject. A tal proposito abbiamo delegato i nostri avvocati di adire vie legali per l'aggressione e per le diffamazioni ricevute.

Contro ogni fondamentalismo ribadiamo la nostra libertà di scelta!

TPO

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