I due volti della Coop


21 dicembre 2001 - Nicola Zuccherini

Occhi puntati sulla Coop. Dal mostro sacro della grande distribuzione ci si aspetta molto. La si apprezza per il risparmio e la qualità delle merci, ma le si attribuisce una responsabilità sociale che nessuno si sognerebbe di addossare ad una “normale” catena di supermercati. C’è chi guarda con sospetto al suo ruolo nella massificazione dei consumi e chi l’accusa di essere solo l’asso piglia tutto del commercio. Ma nessuno riesce a negare che “una differenza c’è”. E questa differenza si può spiegare in tanti modi. C’è la forma cooperativa e la conseguente ridistribuzione di una parte degli utili tra i soci sotto forma di sconti e rimborsi. Ci sono le originali campagne pubblicitarie e il marketing spregiudicato. C’è una storia gloriosa alle spalle, fatta di piccole cooperative di consumatori e lavoratori. C’è, soprattutto, una crescente presenza nel sociale, con attività di aiuto diretto e campagne umanitarie.
Solo marketing, copertura di un’espansione ormai esclusivamente commerciale, come pensano i maligni, o la seconda faccia di una grande impresa sociale?
Con Walter Dondi, dirigente di Coop Adriatica, abbiamo provato a capire meglio che cos’è e come si svolge l’impegno sociale e solidaristico della Coop.
Quali sono le vostre principali iniziative di solidarietà?
«Da due anni a questa parte abbiamo avviato il “ristorno sociale”. I soci hanno la possibilità di destinare il ristorno (la quota degli utili aziendali che viene rimborsata loro in proporzione alla spesa effettuata nel corso dell’anno) ad attività a carattere solidaristico. Quest’anno sosterremo Medici senza frontiere e l’accoglienza in Italia di bambini e ragazzi nati a Cernobyl. Hanno aderito 14.000 soci, per una raccolta di circa 250 milioni. L’anno scorso il contributo di 11.000 soci ha finanziato l’istituto oncologico Ramazzini e l’Associazione nazionale tumori. All’offerta dei soci si aggiungono 200 milioni dati dall’azienda. Anche la raccolta punti (che dà ai soci diritto ad acquisti con forti sconti) può essere destinata alla solidarietà. In questo caso abbiamo sostenuto, con 224 milioni, le adozioni a distanza (con Arci e Caritas) e il progetto di isole ecologiche sulla riviera adriatica promosso da Legambiente. C’è poi la nuova campagna nazionale “Salva un bambino”, che ha l’obiettivo di raccogliere 3 miliardi per progetti di vaccinazione, istruzione e lotta all’Aids riguardanti 160.000 bambini in Mozambico, Angola e Sud Africa. Ma bisogna ricordare anche il servizio di “Ausilio”, consegna a domicilio gratuita della spesa per anziani e disabili. Da questa iniziativa è nato recentemente “Ausilio per la cultura”: alla stessa fascia di utenti si consegnano libri, oltre alla spesa. E poi ci sono progetti locali, promossi dai soci direttamente sul territorio».
Come pensate di riuscire ad essere sempre così “buoni”?
«Credo che solo Coop, tra gli operatori della distribuzione, abbia un’attività solidaristica così intensa. Ma non rivendichiamo nessuna esclusiva. Se anche altri cominciassero a fare altrettanto sarebbero i benvenuti. Saremmo felici di aver aperto una strada per rispondere ai moltissimi bisogni dei più deboli. Penso però che noi possiamo farlo perché abbiamo i soci: sono loro a fare la differenza. Si tratta di 600.000 persone e sono i possessori della società, ne approvano i bilanci, decidono la destinazione degli utili ed eleggono i vertici aziendali. Molti di loro sono anche attivi sul territorio, sia con l’iniziativa sociale, sia con il controllo sulla qualità dei prodotti e dei servizi offerti nei supermercati».
L’attività solidaristica della Coop è molto articolata. Da cosa nasce e a cosa mira?
«La Coop è cresciuta ed è diventata una grande azienda distributiva, ma rimane un’associazione di consumatori che si uniscono per ottenere prezzi convenienti, qualità e sicurezza dei prodotti. Questa è la nostra missione, ed è vero che attuarla è sempre più difficile, costa sempre più impegno e risorse, perché competiamo con i grandi gruppi europei del commercio».
E non bastavano supermercati, prezzi bassi e qualità?
«Accanto alla mutualità interna, rivolta ai bisogni e alla convenienza dei soci, sentiamo sempre di più la responsabilità verso il territorio e la necessità di contribuire al suo sviluppo. È un modo di restituire a tutta la collettività, e non solo ai nostri iscritti, ciò che riceviamo dai consumatori. Sosteniamo soprattutto progetti rivolti alla persona e mirati ad aiutare i più deboli e svantaggiati. Per le stesse ragioni i nostri progetti arrivano anche più lontano, a quelle popolazioni che vivono situazioni di emergenza».
Ci spieghi meglio il ruolo dei soci nell’intervento sociale.
«Proprio nei giorni scorsi, qui a Bologna, si è svolta la Consulta sociale Coop. I soci attivi nei consigli di zona si sono riuniti per progettare le nuove iniziative e valutare quelle svolte. Da qui è sorta, tra l’altro, l’idea di fare un vero e proprio bando di concorso per assegnare le risorse del ristorno sociale ad organizzazioni solidaristiche e del volontariato operanti nei vari territori. Ma è stato molto importante il confronto sulle iniziative locali, che riguardano la gestione dell’ausilio, le attività sociali, la collaborazione con le amministrazioni e le società di servizi pubblici».