La delirante corsa agli acquisti di Natale ha avuto inizio, propiziata quest’anno dal premurosissimo invito dello stesso George Bush, traboccante di amore filiale, a spendere, spendere, spendere. Risollevate l'economia, cittadini di tutte le Americhe! Comprate, senza sosta e senza pensiero! Con un lampo di lussuria negli occhi, con la speranza che i brutti giorni della guerra e della paura svaniscano in un’etichetta sfavillante, i carrelli si riempiono, traboccano. E il Natale diventa una festa, per le multi-nazionali.
Perché a Natale si è tutti più buoni, e le tredicesime si aprono commosse alle buone e alle cattive solidarietà. Ma cosa succede se per un anno la bontà si trasforma in coscienza? Se la solidarietà diventa boicottaggio? Non acquistare i prodotti delle multinazionali significa protestare in maniera pacifica ed efficace contro le loro politiche di sfruttamento ed oppressione, di degrado ambientale e paradisi fiscali.
E giacché il sapere è la nostra arma migliore, vi raccontiamo ora qualcosina su alcune delle multi che, sotto nomi diversi si nascondono nei nostri panettoni.
NESTLÉ
La campagna di boicottaggio internazionale, coordinata dall’associazione inglese Baby milk action, nasce per la violazione del gruppo al codice dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno. Molti di voi ricorderanno, forse grazie a Beppe Grillo, come qualche anno fa la Nestlé portò alle madri del terzo mondo latte in polvere scaduto o contaminato, aggravando la già insostenibile condizione di denutrizione. Anche da noi, con informazioni distorte alle madri ed al personale infermieristico o con la distribuzione di campioni alle strutture sanitarie, la Neslté promuove l’uso di latte in polvere, inducendo l’abbandono dellíallattamento al seno.
Il gruppo multinazionale, che fa capo ad un’infinità di società e marchi, si caratterizza anche per altri comportamenti “negativi”. Tra i più grandi distributori e produttori di caffé e cioccolato, è tra i maggiori responsabili delle condizioni di povertà e sfruttamento di cui soffrono le popolazioni del terzo mondo. E per quanto riguarda l’ambiente e la salute dei cibi vi è ben poco da star tranquilli. Diversi stabilimenti del gruppo sono stati denunciati per aver superato i limiti ammessi (spesso già di per se ampi) d’emissione di sostanze nocive. Inoltre nel 1996 si è rifiutata, insieme alla Unilever, di tenere separata la soia ordinaria da quella geneticamente modificata. Nel maggio 2000 Legambiente ha scoperto in Italia che il prodotto Alsoy, rivolto allíinfanzia, contiene proteine isolate di soia geneticamente modificata.
Alcuni prodotti della Nestlé:
• Prodotti per Occasioni speciali: Motta, Alemagna.
• Cacao, cioccolata, cioccolatini: After-Eight, Alemagna, Baci, Cioccoblocco, Galak, Motta, Nestlé, Perugina, Quality street, Rowntree, Macintosh, Smarties.
• Caffé: Nescafé.
PHILIP MORRIS
Sottotitolo: il nonnetto, Kaori e le Lights sulle tartine. Oppure: sottilette più filanti con catrame e nicotina. La Philip Morris, infatti, oltre ad essere la prima produttrice di sigarette al mondo (con marchi come Marlboro, Chesterfield, Merit, Benson and Hedges, L&M, Lark e altri ancora), si diletta nel settore alimentare (attraverso la Kraft), nel commercio di caffé e cacao e nella produzione della birra. Il boicottaggio a questo colosso nasce in seguito alle sproporzionate campagne della mega società tese ad abbattere i provvedimenti nazionali contro il fumo. Da una parte ha finanziato negli Stati Uniti partiti e candidati politici (quasi esclusivamente del Partito Repubblicano), ingaggiando spesso scienziati di grido per nascondere i danni derivati dal fumo indiretto, dall’altra ha avviato una politica aggressiva per l’espansione delle vendite nel sud del mondo, che accompagna una pesante pubblicità alle pressioni sul governo americano affinché adotti ritorsioni commerciali contro tutti i paesi che tentano di ostacolare l’ingresso di sigarette straniere. La lista dei misfatti della Philip Morris non si ferma qui, purtroppo al peggio sembra non esserci mai fine. Essa si rende direttamente responsabile dello sfruttamento dei lavoratori del Sud del mondo attraverso la grande distribuzione di caffé e cacao. » stata denunciata da un Associazione americana di consumatori per la presenza nei suoi prodotti di sostanze cancerogene e di organismi geneticamente modificati. » stata sotto inchiesta, in Italia, per una mega-evasione di 9 mila miliardi. Naturewatch la cita come una delle imprese che sperimenta, in maniera più cruenta, i suoi ingredienti sugli animali. Da qualunque punto la guardiate, troverete ben poco di buono o leggero.
Alcuni prodotti della Philip Morris:
• Cioccolata e cioccolatini: Bittra Suchard, Cote díOr, Milka, Toblerone.
• Caffé: Caramba, Faemino, Hag, Splendid.
• Formaggi confezionati: (anche a natale c’è la mozzarella!) Baika, Dover, Gim, Invernizzi, Invernizzina, Jocca, Legeresse, Lindeberger, Lunchables, Maman Louise, Milione, Mozary, Sottilette, Osella, Philadelphia, Primolo, Susanna.
Infine vorremmo consigliarvi un piccolo regalo da mettere sotto l’albero di alcuni grandi e, apparentemente, impunibili personaggi… se siete indignati per la vergognosa sentenza su Porto Marghera, e se volete rendervi il Natale un poco più dolce, non comprate lo zucchero Eridania. Magari lo sapete già, ma per chi non ne è a conoscenza quella polvere di amorevolezza, capace di commuovere anche i più duri di cuore, è della Montedison.
(informazioni tratte da Nuova Guida al consumo critico ed. Emi, www.babymilkaction.org).