Al liceo Fermi


21 dicembre 2001 - Gaia Roversi

Il Ministro Moratti ha perso la testa o, forse, ha capito benissimo come funziona la logica di mercato che ormai impera indisturbata sulla società.
E visto che ormai anche la famiglia è un’impresa, non c’è alcun motivo per cui la scuola non debba esserlo.
E’ su queste basi che si appoggia la nuova riforma, che prevede tagli al personale della scuola, aumento delle ore lavorative per i proff in favore dei finanziamenti alle scuole private, ed anche degli armamenti per la guerra in Afghanistan.
Non è più il ‘68, ma questo è già abbastanza per far ribollire i movimenti studenteschi. E proprio perchè le rivolte studentesche degli anni ‘70 sono ormai solo un malinconico ricordo, gli studenti si impegnano a trovare forme di protesta nuove. Così come è accaduto al Fermi che si è inventato
“L’INSEDIAMENTO”, ovvero utilizzare la scuola come se fosse casa propria senza perdere ore di lezione.
Lunedì 10 novembre, dopo aver garantito il normale svolgimento delle lezioni, una parte degli studenti si è stabilita all’interno dell’istituto, senza interrompere il lavoro dei bidelli, della segreteria e i corsi pomeridiani, promuovendo iniziative di dibattito, disegnando striscioni, studiando per le lezioni del giorno dopo e, più che occupare, occupandosi della scuola fino al mattino seguente e facendo in modo che alle 8 e 15 gli studenti avessero a disposizione le aule per far lezione in condizioni normali.
L’insediamento è durato da lunedì pomeriggio a giovedì mattina, vigilia dello sciopero e della manifestazione degli studenti, senza interruzioni.
Martedì sera e mercoledì sera sono state organizzate due assemblee: una sulla Riforma scolastica con i rappresentanti del COBAS scuola e l’altra sulla guerra in Afghanistan con lo scrittore Pino Cacucci e Marco Trotta del BSF.
Il risultato positivo è stato garantito dalle motivazioni degli studenti che hanno scelto questo tipo di protesta per evitare di ricadere nel luogo comune secondo il quale chi occupa lo fa per evitare interrogazioni e compiti in classe, e per non privarsi del diritto allo studio che gli studenti rivendicano.
Resta il dubbio che questa forma di protesta sia troppo indolore e che abbia avuto uno scopo più che altro informativo.
Effettivamente il Governo è andato un po’ troppo oltre il limite di sopportazione dei cittadini italiani e forse “l’insediamento” gli riserva un trattamento un po’ troppo rispettoso delle regole, ma dal punto di vista ideologico denota un profondo senso civico degli studenti, che ora non potranno più essere tacciati di ciarlataneria.
Proprio al Fermi è uscito lo slogan «la scuola è nostra, Moratti devi bussare», ma , per quanto corretti siamo stati, sono stati gli studenti del Fermi a bussare alla porta della Moratti, chiedendo di non peggiorare la loro situazione, ma di migliorarla.