opo un lungo periodo di preparazione, la miccia si accende e le scuole di Bologna si animano improvvisamente. I ragazzi del Minghetti sono i primi a partire: assemblea lunedì 3, subito prima del sit-in contro Garagnani in consiglio comunale, e autogestione votata con maggioranza schiacciante. Subito dopo arriva, più a sorpresa, la notizia del Salvemini occupato: sono queste due scuole a lanciare i 10 giorni di agitazione studentesca in vista dello sciopero di venerdì 14. E’ la volta del Righi, due giorni di assemblea che sembrano preludere a qualcosa di più, poi del Galvani che autogestisce tre giorni (non accadeva da anni), subito imitato dal Sabin.
Il ponte dell’8 Dicembre ferma momentaneamente la protesta degli studenti, ma da lunedì 10 si riparte: il Minghetti presenta lo Scuolathon (maratona non-stop in difesa della scuola pubblica), con la scuola aperta alla cittadinanza e interventi di personaggi famosi come Pino Cacucci, Michele Serra e Francesco Guccini. Il più atteso però è sempre lui, Fabio Garagnani, che si autoinvita e si presenta puntuale, ma solo per venire contestato duramente da studenti, professori e preside.
Intanto i ragazzi del Fermi si insediano nella loro scuola (occupazione pomeridiana e notturna ma con lezioni regolari al mattino), mentre partono le autogestioni anche negli istituti tecnici come il Majorana e il Belluzzi.
Giusto il tempo per la manifestazione locale degli studenti di Casalecchio martedì mattina (partecipazione non eccezionale ma grande combattività) e si scaldano le Laura Bassi, senza dubbio la scuola più presente nelle manifestazioni del 25 Settembre e del 31 Ottobre. La scuola è unita sull’idea di contestare la riforma Moratti, ma si spacca sul modo di portare avanti la protesta: alla fine l’assemblea generale vota a maggioranza un’occupazione che, pur tra molte polemiche, dura ancora al momento in cui scrivo.
Nel frattempo anche in scuole come Leonardo da Vinci, Rosa Luxemburg e Aldini-Sirani gli studenti organizzano assemblee per parlare della riforma Moratti e dello sciopero del 14.
Aspettando la manifestazione, si può comunque fare un bilancio della fase di mobilitazione interna delle scuole, lanciata dai Nati dalla Resistenza ma portata avanti autonomamente dai vari collettivi e dai rappresentanti delle singole scuole. Ovviamente il bilancio è positivo, soprattutto per la nostra capacità di entrare con le nostre parole d’ordine in quasi tutte le scuole, compresi quegli istituti tecnici che finora erano rimasti ai margini di un movimento prevalentemente liceale.
Un altro elemento molto importante è la grande collaborazione creatasi in questo periodo di mobilitazione tra studenti e insegnanti di moltissime scuole. I professori, soprattutto (ma non solo) quelli dei Cobas Scuola, hanno infatti partecipato spesso ai gruppi di lavoro e alle assemblee organizzate dagli studenti delle scuole in autogestione, aggiungendo le proprie ragioni di dissenso rispetto alla riforma Moratti e contribuendo ad instaurare un clima di grande combattività.
Si arriva così a venerdì 14 dicembre, quando migliaia di studenti scendono in piazza (insieme ad insegnanti, universitari, Social Forum e lavoratori del pubblico impiego in sciopero) per ribadire la propria opposizione all’idea di scuola-azienda della Moratti, alla finanziaria e alla proposta di riforma degli organi collegiali e per continuare la lotta per una scuola pubblica, democratica, pluralista, adeguatamente finanziata dallo stato e realmente gratuita.