Sabato 15 dicembre Vicenza ha visto ancora una grande manifestazione (80.000 persone secondo gli organizzatori) per dire NO alla costruzione della base statunitense all'aeroporto Dal Molin. Una partecipazione che ha stravolto le previsioni della vigilia, ribadendo la volontà di difendere il bene comune dei territori e di opporsi alla macchina della guerra globale. Il popolo di Vicenza è ancora lì, numeroso e variegato. Ha le idee chiare: non vuole la base e non guarda al colore del governo di turno.
Al fianco dei Vicentini, ancora una volta, decine di altre comunità in lotta. C'è la Val di Susa che rifiuta la Tav, Venezia che non vuole il Mose, Milano che non ha bisogno dell'Expo, Cameri contro gli F35, la Campania che sfida i rifiuti. Ci sono decine di migliaia di persone che alla guerra non intendono rassegnarsi. E di chi ha preferito restare a casa (partiti, sindacati, associazioni) la mancanza proprio non si sente.
A Vicenza, di nuovo, in tante e tanti. Nonostante il freddo e l'oscuramento deciso dal mainstream. Nonostante Trenitalia, che anche stavolta ha fatto di tutto per negare ai manifestanti il diritto alla mobilità. Prima a Milano, la mattina, e poi a Vicenza una volta terminato il corteo. Stazione bloccata per ore, nessun treno che parte nonostante gli accordi presi e i biglietti cumulativi pagati. Bisogna scendere dai treni per imporre la riapertura di una trattativa e riuscire a tornare a casa.
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