Dopo l'aumento medio del 9 per cento delle tariffe ferroviarie sui treni a media e lunga percorrenza, ecco partire le nuove idee: da gennaio 2008 gli aumenti previsti saranno in media del 15%, o peggio, toccheranno il 20%.
Dall'alto, il ministro del Tesoro Tommaso Padoa-Schioppa e l’amministratore delegato di Fs Mauro Moretti ci dicono che il rincaro è importante addirittura per tre motivi: il primo è che i prezzi italiani sono relativamente più bassi di quelli della media europea (e quindi ci sembra un ottimo motivo!); il secondo è che per sei anni le tariffe non sono state toccate e che questi mancati adeguamenti hanno pesato negativamente sui conti dell’azienda (anche questo non è male!); l'ultimo riguarda i maggiori introiti derivanti dai rincari dei biglietti che sarebbero poi utilizzati per sostenere l’offerta di treni con un investimento di 6,5 miliardi in 4 anni, che consentirebbero un aumento del 40 per cento del traffico passeggeri, soprattutto pendolari (e questo è il migliore di tutti!).
Questi motivi sarebbero sicuramente più persuasivi se non fosse per la prestazione particolarmente scadente che attualmente le nostre ferrovie ci offrono. Il servizio non è affatto migliorato nel corso degli anni; ciò è dimostrato dalle continue lamentele provenienti soprattutto dai pendolari che, quotidianamente, si trovano a fronteggiare il problema dell'affollamento, della sporcizia dei vagoni e dei continui ritardi.
In più anche i vantaggi diminuiscono: se qualche tempo fa si poteva contare su uno sconto del 30% grazie alla Carta Giovani, oggi possiamo ottenere ben (solo) il 10%.
Sono sicuramente degli aumenti ingiustificati e ingiustificabili, al di là dei tre "interessanti" motivi, e anche il presidente Codacons si schiera dalla parte di questa ingiustizia annunciando un ricorso al Tar del Lazio.