Se potessi avere mille lire al mese, diceva una vecchia canzone.
Generazione mille euro, dice uno slogan (e il titolo di un libro)
molto più recente.
Ebbene, all'università (di Bologna e non solo) la vita funziona in
modo bizzarro, e in questi giorni ne abbiamo l'ennesima riprova. Avere
mille euro ogni mese e ricevere la busta paga con regolarità per
molti, ovvero per i ricercatori precari (oltre 3000 qui a Bologna), è
una conquista. Per altri mille euro non sono che una porzione ridotta
del proprio stipendio.
Immaginiamo questa vicenda: Novembre 2007: gli uffici dell'università
si trovano a dover introdurre piccole variazioni nei contributi per
coloro che sono iscritti alla gestione separata INPS (ovvero co-co-co
e simili). Dato l'impiccio, occorrerà bloccare l'invio delle buste
paga fino a che il problema non sia risolto. Non è interessante sapere
se la "colpa" dell'impiccio sia dell'INPS o degli uffici dell'università. E' invece interessante sapere a chi vengono bloccate
le buste paga. Vogliamo provare a indovinare? Ma a chi riceve più o
meno mille euro al mese, ovviamente (per la precisione: i dottorandi
ne ricevono meno di 850, di euro)! A chi non è stabile ma cococo -
ovvero a titolari di assegni di ricerca, dottorandi e simili. Perché
andare a colpire, poverino, chi ne intasca 2500, o 3000? Come farà?
Magari tiene famiglia, mentre i precari sono giovani. E' cosi' per
davvero? In Italia l'età media di chi ha un posto fisso
all'universita' e' tra le piu' alte al mondo, e anche l'eta' media dei
ricercatori precari non e' certo bassa. Insomma, non si sta parlando
di ragazzini ma di trentenni e quarantenni. Eppure, alla fine dei
conti quei mille euro ricevuti ogni mese sembrano davvero un sogno.
Così va il mondo, in uno dei più grandi atenei d'Italia nel mese del
signore novembre 2007.