Cominciamo dall'Avvenire che parla di "un corteo svoltosi senza incidenti" di "circa 2000 persone" (praticamente i dati della questura). Secondo il giornale cattolico sono stati lanciati "cori antipolitici contro il primo cittadino" (copiata pari pari dalle agenzie) e "imbrattati muri e pensiline". Mentre i "giovani no global (occupando il nuovo Crash, ndr) hanno violato le richieste del primo cittadino" (ma era noto da ieri che non c'era nessun accordo su questo).
Il Resto del Carlino dedica alla manifestazione di ieri più di un articolo. Rita Bartolomei ricorda, a modo suo, la storia di Crash che ieri "ha portato a Bologna duemila persone secondo le stime fin troppo prudenti della questura". Chi? "Universitari qualunque, giovanissimi un po' travestiti da guerriglieri ma anche i veri duri, che hanno sfilato volendo apparire proprio per quel che sono". L'unica frase del corteo riportata è la "solidarietà antagonista tra le metropoli d'Italia e d'Europa". Insomma "Bologna presa come simbolo". Per la verità il succo era nello striscione, quell'opposizione al "modello cofferatiano" che negli ultimi anni ha contagiato tanti sindaci di destra e di sinistra in Italia. Insomma se c'è qualcuno che ha voluto fare di Bologna un simbolo, non sono proprio quelli di Crash.
Enrico Barbetti, invece, ricostruisce la manifestazione "2000 per i manifestanti, 5000 per la questura". L'occupazione "preventiva" della mattina di Via Zanardi 106, il cambio di percorso comunicato da "Valerio Monteventi e Pino De Biase" al "vicario del questore Vito Cunzolo e il dirigente della Digos Vincenzo Ciarambino". La questura che accetta e il corteo che arriva a destinazione. "Due a zero per noi - secondo Rosario Picciolo - Ma si è giocato solo il primo tempo". Matteo Alvisi scrive un articolo sui commercianti chiusi per paura dei manifestanti. Se l'attacco è verosimile (Giovanni Cuppini, commerciante in Via Indipendenza, che ammette di non aver avuto particolari problemi), il resto meno. "In via dei Mille, in via Gallieri e in via Don Minzoni era difficile vedere una serrata alzata". Per la verità ci è sembrato il contrario: era difficile vederne una abbassata, complice il sabato di shopping. In via Zanardi, poi, come è noto non ci sono negozi essendo periferia. Solo qualche autoconcessionaria che ha chiuso i cancelli con dentro Suv e Jeep. Totalmente ignorati dal corteo. Quanto alle scritte, anche quelle sono state poche, anche se Alvisi ne conta "parecchie".
Il finale, tra l'amaro e il surreale, è di Massimo Gagliardi, caporedattore del Carlino. Per Gagliardi hanno vinto Crash e il questore: perché "la manifestazione l'hanno chiesta e ottenuta, hanno cambiato percorso a loro piacimento, hanno dimostranto al sindaco che gli aveva offerto un nuovo spazio che loro non cercano concessioni; loro gli spazi se li prendono". Poi la chicca (forse Gagliardi non ha letto Alvisi): "E nella loro plateale dimostrazione di buona educazione ci sta anche il numero relativamente basso di scritte, imputabile, a quanto pare, ai forestieri". Il questore avrebbe vinto perché dopo le critiche del sindaco e l'accusa di "slealtà istituzionale" del capogruppo DS Merighi, ieri avrebbe incassato "la simpatia dei centri sociali bolognesi che criticando la durezza di Cofferati, hanno preferito favorire il solidametne 'odiato questurino'". Fino al finale "Rimane il fatto che ai bolognesi, di questo teatrino, interessa nulla. Ai cittadini interessa poter andare al sabato in centro, normalmente e senza timori di sorta". E infatti i manifestanti hanno preso un posto nella periferia degradata, mica in centro! Se poi il primo giornale della città non pubblicasse, in totale solitudine, le solite veline dei servizi segreti su "presunti timori per l'ordine pubblico", forse starebbero meglio anche i bolognesi. Ma al limite questa la mettiamo nella lunga lista delle rettifiche che è il vero primato del Carlino.
Il Corriere di Bologna sembra, invece, il più deluso per la mancanza di scontri con la polizia. Benedetta Boldrin vede quello che era "sfuggito" al Carlino "Quasi tutti i negozi e i bar, in via Indipendenza, sono aperti. Stessa cosa in via dei Mille e in Via Don Minzoni". Poi una cronaca più puntuale di Alessandro Mantovani ed un editoriale non firmato dal titolo "Ma Bologna è dei Bolognesi" che, non sapendo con chi prendersela per ieri, si scatena contro Caruso per la sua intervista di ieri sul Carlino. Fino a chiedersi "Che ne pensa Rifondazione bolognese del manifesto ideologico del compagno Caruso?". Una domanda la rivolgiamo noi al Corriere. Ma se la manifestazione di ieri ha tanto "tenuto con il fiato sospeso gli abitanti e i negozianti di molte strade" non sarà stato anche colpa delle notizie che ha diffuso la vostra testata? Come quella di ieri su un presunto "vademecum contro le cariche" a firma "BSF" pubblicato da Indymedia Emilia Romagna. In realtà un vecchio testo preso dal sito del Bologna Social Forum (tutt'ora disponibile qui) e scritto prima del G8 da un gruppo di avvocati esperti e amanti dello stato di diritto. Quello che a Genova fu sospeso (parola di Amnesty International), oltre che dalle cariche selvaggie, anche dall'uso di gas CS e spray al peperoncino nei modi pericolosi che diversi video hanno poi mostrato. A proposito di temi che ricorrono anche in questi giorni nel flipper del vaniloquio comunale che fa passare per "democrazia" le intese con Alleanza Nazionale e cancella la memoria. Però, forse, qualche altro motivo per tanta acredine verso Rifondazione può dipendere da altro. In fondo il vicedirettore del Corriere della Sera che continua a firmare articoli contro la Moschea a Bologna (vedi ieri) non è lo stesso Magdi Allam oggetto di una interpellanza dell'ex senatore Gigi Malabarba (PRC) al Ministro Amato per chiedere quali sono le fonti dei servizi segreti che usa per i suoi articoli?
Il Domani di Bologna decide, invece, di dare spazio alle dichiarazioni sul corteo. Per esempio Andrea De Mariache definisce "questi giovanotti lontani dalla cultura della sinistra". Quali? "Il rispetto delle regole a tutela dei più deboli". Per il segretario DS "Sono come gli evasori fiscali: pensano che con la furbizia e la forza possano ottenere quello che vogliono, senza rispettare le regole e senza rispettare chi da anni è in attesa di spazi pubblici". Peccato che il posto in Via Zanardi 160 è privato e per altro di una multinazionale, ovvero della Nestlé, da tempo oggetto di campagna di boicottaggio per le sue politiche irresponsabili e antisociali. Oppure quella di Claudio mazzanti (DS, presidente del quartiere Navile) che in risposta a Crash e ai 12 mila euro usati per danneggiare il posto ha parlato di "carotaggi necessari per valutare la tenuta dell'edificio". Anche l'Unità Bologna riporta le stesse dichiarazioni. Vi rimandiamo alle foto per ogni commento.
La Repubblica Bologna cuce un po' di articoli dove prova a raccontare l'ala "dura del movimento" in contrapposizione agli altri. Ma almeno riporta le parole della Vicesindaco "Mi sembra che quelli di Crash siano stati particolarmente furbi a non creare incidenti e a non occupare uno stabile pubblico. Ora possono tentare di trattare con il privato". Illuminanti sul finale "Forse è più facile". E poi un inciso dal titolo "Piove" prova a scherzare su un Cofferati che avrebbe chiamato "più in alto" di Amato per la provvidenziale pioggia. "Ma forse, più semplicemente, il maltempo improvviso era la prova della saggezza di un vecchio proverbio: chi semina vento raccoglie tempesta". Chissà, di certo anche questa non era autorizzata nè da Sindaco nè da Questura.
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