LETTERA APERTA ALLE COMPAGNE ED AI COMPAGNI DI CRASH
Care/i compagne/i di CRASH,abbiamo ricevuto con piacere l’appello da voi proposto contro lo sgombero del Laboratorio Occupato in via Zanardi con la richiesta di una nostra sottoscrizione.
Ovviamente LO SOTTOSCRIVIAMO, ma vogliamo contemporaneamente porvi alcune questioni.
Ci conosciamo, ci conoscete.
In questi anni le relazioni tra di noi sono sempre state improntate alla correttezza, alla linearità, al confronto anche aspro, ma soprattutto alla solidarietà ed alla condivisione di lunghi pezzi di strada assieme.
Anche se, spesso, le nostre ipotesi politiche non coincidevano, sul fare e sui percorsi ci siamo ritrovati. Nessuno tra di noi ha mai chiesto all’altro di rinnegare la propria storia, la propria collocazione, la propria prospettiva.
Un rapporto paritario tra diversi, ma simili.
Anche questa volta per noi è naturale schierarci dalla vostra parte e condividere la sostanza del vostro appello e delle analisi in esso contenute.
Non abbiamo nessun dubbio a dire che stiamo dalla vostra parte, che troviamo insopportabili le modalità securitarie con cui questa amministrazione affronta i problemi sociali ed i conflitti che ne nascono, che ci troviamo sempre più a disagio anche solo a sentire associati i nostri nomi a quelli di chi sta nel nascente Partito Democratico.
Ma ora, proprio per questo, delle nostre perplessità vogliamo parlarvi.
La prima questione è che ci pare riduttivo continuare a parlare di “anomalia cofferatiana”. Siamo sempre stati convinti, ed ancora lo siamo, che si tratti invece di una modalità costituente del PD e crediamo che le vicende diffuse in tutto il paese in questi ultimi mesi stiano li a confermarlo. Questo significa, però, che quando si affronta questo problema debba essere affrontato tenendo conto di tutta la sua complessità e delle evidenti ricadute di appoggio che questo trova in parti considerevoli della società, soprattutto e paradossalmente tra i ceti più deboli.
La seconda ci si pone quando voi affermate “La distanza del Palazzo resti tale….”. Vedete, noi non pensiamo che il problema principale sia oggi quello di marcare, in modo anche un po’ auto-referenziale, la diversità e la distanza dal Palazzo – queste cose stanno nei fatti, nelle pratiche – ma aprire vertenze efficaci, sviluppare conflitti sociali territoriali in grado di portare a casa dei risultati concreti, ora e subito.
Questo è il piano sul quale crediamo possa crescere e moltiplicarsi l’altra Bologna, quella di sotto, quella precaria, quella invisibile, quella delle diversità come ricchezza. Non ci rassegniamo e non crediamo che l’unica possibilità sia – date per scontate l’essere minoranza e destinati alla sconfitta – la re/azione simmetrica che costruisce perimetri. Noi i muri, da quelli del Cpt a quelli del proibizionismo, li vogliamo abbattere e non vogliamo costruirne dei nuovi. Non è prioritario allora dove questa battaglia si combatte – dentro e/o fuori dal Palazzo – ma che la si combatta, possibilmente (necessariamente?) assieme. E, comunque, la collocazione non può diventare un elemento di discrimine.
Infine c’è un’ultima questione, forse la più importante.C’è un’evidente contraddizione, a nostro parere, tra quando scrivete: “Facciamo appello a tutti coloro con cui abbiamo tracciato segmenti del nostro percorso, coloro con i quali abbiamo condiviso battaglie, piazze,assemblee, socialità a portare assieme a noi la propria rabbia per le strade di Bologna.” e le modalità che avete indicato nella conferenza stampa di presentazione della manifestazione.
Dichiarare che la manifestazione sarà, volutamente, “non autorizzata” e “non pacificata”, porta automaticamente all’esclusione proprio di tante/i tra quelle/i che con voi hanno fatto pezzi di strada assieme e sono modalità che vengono percepite come una contrapposizione tra la vostra rete e le singolarità che non si riconoscono in una qualsiasi rete od organizzazione.
Non parlano alla città né a tanta parte delle singole persone che hanno attraversato la vostra esperienza. Rischiano di rendere impossibile anche azioni dal basso tese a restituire alla società gli spazi inutilizzati e negati alla socialità.
Crediamo che l’esperienza del L.O.A. CRASH sia paradigmatica di un modello di città diversa rispetto a quella del Palazzo e del PD. Pensiamo che voi abbiate un ruolo importante a Bologna e che dobbiate continuare ad averlo e, proprio per questo, dobbiate prenderne consapevolezza ed assumervi le responsabilità che questo ruolo, volenti o nolenti, comporta rispetto a tutti i movimenti.
Questi sono i nostri dubbi e le domande che vi e ci poniamo.
Siccome noi vorremmo essere ancora una volta con voi – con le firme in calce all’appello ma anche con i nostri corpi nelle strade – vi rivolgiamo a nostra volta un appello: possiamo riaprire la discussione sulla manifestazione del 6 ottobre e confrontarci assieme, pubblicamente, senza pre-giudizi o paletti, sul merito e su come continuare assieme il cammino?
In attesa di una vostra disponibilità vi salutiamo con immutati rispetto, stima e solidarietà.
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