Il Coordinamento Migranti protesta per ciò che NON si dice

Un appello perchè non ci si accontenti delle misere proposte del Ministro Amato

Un cedolino delle poste per ottemperare al ritardo dei rinnovi dei permessi di soggiorno. Ma l'impianto della nuova legge è identico a quello della precedente, e dunque non risolve il problema alla radice.
16 luglio 2007

coorteo di migranti a bologna Il Coordinamento Migranti di Bologna e Provincia lancia un appello affinchè non ci si accontenti di ingannevoli affermazioni che di fatto trascurano di risolvere alla radice il problema del rapporto tra lavoro e permessi di soggiorno. Il ministro Amato nella sua intervista dell' 8 luglio ha affermato che il sistema di rinnovo del permesso attraverso le Poste non funziona ed è «un vero salasso» per le tasche dei migranti. Dice che per ovviare ai ritardi nei rinnovi ha firmato una circolare che consente, anche col cedolino delle poste, «di essere in regola pure se il rinnovo non è arrivato». Dice che «la Bossi-Fini ha ecceduto nell'ancorare la presenza in Italia all'esistenza, attuale e immediata, del lavoro. Uno dei nostri figli ha tutto il tempo di cercarselo, il lavoro, mentre il figlio di una persona giunta in Italia da un altro Paese, e in modo precario, il tempo non ce l'ha.» Ma, secondo il Coordinamento Migranti, questo non basta perchè nonostante il cedolino le agenzie di collocamento continuano a rifiutare di assumere gli emigrati, i contratti non vengono rinnovati e persino le tessere sanitarie vengono negate. La proposta di legge Amato-Ferrero, spiega, continua ad autorizzare il ricatto e lo sfruttamento perchè non lavorare per i migranti coincide con l'essere, o il ritornare, dei clandestini. Un inaccettabile strumento per zittire chi reclama dei diritti fondamentali. E il Coordinamento Migranti Bologna e Provincia non ci sta e decide di protestare non contro ciò di cui si parla, ma contro ciò di cui non si parla. "Quello nessuno dice noi continueremo a dirlo, perché di certo le parole non ci ripagano delle 72 euro a testa che ci vengono rubate per rinnovare i permessi, né i silenzi cancellano il furto dei nostri contributi su cui, guarda caso, né il Ministro né i sostenitori dell'Amato-Ferrero dicono una parola". Un grido per fermare lo sfruttamento legalizzato, al quale non si può far altro che unirsi in coro.