Dibattito su Bologna e i suoi problemi di convivenza

Il disastro sociale delle cittadelle

Una stimolante e interessante riflessione sulla proposta della cittadella dei giovani e su Piazza Verdi da parte di una persona da sempre impeganta nella società civile. Secondo l'autrice, esiste una ghettizzazione per generi e culture e redditi perché, col tempo , si è imparato a dividere tutto. E dopo aver diviso si cerca disperatamente di capire come fare a comunicare tra generi, generazioni e culture diverse. Si è cominciato ad allontanare le povertà ed i redditi più bassi dai centri delle città, ma alla fine ci si trova con la città svuotata, perdendo quella complessità che l’aveva resa attraente.
4 maggio 2007

cittadella dei giovani Sparità la città, tutto è cittadella, tutto è periferia, tutto diventa la parodia della città, così com’era stata conosciuta all’inizio del secolo scorso. Ma che fine fa lo spazio pubblico con tutte queste cittadelle mono-funzionali e momo-generazionali? A chi interessa sostare di sera in una cittadella della giustizia? A chi interessa sostare di giorno in una cittadella ospedaliera? A chi interessa visitare un Centro di Permanenza Temporaneo? La cittadella dei giovani, i centri anziani e le ludoteche: ghetti per tutte le età, che evitano incontri, confronti e conflitti tra diverse generazioni ed evitano anche l’impegno educativo delle generazioni adulte.
Esiste anche una ghettizzazione per generi e culture e redditi perché abbiamo imparato col tempo a dividere tutto. E dopo aver diviso cerchiamo disperatamente di capire come fare a comunicare tra generi, generazioni e culture diverse. Abbiamo iniziato ad allontanare le povertà ed i redditi più bassi dai centri delle città, ma alla fine ci troviamo a svuotare le città e perdere quella complessità che l’aveva resa attraente.
Piazza Verdi Anche il cuore della città, i centri storici si sono zonizzati: meno case da abitare e più uffici. Il cuore della città si è affaticato perché anche i processi di terziarizzazione hanno delle controindicazioni: troppi uffici, troppe macchine, troppi city users, troppa congestione, troppo inquinamento e costi delle case sempre più alti……..
Cos’altro succede in città? Quelli che oggi sono chiamati i negozi di vicinato: le latterie, i panifici, le botteghe degli artigiani…….., spariscono per dare spazio alla nuova domanda di pasti confezionati-veloci–economici: fast-food, pizza al taglio e birrerie. Il commercio al dettaglio non regge al mercato all’offerta dei supermercati-ipermercati. Anche i mercati rionali settimanali spariscono. Impossibile resistere alla concentrazione, all’offerta ed alle lusinghe ed alle convenienze degli ipermercati. Ed eccoti espulsi dalla città anche i mercati. Ed i cinema? Anche per quelli il mercato ed il nuovo ordine offre una soluzione: le multisale. Dove? Sempre fuori, fuori dalla città. Ce l’abbiamo fatta a mandare fuori dalla città tutto ciò che la rendeva attraente. Il cuore della città è affranto, ma ci pensano gli esperti a trovare soluzioni: la città può diventare un museo ed uno spazio pubblicitario per grandi firme e grandi eventi. Se la città diventa un museo, tutto il resto dopo le periferie storiche e le aree industriali diventa cittadella: la cittadella universitaria, la cittadella dei palazzi di giustizia, la cittadella dello sport, la cittadella ospedaliera…
Che vita fanno le persone in queste cittadelle? Le persone, cittadini con diritti, ed in attesa di diritti, persone native di un luogo, o di passaggio, persone sradicate, Persone blindate, persone che oggi spesso hanno come unica alternativa alla solitudine, l’eccesso di identità e quanto ne consegue: atteggiamenti difensivi e d’intolleranza spesso rivendicativa: si rivendica il diritto ad attraversare lo spazio pubblico, a rientrare “In sicurezza” nelle proprie private abitazioni, ma non si rivedica il diritto a sostare negli spazi pubblici. Le persone si ritirano sempre più in una dimensione privata che spesso produce insospettabili disagi privati da curare dall’analista.
Lo spazio pubblico all’aperto diventa off-limit, è fa quasi sempre paura con o senza persone e Piazza Verdi e dintorni è una scena urbana che fa esplodere in pieno “centro urbano” tutta la crisi delle esistenze, delle politiche sociali ed urbanistiche che molte altre città riescono a contenere in aree “marginali” e “periferiche”.
L’urbanistica ha cercato di mettere ordine nella città e di accreditarsi come disciplina, ma ha prodotto cocci e continui fallimenti che sono passati sopra la vita delle persone, così come la psichiatria organicista ha cercato di accreditarsi e “ di passare sopra come un carro armato alla soggettività dei folli” (Umberto Galimerti in “Il sogno di Basaglia” La Repubblica 29 agosto 2005).
cittadella dei giovani 1 Il territorio è pieno di periferie/ghetti ed abbiamo più che mai bisogno del sogno di Franco Basaglia: una clinica come laboratorio di relazioni sociali. Le persone hanno bisogno di luoghi per attivare relazioni sociali, e di dare senso alle loro esistenze. Solo allora saremo in grado di pensare piani ed i progetti per una ri-animazione della città, o meglio dei ghetti.

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