Alfredo Cazzola ha proposto uno scambio: fatemi fare una grande speculazione immobiliare e riporterò il Bologna ai vertici del calcio italiano. La sua idea meravigliosa si chiama Romilia e prevede il trasferimento dello stadio di calcio a circa 30 chilometri dalla città (ora al Dall’Ara, già Comunale e prima Littoriale, si arriva a piedi, dalle Due Torri come dalla stazione). A scanso di equivoci, Romilia è molto più di un nuovo stadio di calcio: è un progetto che si propone di urbanizzare 300 ettari nella pianura a nord del capoluogo, fra Medicina e Budrio, dove dovrebbero sorgere altri impianti sportivi, ristoranti, alberghi, una stazione ferroviaria, un centro commerciale, un’ampia zona residenziale, un campo da golf da 18 buche e tre parchi tematici, dedicati al divertimento, al fitness e all’automobile. Certa stampa entusiasta ha subito parlato di Motor Valley: Cazzola è il patron del Motorshow e si è detto interessato a rilevare la gestione dell’autodromo di Imola, appena escluso dalla Formula Uno.
I costi (presunti) si aggirano sui 500 milioni di euro. Se i cantieri partissero nel 2008, lo stadio sarebbe pronto nell’autunno 2010, in tempo per gli eventuali Europei del 2012. E ora ascoltate le suadenti note che accompagnano la colata di cemento (parole e musica di Alfredo Cazzola): “Cambieremo pelle al Bologna, questo è un progetto molto innovativo, come ci eravamo prefissati quando acquistammo il club. Il futuro della società è di trasformarsi in un entertainment company, un club che sviluppa e gestisce, oltre al calcio, una serie di iniziative ed attività tali da consentirci di aumentare sensibilmente le nostre entrate… Sarà una zona molto servita, fra superstrade, un’autostrada, un treno e ci si arriverà agevolmente e spendendo pochissimo, senza contare gli oltre 16000 parcheggi”. A chi gli chiedeva conto delle eventuali reazioni dei tifosi, forse non troppo entusiasti di dover andare sempre in trasferta, Cazzola ha risposto: “credo proprio che trarranno soddisfazioni, benefici e orgoglio. Perché aumentando patrimonio e fatturato, potremo essere all’altezza dei nostri migliori competitori”.
Niente di nuovo, sono ragionamenti già fatti da Adriano Galliani (nel 2000: “Il Milan del futuro dovrà ricordare l’organizzazione di società come Warner Bros e Walt Disney”) e già concretizzati dal galattico Real Madrid, la cui ultima età dell’oro derivò dalla vendita della Ciudad Deportiva alla municipalità madrilena, con un incasso esorbitante, rapidamente sperperato in ingaggi faraonici. A proposito di spagnoli, lo stesso Galliani ha appena denunciato l’incipiente “crisi di competitività” delle squadre italiane nelle competizioni europee, per il diverso regime fiscale che le penalizza rispetto, per esempio, a Real e Barcellona, dimenticando – lapsus freudiano – l’opposta sperequazione nei diritti televisivi.
La presentazione di Romilia è avvenuta in una rutilante conferenza stampa, dove un trio di imprenditori privati – Cazzola, Menarini e Bandiera - (i Tre Re Magi, ironizza un consigliere regionale Ds) ha illustrato ai cittadini - e incidentalmente a Comuni, Provincia e Regione - l’arrivo di questo nuovo Eldorado chiavi in mano, con tanto di plastico tridimensionale. Analoga scena si è poi ripetuta nel municipio di Medicina (paese natale di Giacomo Bulgarelli, icona dell’ultimo Bologna scudettato: correva l’anno 1964), dove il sindaco Ds ha disinvoltamente ceduto il microfono agli imprenditori durante una seduta del Consiglio comunale.
Narra la leggenda che il Bologna di Bulgarelli esibisse un calcio così spettacolare che l’allenatore Bernardini arrivò a dire: “Così si gioca solo in paradiso”. Nel malinconico purgatorio della Serie B, l’unica certezza è che il Bologna resta condannato a subire i furti della Juventus. A questo destino di eterna subordinazione è più che giusto opporsi, anche con una certa dose di inventiva. Ricordo con quanta ammirazione venivano descritti i “vascelli pirata” (Tanzi e Cragnotti) sulle pagine sportive del manifesto; in effetti, per qualche anno i tifosi di Parma e Lazio hanno potuto fare festa, e pazienza se le due società, in seguito, sono state salvate dal fallimento grazie a spericolate soluzioni di finanza creativa. Anche Inter, Juve e Milan sono indagate per falso in bilancio.
“È un’occasione unica e irripetibile, che permetterà di creare migliaia di posti di lavoro, un’opportunità che la comunità non deve farsi sfuggire”, ha detto il sindaco di Medicina. “Esamineremo tutte le implicazioni, compatibilità urbanistiche, mobilità, sostenibilità ambientale, assetto idrogeologico, impatto sullo sviluppo”, ha fatto eco il sindaco Ds di un Comune limitrofo, preoccupato di ricavare da Romilia più danni che benefici. Va scongiurata l’occupazione di altro terreno agricolo da destinare a uso residenziale, sostengono Legambiente e alcuni consiglieri regionali Ds, Prc e Verdi, colpevolmente insensibili all’opportunità di vestire di rossoblù Ronaldinho e l’ennesimo erede di Maradona.
Non mi pare sia il caso di sottovalutare il carattere populista di Romilia, l’idea che i tifosi possano far cambiare i Piani Regolatori e spostare l’orientamento delle forze politiche. Migliaia di tifosi significano decine di migliaia di voti, e la “vera legge urbanistica è la Finanziaria, che taglia i soldi ai Comuni e li costringe a vendere lotti per sopravvivere”, come ha scritto Gigi Sullo nell’ultimo editoriale di dicembre. Da tempo, il calcio è il proseguimento della politica con altri mezzi. Romilia è la via bolognese alla calcistizzazione della politica: far leva sulle fantasie dei tifosi per lottizzare una prateria, realizzare enormi profitti e investirne una piccola parte nella squadra di calcio. Se, poi, dalla politica verrà una risposta negativa, ecco un’ottima scusa per gli insuccessi sportivi.